Parte del testo di "Supermassive Black Hole" (2006):
"Ghiacciai si sciolgono nella morte della notte
E le super-stelle risucchiate dal supermassiccio (accendi la mia anima)
Buco nero supermassivo
Buco nero supermassivo
Buco nero supermassivo
Buco nero supermassivo
I ghiacciai si sciolgono nel cuore della notte
E le super-stelle risucchiate nel supermassiccio"
Lo stesso fenomeno ha interessato, ovviamente, anche "Black Hole Sun", uno dei brani simbolo dei Soundgarden pubblicato nel 1994 all'interno di "Superunknown": gli stream della canzone hanno fatto segnare sulle piattaforme digitali un incremento del 26%, mentre sulle piattaforme di video sharing la clip abbinata al singolo ha visto le proprie visualizzazioni crescere del 64% rispetto al periodo precedente la diffusione dell'immagine dell'orizzonte degli eventi del buco nero centro della galassia Virgo A.
Rimanendo sempre ai Soundgarden, i fans del compianto Chris Cornell (morto suicida 2 anni fa) hanno lanciato una petizione online per chiedere alla NASA di intitolare al compianto musicista statunitense il Buco Nero.
Tra l'altro la copertina di "Superunknown" somiglia non poco (a livello cromatico) all'immagine diffusa negli scorsi giorni dal consorzio Event Horizon Telescope.
Certo è presente Tobias Möckl Wroth (fondatore di Paysage d'Hiver come Wintherr ) però Zhaaral e Zorgh sono illustri sconosciuti.
La proposta musicale diede il là a quel Black Metal atmosferico con testi cosmici, voci talmente distorte e sommerse negli arrangiamenti da rendere difficile identificare chi canti cosa.
Affascinati dall’ambiente spaziale e dalle desolate lande cosmiche, i Darkspace hanno costruito un’intera carriera tributando l’universo e la sua immensa vacuità.
Drum machine di rito e glaciale, oltre i 120 bpm.
Nelle loro canzoni ci sono riferimenti con capolavori del cinema del calibro di "2001: Odissea Nello Spazio" e "Alien".
Il suono di questi spazi sconfinati, inospitali per la vita e inesplorati è un Black Metal oscuro dalle forti suggestioni atmosferiche ed Ambient.
La componente atmosferica è piena di paesaggi sonori oscuri, angoscianti, dissonanti e inquietanti.
Si tratta di pezzi lunghissimi: ad esempio i 7 brani dell’esordio "Dark Space I" (2003) durano 76 minuti, 3 brani per i 54 minuti di "Dark Space II" (2005), 79 minuti per i 7 brani di "Dark Space III" (2008), 64 minuti per i soli 3 brani di "Dark Space III I" (2014).
Le copertine, neanche a dirlo, sono tutte dominate dal nero e con pochi elementi distintivi: ogni canzone è semplicemente catalogata come "Dark" seguita da un numero progressivo e l’indicazione dell’opera da cui è tratta. Visto che gli album hanno numeri progressivi, "Dark 1.3" rappresenta il terzo brano del primo album, "Dark 1.7" il settimo (ultimo del primo album).
Il secondo album inizia da "Dark 2.8"cioè prima traccia del secondo album e così via.
Nelle canzoni dominano le parti strumentali:il suono delle chitarre assordanti e della batteria.
Il cantato è ovviamente estremo, uno screaming spesso filtrato (per dare l'impressione che la voce provenga da chissà dove).
In "Dark Space I" gli 8 minuti di "Dark 1.1", con chitarre a volumi spropositati spaventano l'ascoltatore, poi distrutto dall'oscura e psichedelica "Dark 1.2" (12 minuti).
Nella prima si segnala anche un campionamento di HAL 9000 da "2010 - L'anno del contatto".
"Dark 1.3" si chiude con una spaventosa orchestra di distorsioni allucinate, mentre impazza una carneficina sonora.
"Dark 1.4" (10 minuti) inserisce una marziale drum-machine.
La successiva "Dark 1.5" (13 minuti) è un attacco di chitarre che scatena una violenza senza pari. Chiude "Dark 1.7" (12 minuti), forse meno oscura delle precedenti.
Il secondo full "Dark Space II" (2005), propone solo tre brani, due oltre i venti minuti.
"Dark 2.8" (24 minuti) dopo un’introduzione di un paio di minuti, è introdotta da una chitarra a cui seguono ritmi lenti e maestosi.
Il rallentamento avviene verso diciottesimo minuto.
