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sabato 14 marzo 2020

La Storia Dei Magnum: Dischi e Dichiarazioni Sul Coronavirus

In questi giorni, in piena pandemia Coronavirus, ha fatto molto discutere la presa di posizione della band AOR Rock/Hard Rock Magnum.
La band inglese formatisi a Birmingham nel 1972 (grazie a Bob Catley e Tony Clarkin) inizialmente aveva fatto sapere tramite un comunicato che avrebbe comunque proseguito il tour.
Come si sa, il mondo dello sport (professionista e non), l'economia, cinema, movida si sono fermati.
Anche la musica, visto che concerti e tour sono stati annullati più o meno volontariamente da tutti.
Tranne dai Magnum (e pochi altri: Guns N'Roses ed inizialmente anche dagli Anvil).
Gli inglesi hanno fatto sapere di non aver alcuna intenzione di voler modificare i piani del proprio tour europeo, nonostante gran parte delle nazioni (tra gli altri, Italia, Francia e Germania) abbiano già varato diverse restrizioni in materia di spettacoli musicali dal vivo:

"Non annulleremo il tour. Stiamo provando da tre settimane, ormai. Siamo obbligati contrattualmente a suonare ogni singolo concerto e lo faremo. Stiamo invitando ogni fan e in effetti ogni essere umano in tutto il mondo a non cadere nella trappola della paura e della disinformazione che circonda questo virus, che impedisce loro di vivere al meglio la propria vita.
Se una band con un'età media di quasi 60 anni non vede l'ora di salire su un tour bus e andare a dare l'anima sui palchi per 3 mesi buoni, speriamo sinceramente che tu non abbia troppa paura di uscire di casa e venirci a vedere. Fanculo al Coronavirus, ci vediamo in giro"

Poco dopo comunque (il 13 marzo), la band ha ricorretto il tiro "Non è mai stato nostro intento provocare rabbia e dolore con la nostra precedente sfida. Chi ha comprato i biglietti, i vari contratti, le prove della band...non avevamo altra scelta che provare a portare tutto questo in giro nonostante la situazione"

Ovviamente prima del nuovo comunicato che sottolineava l'annullamento del tour, la band è stata subissata di critiche più o meno da chiunque. Critiche giuste per l'iniziale presa di posizione (eh no, lo show non può continuare in queste condizioni) ma ingenerose alla loro grandissima carriera musicale.
Noi ripercorriamo alcuni dei loro album storici (perchè mi pare di capire che la gente non li conosca bene o magari se li è dimenticati).


DISCHI
Sarebbe un'impresa titanica recensire tutti i loro dischi vista la sterminata discografica, ne vedremo i principali. La band negli anni 70 suonava principalmente nel night club di Birmingham Rum Runner (demolito poi nel 1987).

Dave Morgan: "Ero assolutamente al verde e i proprietari del Rum Runner stavano costruendo un nuovo night club chiamato Snobs. Sono andato al Rum Runner una notte, quindi Tony Clarkin dei Magnum mi disse: "Vieni a guadagnare un po' di soldi aiutandoci a costruire questo nuovo club". Quindi ero lì ogni giorno per aiutarli e la notte andavo al Rum Runner solo per vedere i gruppi suonare. Una sera ero lì, e per farla breve, Bob Doyle, il bassista originale dei Magnum, lasciò la band e Tony Clarkin mi disse: "Sai suonare il basso?", "Sì", e lui " Hai ottenuto il lavoro!"

