Fu il principale autore di testi degli AC/DC, prima dell'entrata nel gruppo di Brian Johnson, avvenuta dopo la sua morte.
Alla guida degli AC/DC, Bon fu, nel bene e nel male, il più carismatico frontman d'Australia.
Il suo modo di stare sul palco duro e insolente, lo rese una icona da "macho" che i ragazzi ammiravano e le ragazze amavano.
Scott morì a Londra il 19 febbraio 1980, dopo una notte di eccessi, anche se a tutt'oggi incombono pesanti interrogativi sulle cause del decesso del cantante australiano.
Fu ritrovato morto sul sedile posteriore di una Renault 5, nella via Overhill Road a Dulwich, là dove era stato lasciato da un suo amico a riprendersi dalla notte precedente.
È stato sostenuto che il soffocamento da vomito sia stata la causa della morte di Scott, ma la causa ufficiale è stata indicata sul certificato di morte come "intossicazione da alcol" e classificata come "morte accidentale".
Solo l’anno prima, grazie a un album esplosivo titolato Highway To Hell, sfondarono anche negli Stati Uniti. Ma in realtà andrebbero ricordati anche molti altri successi.
I DISCHI
Il primo album, High Voltage (pubblicato solo in Australia e Nuova Zelanda), venne registrato in soli 10 giorni e pubblicato alla fine del 1974 (nel resto del mondo conterrà anche il secondo disco come una compilation).
Sebbene mostri un gruppo ancora discretamente acerbo e alla ricerca di un proprio suono, il disco contiene dei pezzi tuttora apprezzati dai fans come "Soul Stripper" e "She's Got Balls".
Fu con l'album successivo, T.N.T. (1975), che il suono degli AC/DC iniziò a venir fuori in modo prorompente.
Alcuni pezzi, come "It's a Long Way to the Top (If You Wanna Rock'n Roll)" e "T.N.T." sono tuttora considerati fra i loro migliori classici, e altri come "Live Wire", "The Jack" e "High Voltage" sono stati per anni dei punti fermi nelle esibizioni dal vivo. Da segnalare anche il singolo "Can I Sit Next to You Girl".
Il disco successivo, Dirty Deeds Done Dirt Cheap, ovvero "Lavori Sporchi A Basso Prezzo", uscì nel settembre del 1976 in versioni differenti a seconda della nazione di pubblicazione: "Jailbreak" fu presente solo sulla versione australiana, rimpiazzata da "Rocker" sulle versioni internazionali.
Questo disco non sarà pubblicato negli Stati Uniti fino al 1981: la compagnia discografica non aveva ritenuto il sound del gruppo adatto ai gusti del pubblico americano. La titletrack diventerà tra i brani più famosi, vanno citate anche "Ride On", "Ain't No Fun","'RIP" e "Jailbreak".
Se con la title track avevano aggiunto un altro futuro classico al proprio repertorio, si può affermare che fu con Let There Be Rock del 1977 che gli AC/DC trovarono la propria dimensione, liberandosi definitivamente delle sfumature più commerciali ancora percepibili su parte degli album precedenti. "Let There Be Rock" è un album grezzo e senza compromessi, che rivaleggia con la musica Punk del periodo per impeto e immediatezza pur non sacrificando le componenti Rock e Blues della band. Oltre alla titletrack vanno citate "Dog Eat Dog", "Overdose" ed ovviamente "Whole Lotta Rosie".
Con Powerage, del 1978, il bassista Mark Evans venne sostituito da Cliff Williams; l'album comunque non fece che confermare l'ottimo stato di forma del gruppo e la loro intenzione di proseguire sulla strada aperta dal disco precedente grazie ad hit quali "Riff Raff", "Rock N'Roll Damnation", "Down Payment Blues", "Kicked In The Teeth", "Up to My Neck In You" e "Gimme A Bullet".
Se fino al 1978 gli AC/DC erano stati un gruppo molto apprezzato, ma essenzialmente non di culto nel panorama musicale mondiale, tutto cambiò con Highway to Hell del 1979, nel quale avevano aggiunto varietà e raffinatezza ai propri brani, senza comunque distaccarsi dalle proprie radici e dal proprio stile.
Con Highway To Hell gli AC/DC sfondarono per la prima volta nella top ten inglese e nella top 20 statunitense. Si tratta di una lunga sfilza di classici (alcune usate anche in film e serie TV): dalla titletrack a "If You Want Blood (You've Got It)", passando per "Shot Down In Flames", "Girls Got Rhythm", "Walk All Over You" e "Touch Too Much".
