Keith Richards, chitarrista dei Rolling Stones, ha combinato parecchi casini nella sua vita.
E di tutti i tipi, come si legge anche quà e là ma anche nella sua autobiografia "Life".
Dotato di una personalità forte, ha condotto una vita frenetica, caratterizzata da eccessi con droghe, alcol, donne, etc.
Per il suo stile di vita sregolato e per il suo talento come chitarrista Keith è la personificazione del Rock 'N' Roll.
Inoltre non ha mai fatto mistero di essere stato un assiduo consumatore di droghe di ogni tipo almeno fino al 2006, quando ha dichiarato di aver smesso di farne uso.
CACCIATO DAI BOY SCOUT (1960)
Da piccolo, Keith ha passato due anni nei boy scout.
Questa breve esperienza si concluse dopo che Keith venne beccato con un paio di bottiglie di whisky in un raduno e si ritrovò in una scazzottata con i membri di quella che lui chiamava “la pattuglia dei castori”.
«Subito dopo ci sono state un paio di risse tra noi e alcuni ragazzi dello Yorkshire e così mi ritrovai al centro dei sospetti».
«Tutta la scazzottata è stata scoperta dopo che sono andato a menare un ragazzo di notte, ma mi sono rotto uno osso della mano contro il palo della tenda!».
Poche settimane dopo, ha picchiato “alcune stupide reclute” ed è stato espulso.
SVENUTO SUL PALCO (1965)
Il 3 dicembre 1965, mentre suonava The Last Time di fronte a 5mila persone a Sacramento, la sua chitarra toccò l’asta del microfono, uscì fuori una fiammata e Richards cadde a terra senza sensi.
Il promoter Jeff Hughson pensò che qualcuno gli avesse sparato.
Lo spettatore Mick Martin disse, «ho letteralmente visto Keith volare indietro in aria. Ho pensato che fosse morto. Sono rimasto inorridito. Siamo rimasti tutti così».
Si scoprì poi che Richards era stato colpito da un sovraccarico del microfono, è stato quindi intubato e portato in ospedale.
Richards adesso ricorda ridendo quello che ha sentito dire da un medico: «Beh, potrebbe risvegliarsi come non potrebbe farlo mai più».
Richards potrebbe essere sopravvissuto grazie alle spesse suole delle sue scarpe di suede Hush Puppies, che hanno fatto da messa a terra.
OPERAZIONE ANTI-DROGA NEL SUSSEX (1966)
Richards ha acquistato Redlands tenuta nel Sussex, in Inghilterra, per 20mila sterline nel 1966.
Pochi mesi dopo, è diventato il luogo di uno delle più famose operazioni anti-droga negli anni 60, quando 20 poliziotti sono arrivati nella tenuta in cerca di sostanze illegali.
Richards, Jagger e Marianne Faithfull, in pieno trip (acidi), sono stati arrestati nell’operazione. «Bussano alla porta, guardo fuori e c’è un esercito di nani», scrive Richards.
«Non ero mai stato arrestato prima, ed ero ancora in acido».
Nei giorni successivi, è stato rivelato che la polizia aveva avuto una soffiata da un tabloid, che a sua volta aveva avuto una soffiata dal driver di Richards («Non ha mai più camminato nello stesso modo», ricorda Richards).
Una voce si diffuse subito dopo, e parlava di come Jagger stesse leccando una barretta di Mars dalla vagina della Faithfull.
Richards e Jagger vennero arrestati e condannati con pene brevi, che vennero poi ribaltate.
TRIP DI LSD (1967)
Richards è sempre stato attratto dalle sostanze psichedeliche soprattutto tra 1967 e 1968.
Ma c’è un trip particolare con l’LSD che ricorda come veramente speciale.
Dopo aver incontrato John Lennon, un giorno, il duo ha intrapreso quello che il chitarrista degli Stones ha descritto come un “road trip a base di acido” nel corso di due o tre giorni che li portò alle città inglesi di Torquay e Lyme Regis.
Richards ha ricordato di come guidavano in tondo (con o senza l’autista) per finire alla casa di campagna di Lennon, dove «passarono a salutare Cynthia (la moglie di Lennon)».
Anni dopo, quando Lennon e Richards si incontrarono a New York, Keith ha ricordato l’esperienza all’ex-Beatle chiedendogli: «Che cosa è successo in quel trip?»
LA DROGA AIUTA A SCIARE? (1972)
«Ho imparato a sciare quando ero un drogato», si vantava una volta Richards.
Nel 1972, Richards, che non poteva entrare in Francia per motivi di droga e in Gran Bretagna per motivi fiscali, andò in uno chalet a Montreux con Anita Pallenberg e la loro famiglia.