Il loro primo successo (terzo disco) fu "Chase The Dragon" (1982), prodotto da Jeff Glixman, disco che segna l'entrata nella band di Mark Stanway (tastierista).
In questo disco si ricordano canzoni rimaste nella storia della band quali "Soldier Of The Line", " Sacred Hour" e "The Spirit".
Belle anche la veloce "On The Edge Of The World", la soffusa "We All Play The Game" e la drammatica "The Lights Burned Out".
In generale le atmosfere sono sognanti (per via delle tastiere e di parti corali/teatrali) ma allo stesso tempo tetre e crude. Non mancano anche accelerazioni. Parliamo di un AOR Rock però con buoni riff ed assoli (al di là delle tastiere che comunque non stancano mai).
I vincoli di bilancio della Jet Records negarono ai Magnum l'uso di un produttore esterno per "The Eleventh Hour", quindi il disco venne prodotto da Clarkin nel 1983.
Il disco si apre con la bellissima "The Prize": una meravigliosa intro acustica di Clarkin fà da preludio all'evocativa voce di Bob Catley, prima dell'esplosione della canzone con i classici cori ed un ottimo riff ed assoli.
Segue la malinconica e leggermente Blues "Breakdown", la veloce  "The Great Disaster", ala Folk "Vicious Companions", la dinamica e variegata "So Far Away", la melodica "Hit And Run" e il capolavoro "One Night Of Passion".
Belle anche "Young And Precious Souls" e "Road To Paradise".
Un disco variegato e con molte influenze ed arpeggi Folk.
A detta di molti, il vero capolavoro dei Magnum è "On a Storyteller's Night" (1985), sicuramente quello che ha ottenuto maggiore successo. Il disco AOR Rock per eccellenza.
L’evocativa opener, "How Far Jerusalem", è subito epica ai massimi livelli grazie alle tastiere ed arrangiamenti. Dopo un inizio lento, quando parte il primo riff di chitarra, la canzone esplode a livello vocale ed anche strumentale (bellissimo il rallentamento sui 4 minuti).
"Just Like An Arrow" è il primo singolo e l’incarnazione AOR perfetta grazie a testo amoroso e ritornello accattivante. Poi è la volta della semiballad "Les Morts Dansant", una canzone che volente o nolente, è rimasta nella storia della band.
La title track è un midtempo che infarcisce in maniera ancora più peculiare le tempistiche dell’album proponendo un brano accattivante, godibile e che si stampa subito in testa.
Splendide anche "The Last Dance", la veloce "Steal Your Heart", "Before First Light" e "Two Hearts". Non c'è una sola canzone fuori-posto o sottotono.
Forse giusto "All England's Eye" è una canzone piuttosto canonica e lineare per 2 minuti e mezzo buoni prima di dare il meglio di sè nella parte finale (grande chiusura) ed "Endless Love" (che si risolleva grazie alle parti strumentali però il ritornello più volte ripetuto è un po' stucchevole).
Un disco, poi, splendidamente prodotto e ricco di idee.
Grazie al grande successo, la band passa alla Polydor Records, suonando anche al Monsters Of Rock al Castle Donington nell'agosto 1985 con Bon Jovi, Metallica, Marillion e ZZ Top.
La prima uscita per Polydor fu nel settembre 1986, con "Vigilante".
Grazie ad un maggior budget sono stati realizzati video promozionali per i singoli "Lonely Night" e "Midnight".
"Lonely Night", "Sometime Love" e la titletrack proiettano l'ascoltatore in un modo sognante.
Ci sono altri pezzi da 90, quali "Need A Lot Of Love", "Midnight (You Won’t Be Sleeping)" e la corale "When The World Comes Down".
Nel disco suona anche Roger Taylor, batterista dei Queen e quà e là si sentono influenze come in
"Red On The Highway" e "Holy Rider" (energetiche ma anche teatrali).
Non si può non citare anche la travolgente "Back Street Kid".
La trilogia di capolavori AOR della band si chiude con "Wings Of Heaven", nel 1988.
I tre singoli del disco ("It Must Have Been Love", "Days Of No Trust" e "Start Talking Love") raggiunsero la Top 40 in Regno Unito con "Start Talking Love" che spopolò più o meno ovunque.
La straordinaria opener "Days Of No Trust" e la trascinante "Different Worlds" raggiungono vette pazzesche, grazie anche a ritornelli irresistibili. Le tastiere poi la fanno da padrone in "Wild Swan" e nella triste "One Step Away".
Ci sono pezzi anche più energici quali "Start Talking Love", la  mistica "Pray For The Day" e la romantica ballad "It Must Have Been Love". Il platter è chiuso dalla splendida e complessa "Don’t Wake The Lion (Too Hold To Die Young)".


LO SCIOGLIMENTO, LA REUNION ED ALCUNI LUTTI
Dopo qualche album live e studio album meno ispirati, la band si sciolse nel 1995.
Sono seguiti poi progetti solisti, reunion e quant'altro sino al nuovo millennio dove la band ha proseguito la sua carriera sfornando comunque ottimi album.
Nel 2005, all'ex batterista Kex Gorin è stato diagnosticato un cancro ai reni. A Gorin fu rimosso un rene e fu sottoposto a radioterapia con steroidi, ma morì il 21 dicembre 2007.
Nella band è entrato anche il batterista Jimmy Copley nel 2005 (morto di leucemia a 63 anni nel 2017).
Nel dicembre 2016, il tastierista Mark Stanway ha lasciato la band. Stessa cosa nel 2019, il bassista Al Barrow.
Visto che come dicevo la loro discografia è pressocchè sterminata, vi rimando in altra sede per eventuali recensioni però ci sono anche altri dischi (soprattutto recenti) che meritano di essere ascoltati:
"Princess Alice And The Broken Arrow" (2007)
"Into The Valley Of The Moon King" (2009)
"The Visitation" (2011)
"On The 13th Day" (2012)
"Sacred Blood Divine Lies" (2016)
"Lost On The Road To Eternity" (2018)
"The Serpent Rings" (2020)

2 commenti:

  1. Grandissimi Magnum tra i primi a capire che era una pandeminchiata purtroppo anche loro come molti hanno dovuto cedere ma abbiamo tenuto duro e finalmente me li sono visti settimana scorsa al Legend di Milano. Lunga vita ai Magnum

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    1. Eh boh, non lo so, i morti ci sono stati e ben più delle classiche influenze. Grazie per aver letto!

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