LA MORTE DI BON SCOTT
Nell'appartamento di Paul Chapman(chitarrista degli Ufo) nel cuore di Fulham c’è un’atmosfera strana.
Egli è andato a dormire solo poche ore prima: dopo una notte di bagordi si è letteralmente schiantato su alcuni cuscini buttati per terra in una stanza del piano superiore.
Per questo quando squilla il telefono, gli ci vuole un po' di tempo prima di prendere in mano la cornetta e rispondere.
«Paul, sono Joe…»
«Joe, ma che ore sono? Stavo dormendo…»
«Paul, sei seduto? Ho brutte notizie… Sai, Bon… Bon è morto».
Paul come detto è Paul Chapman, 26 anni, gallese, chitarrista della band hard rock UFO.
Sulle sei corde è un fenomeno: quando non ha nemmeno 17 anni viene scelto per sostituire Gary Moore negli Skid Row irlandesi.
Chapman, però, eccelle anche in un’altra specialità: è capace di reggere litri di alcol e una quantità inimmaginabile di droghe.
Per questo lo chiamano Tonka che, in lingua Sioux, significa “grande, forte, indistruttibile”. Joe è Joe Bloe, australiano, conosciuto anche come Joe King.
Ufficialmente è un tecnico, assistente di chitarristi: ha lavorato per Chapman sino a pochi mesi prima. Ma nel mondo del rock è famoso per essere uno dei pusher più riforniti e affidabili.
Da qualche settimana divide una casa in centro a Ashley Court con Bon Scott, il cantante degli AC/DC.
Joe sta chiamando proprio da lì.
Ma sino all’alba si trovava a Fulham, a casa di Paul.
Insieme, quei due avevano bevuto l’impossibile e si erano strafatti di coca in attesa che li raggiungesse proprio Bon. Che invece non è mai arrivato e così, verso le sette (quando il sole cominciava ad alzarsi) Joe è tornato a casa. A piedi.
«Bisogna che qualcuno avvisi Angus o Malcolm…», dice Joe in lacrime, «Paul tu hai i loro numeri?». «No, ma so chi me li può dare. Ti richiamo tra cinque minuti».
I fratelli Angus e Malcolm Young sono il cuore degli AC/DC.
La loro forza sta nei riff asciutti, brutali, del chitarrista Angus Young, nei live divertenti e spettacolari, ma anche nelle doti del vocalist Bon Scott, scozzese trapiantato in Australia dotato di una gran voce e di una gran sete: si dice che una volta, in mancanza di whisky, si sia scolato una boccetta di dopobarba.
Uno dalla gioventù talmente scapestrata da essere rifiutato dall’esercito poiché considerato “soggetto socialmente disadattato”.
Descritto come una specie di hooligan o di malvivente sempre pronto a mettersi nei guai è pure finito in galera con l’accusa di aggressione.
Bon può salire sul palco ubriaco fradicio, prendere Angus sulle spalle e continuare a cantare come se niente fosse.Va in giro dicendo che «alcol, donnacce, sudore in scena e pessimo cibo nel backstage non indeboliscono: è tutta salute».No, non è “tutta salute”.
Perché lui che cantava sempre di “essere sull’autostrada per l’inferno” quel giorno all’inferno c’è arrivato davvero. Sul sedile del passeggero di una Renault 5, parcheggiata di fronte al 67 di Overhill Road, nel quartiere residenziale di East Dulwich, c’è il suo cadavere.
Già, ma come c’è finito lì? La sera del 18 febbraio, Bon chiama la sua ex-fidanzata Silver Smith per invitarla a passare la sera insieme.
Silver è stanca e declina l’invito.
Dice di no anche a un altro suo amico, un certo Alistair Kinnear, che la vuole portare a Camden, al Music Machine.
«Se vuoi, lo dico a Bon… Mi ha appena chiamato: è da solo e non sa che fare».
E così, Alistair passa a prendere Bon Scott a Ashley Court con la sua R5.
Una volta giunti al Music Machine i due cominciano a bere.
Lo fanno al bar ma anche nel backstage, dove l’alcol scorre a fiumi.
Il cantante degli AC/DC è sbronzo e anche Alistair è in uno stato alterato.
Però se la sente di guidare e, una volta finita la festa, si offre di riaccompagnare Bon a casa.
