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venerdì 4 dicembre 2020

I One Tail One Head e Gli Infuocati Live Show: Risse e Rituali

Facenti parte della seconda ondata di Black Metal norvegese proveniente da Trondheim (precisamente Nidrosian Black Metal, grazie ad un'intuizione della Terratur Possessions che ha riunito sotto la sua etichetta questo tipo di band provenienti tutte dalla stessa zona geografica), i One Tail, One Head sono sicuramente tra le band più promettenti della scena (dopo che i Celestial Bloodshed sono stati costretti allo scioglimento, dal momento che il vocalist Steingrim Torson venne sparato ed ucciso in circostanze mai chiarite del tutto).
Le influenze Hellhammer, Celtic Frost degli albori, Venom, vecchissimi Samael, Mayhem e Darkthrone con escursioni in regimi occulti e celebrativi si sprecano in tutte le composizioni del combo.
Non che, esclusi Demo ed EP, per la verità siano tantissime.
Ma l'omonimo "One Tail, One Head" è sicuramente da ascoltare con "In The Golden Light" e "The Splendour Of The Trident Tyger" che sembrano fare il verso ai Celtic Frost più marci (per quanto riguarda riff e ritmi, un po' meno le indemoniate vocals).
La titletrack invece richiama il Black Metal norvegese dei bei tempi che furono con in più influenze Hardcore e drumming velocissimo.
"Sulphorous Vision" è invece quasi un mid tempo con atmosfere gelide e malsane.
"Cleanse, Enshrine In Madness" ed "Awaken" continuano il massacro.
Per il resto l'etichetta fa uscire i dischi di questa scena in cassette, 7 pollici e a tiratura limitata, proprio come tradizione più underground vuole.


GLI INCREDIBILI LIVE SHOW
Al di là della proposta musicale, ciò che colpisce di questa band sono però gli show dal vivo.
I membri si presentano tutti ricoperti di sangue e corpse paint (non che queste siano delle novità diciamo), orgogliosamente vestiti come metallers anni 80.
I suoni sono ruvidi, grezzi e selvaggi, i piatti risuonano alti e creano un po’ di confusione, l'atteggiamento mostrato live è quello di belve assetate di sangue.
Rituali evocati dai toni declamatori dell’impazzito singer Luctus e perpetuati spesso dalla presenza di un candelabro e di un teschio ricoperto di incenso davanti alla batteria.
All’interno di una line-up selvaggia e dalle movenze on-stage più incandescenti, il cantante Luctus è quello più fuori di testa.
Il vocalist negli show live cerca sempre il contatto con i fans, cerca di aizzarli, di spingerli al mosh, quasi aggredendoli, cercando di provocare continue risse.
Occhi fuori dalle orbite e sguardo da psicopatico.
Altre volte invece pare abbia serie difficoltà a reggersi in piedi.
L’esecuzioni parossistiche risentono di un gusto metal old-school e la separazione tra Black e Thrash tedesco (o comunque grezzissimo) degli anni 80 è, come non mai, quasi impalpabile.

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