Pallenberg ricorda con affetto i loro giri in Bentley e Ferrari con un un bel po’ di amici.
Tra una festa e l’altra, Richards ha trovato il tempo per iniziare a sciare e chi era presente lo ricorda come uno che si prendeva parecchi rischi sulle piste.
«La ragione per cui sono riuscito a sopravvivere è la roba di prima qualità», ha detto riguardo la qualità della droga durante il suo periodo di esilio in Svizzera.
«Avrei fatto qualsiasi cosa per averla, e visto che dovevo passare dalle frontiere, ho dovuto capire come risolvere la situazione!»
L'INCENDIO A CHCIAGO (1972)
Nel 1972, in una tappa del tour americano a Chicago, Richards e il sassofonista Bobby Keys vennero invitati a stare alla Playboy Mansion di Hugh Hefner e quasi causarono un incendio mentre erano in bagno a drogarsi.
«Bobby dice: “C’è del fumo qui”»
«E poi, poco dopo, sentiamo bussare alla porta, troviamo i camerieri e un po’ di ragazzi vestiti di nero che portano dei secchi d’acqua. Apriamo la porta, ci mettiamo a sedere a terra con gli occhi sgranati». La casa è stata salvata, ma, come fa notare Richards, Hefner spostò la Playboy Mansion a Los Angeles.
L'ARRESTO A CHELSEA (LONDRA) (1973)
Nel 1973 Richards aveva organizzato una festa a casa sua a Cheyne Walk a Londra, in zona Chelsea con parecchi ospiti famosi, facendo suonare un po’ di dischi Reggae e sballandosi.
Arrivò la polizia e trovò eroina, marijuana, pasticche di Mandrax, una pistola, un fucile e 110 munizioni.
Di fronte ad una ventina di capi d'accusa, Richards è riuscito comunque a uscire con l’aiuto del suo avvocato Richard Du Cann.
«Poco dopo il mio caso, o forse nonostante quello, è stato promosso presidente del tribunale».
TOUR OF THE AMERICAS E L'ARRESTO IN ARKANSAS (1975)
Nel leggendario Tour Of The Americas del 1975,disse: «Eravamo spinti dalla cocaina Merck», Richards scrive nella sua autobiografia, riferendosi alla formula ultrapura della droga sviluppata dall’omonima casa farmaceutica. «È iniziato tutto quando abbiamo messo dei nascondigli dietro le casse sul palco, in modo da poter farci delle righe tra una canzone e l’altra. Una canzone, un colpo, era il patto tra me e Ronnie».
Richards ricevette anche una fornitura di eroina che venne poi divisa in righe e nascosta tra gli amplificatori, oppure aggiunta alle sigarette o “dirty fags”, come venivano chiamate al tempo.
Le cose andarono abbastanza lisce fino a quando Richards e il suo fornitore di cocaina, mentre giravano alla ricerca di qualche buon barbecue, vennero arrestati in Arkansas.
Ma grazie a qualche aiuto dall’alto, pagarono una cauzione di 162 dollari e tornarono ben presto sulla strada.
L'INCIDENTE STRADALE (1976)
Nel nel 1976 si addormentò al volante con suo figlio di sette anni, Marlon, sul sedile posteriore e venne arrestato dopo l’incidente che ne seguì.
Il chitarrista si era messo alla guida di ritorno da un concerto a Knebworth, in Inghilterra, e aveva distrutto la sua Bentley contro un albero.
«Fino a cinque o sei anni fa, c’era ancora la mia sagoma fatta di sangue sul sedile posteriore», ha scritto il figlio Marlon.
«E sul cruscotto, c’era ancora il segno dove avevo sbattuto il naso».
Richards, arrestato dopo che la polizia trovò dell’acido nelle sue tasche, ha scritto in seguito, «Almeno non abbiamo fatto male a nessuno».
LE ACCUSE DI SPACCIO (1977)
Nel febbraio 1977, i poliziotti canadesi hanno scoperto circa 30 grammi di eroina nella camera di albergo di Richards.
Accusato di spaccio di droga e con tanto di mandato d'arresto, Richards ha evitato il carcere procurandosi uno speciale permesso per sottoporsi a una cura sperimentale contro la sua dipendenza negli Stati Uniti.
Quando iniziò il suo processo, nell’ottobre ’78, «c’erano seicento persone fuori ogni volta che andavo in tribunale, che cantavano, “Free Keith, Free Keith”», ricorda il chitarrista.
Keith venne giudicato colpevole, ma riuscì comunque a non finire in carcere, finì comunque ai lavori sociali: suonare a un concerto di beneficenza per i non vedenti.
KEITH E LA COCAINA (1977)
Jo Wood ricorda il primo incontro con Richards in una camera d’albergo a Parigi nel 1977.