I due salgono in auto.
Durante il tragitto, Kinnear si accorge che Scott si è addormentato.
Cose che succedono, pensa.
Arrivato a Ashley Court, cerca inutilmente di svegliarlo.
Scende dalla Renault e suona al campanello dell’appartamento. Non risponde nessuno. Riprova.
Di nuovo silenzio.
Decide allora di chiedere consiglio alla Smith. Le telefona.
La ragazza lo rassicura: Scott ha già perso conoscenza in passato quando ha esagerato con l’alcol, non è niente di grave, è bene lasciarlo dormire, l’indomani gli sarà passata.
Kinnear si sente sollevato e decide di far dormire l’amico a casa sua, giù a East Dulwich.
Torna all’auto, mette in moto e si dirige verso Overhill Road.
Arrivato a destinazione, tenta nuovamente di svegliare Scott per portarlo a casa. Niente.
Prova a trasportarlo di peso, ma non ce la fa. A quel punto, pensa che l’unica cosa da fare sia di lasciarlo lì in auto a dormire e a smaltire la sbornia.
Vuole che sia comodo però: reclina il sedile e, per non fargli prendere troppo freddo, lo copre con una coperta. Per sicurezza, scrive indirizzo e numero di telefono su un bigliettino che lascia dentro l’auto.
Osserva la scena con la mente alterata dall’alcol: gli sembra d’aver fatto tutto per bene, gli pare d’avere predisposto ogni cosa affinché l’amico passi la notte in maniera decente.
Sono le 5 del mattino quando Alistair Kinnear sale le scale di casa per andare a dormire.
Sono le 11 quando viene svegliato dalla visita di un amico, un tale Leslie Loads.
Kinnear ha la nausea e la testa che gli scoppia: chiede a Loads di andare giù in strada e controllare se Scott sta bene. Lui scende, risale e afferma che il cantante non c’è più.
Molto bene, pensa Alistair, Bon evidentemente si è svegliato ed è tornato a casa in taxi.
Di alzarsi, però, Kinnear non ha proprio voglia: si rimette a dormire. Si risveglia nel tardo pomeriggio. Alle 7 e mezza di sera va a prendere l’auto per recarsi a far visita a un’amica che si trova in ospedale.
Scopre che Bon Scott è ancora lì, dentro la Renault.
Con orrore, vede che non sta respirando.
Si dirige verso il King’s College Hospital.
Lì i medici non possono fare altro che constatare il decesso di Ronald Belford Scott, 33 anni.
Causa della morte: avvelenamento da alcol.
Nessun riferimento a cocaina, eroina o altre droghe.
INCONGRUENZE
Ma se Alistair Kinnear scopre il corpo senza vita di Bon alle 19.30 del 19 febbraio, com’è possibile che Joe King abbia saputo della morte del suo amico quasi nove ore prima? Come ha fatto a saperlo?
Chi glielo ha detto? La testimonianza di Paul Chapman è certificata da quella di Pete Way, bassista degli UFO. È lui che riceve verso le 10.40 del mattino la telefonata di Chapman che gli comunica che Bon è morto e che bisogna avvisare Angus e Malcolm.
Glielo ha chiesto Joe King ma ha bisogno dei numeri di telefono dei fratelli Young, numeri che Way possiede. Chapman stesso non sa spiegare come Joe King abbia saputo della morte di Bon.
Ma è molto scettico sul fatto che non ci siano tracce di droga e, soprattutto, che qualcuno abbia potuto lasciarlo da solo, in macchina, di notte.
«Faceva un freddo cane… Solo un pazzo può pensare di lasciare un essere umano al gelo…». Nessuno sa se Alistair Kinnear sia o meno un pazzo.
Certo è che per venticinque anni non ha dato notizie di sé: nessuno lo ha mai visto né interrogato dopo la morte di Scott. Per qualcuno, addirittura Alistair Kinnear non è mai esistito.
IL PROSEGUO DEGLI AC/DC CON BRIAN JOHNSON
Poi la band australiana reagì bene alla morte di Bon Scott e partorì altri capolavori del calibro di Back In Black uscito nel 1980.
Infatti Back In Black fu l'album che li consegnò alla storia commerciale.
L'album si apre con il rintocco di una campana che suona a morte (in memoria di Bon Scott), che introduce "Hells Bells", e i 42 minuti seguenti contengono fra le migliori canzoni che gli AC/DC abbiano mai scritto.