In "Dark 2.9" (10 minuti) le chitarre guidano una sinfonia desolante e inquietante, mentre voci aliene sussurrano strani idiomi. "Dark 2.10" (20 minuti) prosegue la loro missione estrema, chiudendo con ritmi Dark Ambient e con campionamenti dal film "Alien".
"Dark Space III" (2008) dura 1 ora e 20 minuti ma tenta strade più varie, contraddistinto comunque sempre da una glaciale drum machine e da blast beats, oltre che da una freddezza disumana.
Maggiore spazio comunque all’atmosfera, angosciante e visionaria, ma pochissime concessioni in termini di accessibilità.
Le atmosfere sono comunque lugubri, oscure, dissonanti, funebri, spaziali.
"Dark 3.11" (11 minuti) è un misto di Black/Doom.
"Dark 3.12" (11 minuti), rimane un pezzo Black ed un po' come le prime 3 è inframezzata da parti Dark Ambient.
"Dark 3.13" (12 minuti) ha un rallentamento pazzesco nel finale.
"Dark 3.14" (11 minuti) e la successiva sono sempre contraddistinte da tastiere, sintetizzatori e parti Ambient. Le ultime due tracce sono un riassunto di tutto quello fatto dai Darkspace nel corso della loro carriera unendo il Black Metal con parti Atmosferiche/Epiche e con addirittura qualche passaggio orchestrale in "Dark 3.17".
"Dark Space III I" (2014), abbandona la numerazione progressiva (sarebbe dovuto essere il IV) in nome di un'estetica minimale oltranzista, rilasciato in sole 500 copie dall'Avantgarde Music.
"Dark 4.18" (27 minuti) ha una sezione ritmica devastante
"Dark 4.19" (18 minuti e mezzo), col suo ritmo più lineare, presenta influenze Industrial.
Un'anomala melodia di chitarra si distingue chiaramente sia in "Dark 4.19" sia in "Dark 4.20".
In generale un disco forse meno estremo dei precedenti ma comunque non per tutti.
E' solo dopo i Darkspace che si è iniziato a parlare di Cosmic Black Metal in senso stretto, per band quali i tedeschi Alrakis, gli australiani Mesarthim (dei membri "." e "."), Moon e Midnight Odissey, i greci Spectral Lore ("Voyager" e "III" in primis, 87 minuti di riflessioni sulla singularity e sull'eternità, con titoli eloquenti come "The Cold March Towards Eternal Brightness" o "A Rider Through The Lands Of An Infinite Dreamscape"), gli svizzeri Astral Silence, gli svedesi Lustre, gli italiani Progenie Terrestre Pure, gli ucraini Bezmir, i russi The Lost Sun, i moldavi Basarabian Hills e gli statunitensi Eternal Valley e Mare Cognitum.
Tra l'altro la copertina di "Superunknown" somiglia non poco (a livello cromatico) all'immagine diffusa negli scorsi giorni dal consorzio Event Horizon Telescope.
Testo di "Black Hole Sun" (1994):
Nei miei occhi
Indisposti
Mascherati cosicché nessuno lo riconosca.
Copre il viso
Giace la serpe
E il sole nel mio disonore
La calura rovente
Lezzo estivo
Immerso nell'ombra, il cielo sembra morto
Invoca il mio nome
Attraverso la panna
E ti sentirò gridare ancora
Buco nero del sole
Verrai?
E spazzerai via la pioggia?
Buco nero del sole
Verrai?
Verrai?
Verrai?
Inesprimibile
Freddo e umido
Rubi il vento caldo, amico stanco
Il tempo è andato
Per gli uomini onesti
E a volte, veramente troppo lungo anche per le serpi
Nelle mie scarpe
Una camminata da sonnambuli
Nella mia giovinezza, prego per conservare
Il paradiso caccia
Via l'inferno
Nessuno canterà più come te
Buco nero del sole
Verrai?
E spazzerai via la pioggia?
Buco nero del sole
Verrai?
Verrai?
Buco nero del sole
Verrai?
E spazzerai via la pioggia?
Buco nero del sole
Verrai?
Non verrai (Buco nero del sole, buco nero del sole)
Non verrai (Buco nero del sole, buco nero del sole)
Non verrai (Buco nero del sole, buco nero del sole)
Non verrai? (Buco nero del sole, buco nero del sole)
Lega la mia testa
Annega la mia paura
Finché non scomparirai del tutto
Buco nero del sole
Verrai?
E spazzerai via la pioggia?
Buco nero del sole
Verrai?
Verrai?
Buco nero del sole
Verrai?
E spazzerai via la pioggia?
Buco nero del sole
Verrai?