«Keith prende la sua borsa e tira fuori un cucchiaio d’argento, un bottiglietta di pillole e un accendino.
Nel giro di pochi secondi, aveva già schiacciato alcune delle pillole con un po’ di acqua, le aveva cucinate, poi aveva riempito una siringa e si era bucato attraverso la camicia». Qualche istante dopo, Richards sorride: «Lui mi guardò, “Ciao, mia cara ho sentito tanto parlare di te!”» Jo rimase di sasso: «Ho adorato Keith fin dall’inizio, ed era bello, perché lui e Ronnie erano una coppia di fatto… Una delle prime cose che ho amato di lui era la sua cattiveria».
Ma il comportamento di Richards mise alla prova anche Jo.
Durante una baby shower, alla fine degli anni 70, Jo ha chiesto a Richards di non farsi di cocaina di fronte a sua madre.
Non sorprende che la sua richiesta sia stata ignorata: «Improvvisamente Keith dichiarò: “E adesso, il dessert!”. Mentre lo diceva, tirò fuori un grande sacco di cocaina e lo mise sul tavolo».
Mortificata, sua madre fuggì dalla stanza. «Lo fa da anni», disse Jo a sua mamma.
«Non riesco a farlo smettere. È il suo modo di vivere».
L'INCENDIO A LOS ANGELES (1978)
Nel 1978, Richards iniziò una relazione con una bionda svedese di nome Lil Wergilis.
Una notte, erano in una casa in affitto a Los Angeles di proprietà di Laurel Canyon, quando Wergilis lo svegliò nel mezzo della notte perché era scoppiato un incendio in un’altra stanza (la causa dell’incendio rimane sconosciuta, anche se il chitarrista ha detto al Telegraph nel 2010 che potrebbe essere stato lui stesso accidentalmente, ad appiccare l’incendio).
«Abbiamo avuto pochi secondi per saltare dalla finestra».
«Mi sono messo una maglia, mentre Lil era nuda».
Un cugino di Anita Pallenberg li trovò e li portò in salvo. Quando tornarono alla casa il giorno dopo, trovarono un «grande cartello piantato nell’erba bruciata con scritto “Grazie mille, Keith”».
Il chitarrista ha detto che l’unica cosa ancora intera era una cassettiera contenente suo passaporto, le sue cassette preferite, dei gioielli e una pistola con 500 munizioni.
Dopo aver raccontato questa storia, chiese: «Allora, cosa dovrei dire della mia vita? Che sono benedetto?».
DONALD TRUMP MINACCIATO (1989)
L’ultima data del tour degli Stones del 1989 avrebbe dovuto tenersi al Boardwalk Hall di Atlantic City, sponsorizzata dal Trump Plaza Hotel and Casino lì vicino.
La band aveva però espresso la volontà di non essere in nessun modo associata alla figura di Trump. Cohl, promoter proprio di quel tour, la band e Trump raggiunsero quindi un accordo: il concerto si sarebbe tenuto solo se la figura di Trump non fosse stata in alcun modo pubblicizzata e lo stesso magnate non fosse stato presente alla serata.
Ma, una volta che la band assieme a Cohl raggiunse la sala stampa per tenere una conferenza, scoprirono che era occupata dallo stesso Trump.
Dopo alcuni tentativi di Cohl di far scendere Trump dal podio, stava quasi per desistere, quando Keith Richards, decise di risolvere le cose a modo suo.
«Keith tirò fuori il suo coltello, sbattendolo sul tavolo, e mi disse: “Perché diavolo sei qui? Devo andare là a cacciarlo io stesso? Uno di noi deve uscire da questo palazzo, lui o noi”».
Cohl allora cercò di evitare il peggio, andando con molta più convinzione da Trump: «Nella mia testa mi chiedevo cosa stessi facendo, visto che stavo cacciando Trump dal suo stesso edificio».
Quando i toni si accesero, Trump cercò anche di minacciare con la forza Cohl.
Un tentativo smontato dall’intervento di 40 uomini della sicurezza degli Stones accorsi per chiarire la situazione, con mazze da hockey e cacciaviti.
SNIFFARE UN CADAVERE (2007)
Cinque anni dopo la scomparsa di Bertrand Richards, il padre di Keith, il chitarrista in un'intervista del 2007 disse: «La cosa più strana che ho cercato di sniffare? Mio padre».
«È stato cremato e gli ho dato un’aspirata. Non ho saputo resistere».
In risposta a chi si è sentito offeso, Richards ha detto: «A mio padre non sarebbe importato, non gliene fregava di un cazzo».
«Appena ho tolto il coperchio dall’urna, è caduta un po’ di cenere sul tavolo. Non potendolo semplicemente spazzare via, ne ho presa un po’ con il dito e ho pulito a modo mio».
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