La celebre "You Shook Me All Night Long", forse più di ogni altro loro brano, contribuì ad avvicinare l'hard & heavy al mondo delle radio. Senza scordarci della titletrack, "Shoot To Thrill", "Given The Dog a Bone", la semiballad "Let Me Put My Love Into You" o "Rock And Roll Ain't Noise Pollution".
La morte di Bon Scott aveva chiaramente influenzato fortemente il gruppo: Back in Black ha quasi connotazioni da concept album, con tematiche quali la morte, l'edonismo e la voglia di ricominciare musicalmente in primo piano.
Il disco raggiunse la posizione numero 4 nella classifica statunitense ma rimase nella top 10 per oltre cinque mesi, continuando a vendere a ritmi eccezionali per molti anni a venire.
Secondo alcune fonti, è il secondo disco più venduto di tutti i tempi, e il disco più venduto in assoluto da parte di un gruppo Rock.
Anche grazie allo straordinario lavoro su questo album, Brian Johnson fu accettato subito dai fan.
La sua voce era più "gridata" e acuta di quella di Bon Scott, ma aveva indubbiamente delle similitudini e parve subito adatta anche a molti brani scritti da quest'ultimo. (1981)
Poi arrivarono in successione
Il primo album, High Voltage (pubblicato solo in Australia e Nuova Zelanda), venne registrato in soli 10 giorni e pubblicato alla fine del 1974 (nel resto del mondo conterrà anche il secondo disco come una compilation).
Sebbene mostri un gruppo ancora discretamente acerbo e alla ricerca di un proprio suono, il disco contiene dei pezzi tuttora apprezzati dai fans come "Soul Stripper" e "She's Got Balls".
Fu con l'album successivo, T.N.T. (1975), che il suono degli AC/DC iniziò a venir fuori in modo prorompente.
Alcuni pezzi, come "It's a Long Way to the Top (If You Wanna Rock'n Roll)" e "T.N.T." sono tuttora considerati fra i loro migliori classici, e altri come "Live Wire", "The Jack" e "High Voltage" sono stati per anni dei punti fermi nelle esibizioni dal vivo. Da segnalare anche il singolo "Can I Sit Next to You Girl".
Il disco successivo, Dirty Deeds Done Dirt Cheap, ovvero "Lavori Sporchi A Basso Prezzo", uscì nel settembre del 1976 in versioni differenti a seconda della nazione di pubblicazione: "Jailbreak" fu presente solo sulla versione australiana, rimpiazzata da "Rocker" sulle versioni internazionali.
Questo disco non sarà pubblicato negli Stati Uniti fino al 1981: la compagnia discografica non aveva ritenuto il sound del gruppo adatto ai gusti del pubblico americano. La titletrack diventerà tra i brani più famosi, vanno citate anche "Ride On", "Ain't No Fun","'RIP" e "Jailbreak".
Se con la title track avevano aggiunto un altro futuro classico al proprio repertorio, si può affermare che fu con Let There Be Rock del 1977 che gli AC/DC trovarono la propria dimensione, liberandosi definitivamente delle sfumature più commerciali ancora percepibili su parte degli album precedenti. "Let There Be Rock" è un album grezzo e senza compromessi, che rivaleggia con la musica Punk del periodo per impeto e immediatezza pur non sacrificando le componenti Rock e Blues della band. Oltre alla titletrack vanno citate "Dog Eat Dog", "Overdose" ed ovviamente "Whole Lotta Rosie".
Con Powerage, del 1978, il bassista Mark Evans venne sostituito da Cliff Williams; l'album comunque non fece che confermare l'ottimo stato di forma del gruppo e la loro intenzione di proseguire sulla strada aperta dal disco precedente grazie ad hit quali "Riff Raff", "Rock N'Roll Damnation", "Down Payment Blues", "Kicked In The Teeth", "Up to My Neck In You" e "Gimme A Bullet".
Se fino al 1978 gli AC/DC erano stati un gruppo molto apprezzato, ma essenzialmente non di culto nel panorama musicale mondiale, tutto cambiò con Highway to Hell del 1979, nel quale avevano aggiunto varietà e raffinatezza ai propri brani, senza comunque distaccarsi dalle proprie radici e dal proprio stile.