Non verrai (Buco nero del sole, buco nero del sole)
(Non verrai) (Buco nero del sole, buco nero del sole)
Non verrai (Buco nero del sole, buco nero del sole)
(Non verrai) (Buco nero del sole, buco nero del sole)
Non verrai (Buco nero del sole, buco nero del sole)
(Non verrai) (Buco nero del sole, buco nero del sole)
Verrai?
Verrai?
Ovviamente non si tratta delle uniche band ad aver utilizzato queste tematiche.
Infatti il Rock e Metal non è nuovo al fascino dello spazio e del cosmo, una delle tematiche preferite dei Voivod, per non parlare di Pink Floyd (ad esempio "The Dark Side Of The Moon"), Hawkwind e Black Sabbath ("Planet Caravan", "Symptom Of The Universe").
Parlando di band un po' meno note o comunque meno mainstream, si possono citare gli Arcturus con il loro primo EP "Constellation" o i Wedard (progetto Depressive Black Metal tedesco) che dedicarono un'intera canzone al Buco Nero al centro della nostra galassia: Sagittarius Alpha.
Sostanzialmente si tratta di una sorgente di onde radio luminosa, situata nel centro della Via Lattea, con al centro un Buco Nero Supermassiccio, componente caratteristico dei centri di molte galassie ellittiche e spirali.
Wedard chiamò la canzone appunto "Black Hole Sagittarius Alpha" uscita su "Wo Die Ewigkeit Die Zeit Berührt" del 2008.
Si tratta davvero di una grandissima canzone, triste, disperata e glaciale...se non fosse che all'interno troviamo un vero e proprio plagio a "Ohne Dich" dei Rammstein.
Plagio o comunque tributo al riff di questa canzone uscita nel 2004.
Tematiche spaziali erano presenti anche nel capolavoro degli svizzeri Samael (nelle persone di Vorph, Kaos, Xy, Mas) "Passage" uscito nel 1996.
Basta ricordare pezzi quali "Jupiterian Vibe", "Liquid Soul Dimension", "Born Under Saturn" o "Moonskin".
Improbabile che qualcuno non conosca i Samael ma per quei pochi dico che parliamo di un Black Metal fatto di tastiere e con tanta atmosfera.
Non si possono non citare anche i norvegesi Thorns di Snorre W.Ruch in arte Blackthorn (conosciuto anche per aver fatto da spalla a Varg Vikernes, il giorno che venne assassinato Euronymous).
Band tra l'altro in cui son transitati anche Bard Faust degli Emperor, Hellhammer dei Mayhem e Satyr dei Satyricon.
Di quale disco sto parlando? Ovviamente dell'omonimo uscito nel 2001: Black Metal mischiato con parti industriali, atmosferiche e spezzoni di elettronica, qualche sintetizzatore e vocals provenienti da chissà quale angolo remoto dello spazio.
I titoli e la musica spaziale sono da ricercare nelle sperimentali "Stellar Master Elite" o nelle bellissime "Underneath The Universe I & II" contraddistinte da riff cadenzati ed ipnotici, intramezzati da lunghe pause e suoni computerizzati.
Musica angosciante ed oscura, grazie anche all'uso magistrale di tastiere e sintetizzatori.
Chiudiamo questa rassegna con un'altra band svizzera: i Darkspace.
La band nasce nel 1999 come trio dalle identità misteriose, la band non suona quasi mai dal vivo e non rilascia interviste.Certo è presente Tobias Möckl Wroth (fondatore di Paysage d'Hiver come Wintherr ) però Zhaaral e Zorgh sono illustri sconosciuti.
La proposta musicale diede il là a quel Black Metal atmosferico con testi cosmici, voci talmente distorte e sommerse negli arrangiamenti da rendere difficile identificare chi canti cosa.
Affascinati dall’ambiente spaziale e dalle desolate lande cosmiche, i Darkspace hanno costruito un’intera carriera tributando l’universo e la sua immensa vacuità.
Drum machine di rito e glaciale, oltre i 120 bpm.
Nelle loro canzoni ci sono riferimenti con capolavori del cinema del calibro di "2001: Odissea Nello Spazio" e "Alien".
Il suono di questi spazi sconfinati, inospitali per la vita e inesplorati è un Black Metal oscuro dalle forti suggestioni atmosferiche ed Ambient.
La componente atmosferica è piena di paesaggi sonori oscuri, angoscianti, dissonanti e inquietanti.
Si tratta di pezzi lunghissimi: ad esempio i 7 brani dell’esordio "Dark Space I" (2003) durano 76 minuti, 3 brani per i 54 minuti di "Dark Space II" (2005), 79 minuti per i 7 brani di "Dark Space III" (2008), 64 minuti per i soli 3 brani di "Dark Space III I" (2014).