Con Highway To Hell gli AC/DC sfondarono per la prima volta nella top ten inglese e nella top 20 statunitense. Si tratta di una lunga sfilza di classici (alcune usate anche in film e serie TV): dalla titletrack a "If You Want Blood (You've Got It)", passando per "Shot Down In Flames", "Girls Got Rhythm", "Walk All Over You" e "Touch Too Much".
LA MORTE DI BON SCOTT
Nell'appartamento di Paul Chapman(chitarrista degli Ufo) nel cuore di Fulham c’è un’atmosfera strana.
Egli è andato a dormire solo poche ore prima: dopo una notte di bagordi si è letteralmente schiantato su alcuni cuscini buttati per terra in una stanza del piano superiore.
Per questo quando squilla il telefono, gli ci vuole un po' di tempo prima di prendere in mano la cornetta e rispondere.
«Paul, sono Joe…»
«Joe, ma che ore sono? Stavo dormendo…»
«Paul, sei seduto? Ho brutte notizie… Sai, Bon… Bon è morto».
Paul come detto è Paul Chapman, 26 anni, gallese, chitarrista della band hard rock UFO.
Sulle sei corde è un fenomeno: quando non ha nemmeno 17 anni viene scelto per sostituire Gary Moore negli Skid Row irlandesi.
Chapman, però, eccelle anche in un’altra specialità: è capace di reggere litri di alcol e una quantità inimmaginabile di droghe.
Per questo lo chiamano Tonka che, in lingua Sioux, significa “grande, forte, indistruttibile”. Joe è Joe Bloe, australiano, conosciuto anche come Joe King.
Ufficialmente è un tecnico, assistente di chitarristi: ha lavorato per Chapman sino a pochi mesi prima. Ma nel mondo del rock è famoso per essere uno dei pusher più riforniti e affidabili.
Da qualche settimana divide una casa in centro a Ashley Court con Bon Scott, il cantante degli AC/DC.
Joe sta chiamando proprio da lì.
Ma sino all’alba si trovava a Fulham, a casa di Paul.
Insieme, quei due avevano bevuto l’impossibile e si erano strafatti di coca in attesa che li raggiungesse proprio Bon. Che invece non è mai arrivato e così, verso le sette (quando il sole cominciava ad alzarsi) Joe è tornato a casa. A piedi.
«Bisogna che qualcuno avvisi Angus o Malcolm…», dice Joe in lacrime, «Paul tu hai i loro numeri?». «No, ma so chi me li può dare. Ti richiamo tra cinque minuti».
I fratelli Angus e Malcolm Young sono il cuore degli AC/DC.
La loro forza sta nei riff asciutti, brutali, del chitarrista Angus Young, nei live divertenti e spettacolari, ma anche nelle doti del vocalist Bon Scott, scozzese trapiantato in Australia dotato di una gran voce e di una gran sete: si dice che una volta, in mancanza di whisky, si sia scolato una boccetta di dopobarba.
Uno dalla gioventù talmente scapestrata da essere rifiutato dall’esercito poiché considerato “soggetto socialmente disadattato”.
Descritto come una specie di hooligan o di malvivente sempre pronto a mettersi nei guai è pure finito in galera con l’accusa di aggressione.
Bon può salire sul palco ubriaco fradicio, prendere Angus sulle spalle e continuare a cantare come se niente fosse.Va in giro dicendo che «alcol, donnacce, sudore in scena e pessimo cibo nel backstage non indeboliscono: è tutta salute».No, non è “tutta salute”.
Perché lui che cantava sempre di “essere sull’autostrada per l’inferno” quel giorno all’inferno c’è arrivato davvero. Sul sedile del passeggero di una Renault 5, parcheggiata di fronte al 67 di Overhill Road, nel quartiere residenziale di East Dulwich, c’è il suo cadavere.
Già, ma come c’è finito lì? La sera del 18 febbraio, Bon chiama la sua ex-fidanzata Silver Smith per invitarla a passare la sera insieme.
Silver è stanca e declina l’invito.
Dice di no anche a un altro suo amico, un certo Alistair Kinnear, che la vuole portare a Camden, al Music Machine.
«Se vuoi, lo dico a Bon… Mi ha appena chiamato: è da solo e non sa che fare».
E così, Alistair passa a prendere Bon Scott a Ashley Court con la sua R5.
Una volta giunti al Music Machine i due cominciano a bere.
Lo fanno al bar ma anche nel backstage, dove l’alcol scorre a fiumi.
Il cantante degli AC/DC è sbronzo e anche Alistair è in uno stato alterato.
Però se la sente di guidare e, una volta finita la festa, si offre di riaccompagnare Bon a casa.
I due salgono in auto.
Durante il tragitto, Kinnear si accorge che Scott si è addormentato.
Cose che succedono, pensa.
Arrivato a Ashley Court, cerca inutilmente di svegliarlo.
Scende dalla Renault e suona al campanello dell’appartamento. Non risponde nessuno. Riprova.
Di nuovo silenzio.
Decide allora di chiedere consiglio alla Smith. Le telefona.
La ragazza lo rassicura: Scott ha già perso conoscenza in passato quando ha esagerato con l’alcol, non è niente di grave, è bene lasciarlo dormire, l’indomani gli sarà passata.
Kinnear si sente sollevato e decide di far dormire l’amico a casa sua, giù a East Dulwich.
Torna all’auto, mette in moto e si dirige verso Overhill Road.
Arrivato a destinazione, tenta nuovamente di svegliare Scott per portarlo a casa. Niente.
Prova a trasportarlo di peso, ma non ce la fa. A quel punto, pensa che l’unica cosa da fare sia di lasciarlo lì in auto a dormire e a smaltire la sbornia.
Vuole che sia comodo però: reclina il sedile e, per non fargli prendere troppo freddo, lo copre con una coperta. Per sicurezza, scrive indirizzo e numero di telefono su un bigliettino che lascia dentro l’auto.
Osserva la scena con la mente alterata dall’alcol: gli sembra d’aver fatto tutto per bene, gli pare d’avere predisposto ogni cosa affinché l’amico passi la notte in maniera decente.
Sono le 5 del mattino quando Alistair Kinnear sale le scale di casa per andare a dormire.
Sono le 11 quando viene svegliato dalla visita di un amico, un tale Leslie Loads.
Kinnear ha la nausea e la testa che gli scoppia: chiede a Loads di andare giù in strada e controllare se Scott sta bene. Lui scende, risale e afferma che il cantante non c’è più.
Molto bene, pensa Alistair, Bon evidentemente si è svegliato ed è tornato a casa in taxi.
Di alzarsi, però, Kinnear non ha proprio voglia: si rimette a dormire. Si risveglia nel tardo pomeriggio. Alle 7 e mezza di sera va a prendere l’auto per recarsi a far visita a un’amica che si trova in ospedale.
Scopre che Bon Scott è ancora lì, dentro la Renault.
Con orrore, vede che non sta respirando.
Si dirige verso il King’s College Hospital.
Lì i medici non possono fare altro che constatare il decesso di Ronald Belford Scott, 33 anni.
Causa della morte: avvelenamento da alcol.
Nessun riferimento a cocaina, eroina o altre droghe.
Ma se Alistair Kinnear scopre il corpo senza vita di Bon alle 19.30 del 19 febbraio, com’è possibile che Joe King abbia saputo della morte del suo amico quasi nove ore prima? Come ha fatto a saperlo?
Chi glielo ha detto? La testimonianza di Paul Chapman è certificata da quella di Pete Way, bassista degli UFO. È lui che riceve verso le 10.40 del mattino la telefonata di Chapman che gli comunica che Bon è morto e che bisogna avvisare Angus e Malcolm.
Glielo ha chiesto Joe King ma ha bisogno dei numeri di telefono dei fratelli Young, numeri che Way possiede. Chapman stesso non sa spiegare come Joe King abbia saputo della morte di Bon.
Ma è molto scettico sul fatto che non ci siano tracce di droga e, soprattutto, che qualcuno abbia potuto lasciarlo da solo, in macchina, di notte.
«Faceva un freddo cane… Solo un pazzo può pensare di lasciare un essere umano al gelo…». Nessuno sa se Alistair Kinnear sia o meno un pazzo.
Certo è che per venticinque anni non ha dato notizie di sé: nessuno lo ha mai visto né interrogato dopo la morte di Scott. Per qualcuno, addirittura Alistair Kinnear non è mai esistito.
IL PROSEGUO DEGLI AC/DC CON BRIAN JOHNSON
Poi la band australiana reagì bene alla morte di Bon Scott e partorì altri capolavori del calibro di Back In Black uscito nel 1980.
Infatti Back In Black fu l'album che li consegnò alla storia commerciale.
L'album si apre con il rintocco di una campana che suona a morte (in memoria di Bon Scott), che introduce "Hells Bells", e i 42 minuti seguenti contengono fra le migliori canzoni che gli AC/DC abbiano mai scritto.