Le copertine, neanche a dirlo, sono tutte dominate dal nero e con pochi elementi distintivi: ogni canzone è semplicemente catalogata come "Dark" seguita da un numero progressivo e l’indicazione dell’opera da cui è tratta. Visto che gli album hanno numeri progressivi, "Dark 1.3" rappresenta il terzo brano del primo album, "Dark 1.7" il settimo (ultimo del primo album).
Il secondo album inizia da "Dark 2.8"cioè prima traccia del secondo album e così via.
Nelle canzoni dominano le parti strumentali:il suono delle chitarre assordanti e della batteria.
Il cantato è ovviamente estremo, uno screaming spesso filtrato (per dare l'impressione che la voce provenga da chissà dove).
In "Dark Space I" gli 8 minuti di "Dark 1.1", con chitarre a volumi spropositati spaventano l'ascoltatore, poi distrutto dall'oscura e psichedelica "Dark 1.2" (12 minuti).
Nella prima si segnala anche un campionamento di HAL 9000 da "2010 - L'anno del contatto".
"Dark 1.3" si chiude con una spaventosa orchestra di distorsioni allucinate, mentre impazza una carneficina sonora.
"Dark 1.4" (10 minuti) inserisce una marziale drum-machine.
La successiva "Dark 1.5" (13 minuti) è un attacco di chitarre che scatena una violenza senza pari. Chiude "Dark 1.7" (12 minuti), forse meno oscura delle precedenti.
Il secondo full "Dark Space II" (2005), propone solo tre brani, due oltre i venti minuti.
"Dark 2.8" (24 minuti) dopo un’introduzione di un paio di minuti, è introdotta da una chitarra a cui seguono ritmi lenti e maestosi.
Il rallentamento avviene verso diciottesimo minuto.
In "Dark 2.9" (10 minuti) le chitarre guidano una sinfonia desolante e inquietante, mentre voci aliene sussurrano strani idiomi. "Dark 2.10" (20 minuti) prosegue la loro missione estrema, chiudendo con ritmi Dark Ambient e con campionamenti dal film "Alien".
"Dark Space III" (2008) dura 1 ora e 20 minuti ma tenta strade più varie, contraddistinto comunque sempre da una glaciale drum machine e da blast beats, oltre che da una freddezza disumana.
Maggiore spazio comunque all’atmosfera, angosciante e visionaria, ma pochissime concessioni in termini di accessibilità.
Le atmosfere sono comunque lugubri, oscure, dissonanti, funebri, spaziali.
"Dark 3.11" (11 minuti) è un misto di Black/Doom.
"Dark 3.12" (11 minuti), rimane un pezzo Black ed un po' come le prime 3 è inframezzata da parti Dark Ambient.
"Dark 3.13" (12 minuti) ha un rallentamento pazzesco nel finale.
"Dark 3.14" (11 minuti) e la successiva sono sempre contraddistinte da tastiere, sintetizzatori e parti Ambient. Le ultime due tracce sono un riassunto di tutto quello fatto dai Darkspace nel corso della loro carriera unendo il Black Metal con parti Atmosferiche/Epiche e con addirittura qualche passaggio orchestrale in "Dark 3.17".
"Dark Space III I" (2014), abbandona la numerazione progressiva (sarebbe dovuto essere il IV) in nome di un'estetica minimale oltranzista, rilasciato in sole 500 copie dall'Avantgarde Music.
"Dark 4.18" (27 minuti) ha una sezione ritmica devastante
"Dark 4.19" (18 minuti e mezzo), col suo ritmo più lineare, presenta influenze Industrial.
Un'anomala melodia di chitarra si distingue chiaramente sia in "Dark 4.19" sia in "Dark 4.20".
In generale un disco forse meno estremo dei precedenti ma comunque non per tutti.
E' solo dopo i Darkspace che si è iniziato a parlare di Cosmic Black Metal in senso stretto, per band quali i tedeschi Alrakis, gli australiani Mesarthim (dei membri "." e "."), Moon e Midnight Odissey, i greci Spectral Lore ("Voyager" e "III" in primis, 87 minuti di riflessioni sulla singularity e sull'eternità, con titoli eloquenti come "The Cold March Towards Eternal Brightness" o "A Rider Through The Lands Of An Infinite Dreamscape"), gli svizzeri Astral Silence, gli svedesi Lustre, gli italiani Progenie Terrestre Pure, gli ucraini Bezmir, i russi The Lost Sun, i moldavi Basarabian Hills e gli statunitensi Eternal Valley e Mare Cognitum.