La celebre "You Shook Me All Night Long", forse più di ogni altro loro brano, contribuì ad avvicinare l'hard & heavy al mondo delle radio. Senza scordarci della titletrack, "Shoot To Thrill", "Given The Dog a Bone", la semiballad "Let Me Put My Love Into You" o "Rock And Roll Ain't Noise Pollution".
La morte di Bon Scott aveva chiaramente influenzato fortemente il gruppo: Back in Black ha quasi connotazioni da concept album, con tematiche quali la morte, l'edonismo e la voglia di ricominciare musicalmente in primo piano.
Il disco raggiunse la posizione numero 4 nella classifica statunitense ma rimase nella top 10 per oltre cinque mesi, continuando a vendere a ritmi eccezionali per molti anni a venire.
Secondo alcune fonti, è il secondo disco più venduto di tutti i tempi, e il disco più venduto in assoluto da parte di un gruppo Rock.
Anche grazie allo straordinario lavoro su questo album, Brian Johnson fu accettato subito dai fan.
La sua voce era più "gridata" e acuta di quella di Bon Scott, ma aveva indubbiamente delle similitudini e parve subito adatta anche a molti brani scritti da quest'ultimo. (1981)
Poi arrivarono in successione
For Those About Rock We Salute You (1981): titletrack e "Let's Get It Up"
Flick On The Switch (1983): "Flick of the Switch", "Nervous Shakedown" e "Guns For Hire"
Fly On The Wall (1985): "Danger", "Sink The Pink", "Stand Up" e "Shake Your Foundations"
Blow Up Your Video (1988): "Heatseeker" e "That's The Way I Wanna Rock 'N' Roll"
The Razors Edge (1990): "Thunderstruck", "If You Dare", "Moneytalks", "Are You Ready", "Fire Your Guns" e la titletrack
Ballbreaker (1995): " Hard As A Rock", "Cover You In Oil" e "Hail Caesar"
Il resto è storia recente. Il copione e il ritmo son più o meno sempre gli stessi.
Inutile dire che Back In Black e i dischi dell'era Bon Scott non verranno più replicati però troviamo quà e là varie chicche comunque da ascoltare.
Inutile dire che Back In Black e i dischi dell'era Bon Scott non verranno più replicati però troviamo quà e là varie chicche comunque da ascoltare.
I PROBLEMI CON LA GIUSTIZIA DI PHIL RUDD
Durante la sua carriera, il batterista Phil Rudd (entrato nella band nel 1975, rimasto sino al 1983 e rientrato nel 1994) fu accusato di diversi crimini, come possesso di sostanze stupefacenti, minacce e risse varie. Un primo arresto è datato 2010 (per possesso di marijuana).
L’accusa però più grave fu quella di aver assoldato un killer per uccidere delle persone (2014). Questa vicenda, tra l’altro, ricorda la storia raccontata nel brano "Dirty Deeds Done Dirt Cheap", che parla proprio di un sicario. Poco prima di un’udienza la posizione del batterista si aggravò ulteriormente, perché il musicista fu coinvolto in una rissa con uno dei testimoni del suo processo.
Fortunatamente per Rudd, le accuse di tentato omicidio furono archiviate poco dopo, ma rimasero quelle per possesso di metanfetamina, marijuana e minacce.
Circa un mese prima dello scandalo, la band pubblicò una foto che ritraeva il gruppo senza il batterista. In seguito anche a seguito del suo arresto, la band proseguì la sua carriera: il disco successivo e i live vennero comunque organizzati, con Chris Slade alla batteria.
Nel frattempo per Rudd arrivò la condanna a 8 mesi di arresti domiciliari: se fosse evaso sarebbe finito in prigione. Pochi giorni dopo la sentenza, Phil fu di nuovo arrestato per possesso e consumo di alcol.
Gli Ac/Dc rividero Rudd al funerale di Malcolm Young nel 2017 (morto per demenza senile): "Phil è venuto alla cerimonia ed era in ottima forma, stava facendo terapia e si stava rimettendo in sesto. Stava davvero bene".
In sostanza, i musicisti hanno compreso che il loro amico aveva semplicemente passato un brutto periodo in cui aveva perso la testa. Poi è tornato sulla retta via, impegnandosi per riportare l’ordine nella sua vita e per migliorare sé stesso. Infatti Rudd nel 2018 è tornato in pianta stabile nella band.
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