Nel 2006, nonostante il "gran rifiuto", i Sex Pistols sono entrati a far parte della Rock’N’Roll Hall Of Fame insieme a tutti gli altri grandi nomi.
Allo stesso modo, il loro "Never Mind The Bollocks" fa parte della storia della Musica quindi non solo del Punk.
A distanza di più di trent’anni, sembra che quello che è stato uno dei gruppi più irriverenti e rivoluzionari sia stato ormai definitivamente "storicizzato".
Ovvero scandalosi e ribelli al proprio tempo, ma poi progressivamente entrati in qualche modo a far parte della "cultura" (o, perlomeno, della sottocultura del rock).
Così come ancora oggi l’orizzonte dell’arte non ha completamente riassorbito le provocazioni di alcune avanguardie, pur considerate ormai "storiche", allo stesso modo i Sex Pistols spesso fanno discutere e rappresentano un caso più unico che raro, un paradosso che mette in crisi i criteri per un’estetica del rock condotta su basi strettamente musicali.
Non esiste, infatti, in tutta la storia del rock un'altra formazione che possa vantare una fama di tale calibro pur con così poco materiale: appena quattro singoli e un album, miliare e imprescindibile; per il resto, poche altre registrazioni, tra cui alcune cover, presenti in una sterminata galassia di raccolte postume, live album e bootleg.
Molto breve è stata anche la carriera del gruppo, durata poco più di due anni, e che si può inquadrare in due date: il 6 novembre del 1975, giorno della prima esibizione e il 14 gennaio 1978, data dell’ultimo concerto nella sua formazione completa.
Nel 1996, e poi ancora nel 2002 e 2003, i Sex Pistols hanno giocato la carta del breve rientro nelle scene per alcuni live, ma non hanno aggiunto niente al loro repertorio né, tantomeno, al loro consolidato mito.
Un mito alla cui fortuna ha contribuito anche una storia nella storia: quella di Sid Vicious, il secondo bassista della formazione, morto nel '79 a soli ventun'anni e asceso dai bassifondi londinesi all'olimpo del rock, diventando un’icona generazionale.
LA BAND
Sin dal 1973, esisteva già una specie di gruppo (chiamato "The Strand") che comprendeva, oltre il diciassettenne Jones alla voce, anche un suo giovane amico e futuro membro dei Sex Pistols: il batterista Paul Cook.
Tra scorribande e rozze prove, un giorno Steve Jones decise di rivolgersi a Malcolm McLaren. Quest’ultimo, dietro l’insistenza dello stesso Jones, gli presentò Glen Matlock.
Quest'ultimo possedeva una discreta preparazione musicale e, con il suo arrivo, gli Strand cominciarono a provare più seriamente e con maggiore regolarità, sebbene ancora privi di un valido cantante.
McLaren decise di puntare tutte le sue energie sul gruppo che, nel frattempo, si era già esibito una prima volta in pubblico.
Bisognava però trovare un cantante più valido e, in questa prospettiva, Steve Jones depose il microfono e s'impegnò per imparare a suonare la chitarra.
Un giorno, fu presentato ai compagni uno strano soggetto di nome John Lydon che, insieme al suo inseparabile amico "Sid".
Johnny era uno scapestrato, ma con un’indole introversa.
I suoi gusti musicali erano inconsueti, e spaziavano dal reggae a Captain Beefheart.
Dimostrando sin dalla prima audizione le proprie capacità istrioniche, John Lydon si trasformò presto in "Johnny Rotten".
Il gruppo era finalmente pronto per la sua rivoluzione musicale.
I componenti dei Sex Pistols con l'eccezione di Glen Matlock erano tutti giovani disagiati, con alle spalle situazioni familiari difficili ed ansiosi di sfogare la loro rabbia e le loro frustrazioni.
Sin dall'inizio, tra loro stessi non correva buon sangue e la formazione si reggeva su un equilibrio precario: Matlock era visto con sospetto dagli altri, in quanto troppo "normale", Lydon era visto con altrettanto sospetto per le ragioni opposte.
Le tensioni maggiori presto sarebbero state proprio tra Lydon e Matlock: il primo era l’anima più musicale, più pop, il secondo ne era l'antitesi.
Il primo diventò l'autore dei testi, il secondo della maggior parte delle musiche.
Tuttavia, McLaren vide positivamente questa conflittualità, considerandolo un salutare antagonismo, utile ai fini di un gruppo militante.
Sarebbe stata proprio la tensione tra gli opposti a dar vita alla fragile alchimia dei Sex Pistols.
I membri del gruppo sono tutti nati nel 1956 (ad eccezione di Jones, nato nel '55) e dunque, quando nel ’75 si formò, erano più che maggiorenni.
Nel corso del 1975, negli States cominciava sempre più a diffondersi il termine "punk" per indicare un nuovo fenomeno musicale underground.
"Punk" era tuttavia un termine ancora piuttosto generico: in realtà non c’era ancora un vero movimento unitario e consapevole di sé, ma piuttosto una serie di gruppi accomunati da un'ansia di novità.
PRIMI CONCERTI E NUOVA CONCEZIONE DELLA MUSICA
Nel 1975 con un repertorio di appena cinque canzoni ci fu il primo concerto live della band.
In quell'occasione, John Lydon esibisce una sua idea poi diventata celebre: è una t-shirt dei Pink Floyd, ma con sopra scritto a mano "I hate".
I Pink Floyd rappresentavano infatti, ai loro occhi, tutto ciò che aveva rinnegato le origini del rock’n’roll e che si era allontanato dalla vitalità originaria e dallo spirito di ribellione di quella musica.
Con i Sex Pistols, il rock doveva tornare a essere ribelle e scandaloso.
Pur non sapendo ancora padroneggiare bene gli strumenti, o forse sopratutto per questo motivo, i quattro riescono a sprigionare un'energia nuova e contagiosa e, sin dal primo concerto, fanno la prima vittima: dopo averli visti sul palco, Stuart Goddard decide di abbandonare il gruppo precedente per diventare quello oggi che conosciamo come Adam Ant.
Ogni concerto diventa presto un evento, ma l'eccitazione spesso degenera in episodi di rissosità e violenza tra il pubblico, che spesso coinvolgono anche i componenti del gruppo.
Alcuni locali cominciano a chiudere le porte, ma la miccia è ormai accesa, la rivoluzione è inarrestabile: dopo aver assistito alle performance di Johnny Rotten e compagni, si formano gruppi come Clash, Damned, Adverts, Jam e tanti altri.
Sin dalle prime esibizioni, i Sex Pistols introducono un nuovo approccio estetico al rock e cambiano il rapporto tra musicisti e pubblico: si ricerca l'antagonismo piuttosto che il consenso e la performance musicale è in primo piano rispetto alla pura esperienza sonora.
Quella dei Sex Pistols non è soltanto musica, ma anche "spettacolo": non uno spettacolo con grandi scenografie e grandi attori, ma un piccolo teatro disadorno in cui si mette in scena l'assurdo.
PROVOCAZIONI
Mentre Lydon e soci contagiano il pubblico londinese con le loro esibizioni incendiarie, il manager Malcolm McLaren definisce l'estetica del gruppo e quella del nuovo movimento musicale.
Con la collaborazione di Westwood, il manager inoltre supporta il gruppo escogitando una serie di provocazioni: dopo la maglietta "anarchy" (con un ritratto di Marx), a suscitare scalpore è sopratutto la famosa maglietta "destroy", che mette insieme l'anticristo e una grossa svastica.
Tale è il caos di simboli e simbologie, che il gruppo risulta allo stesso tempo militante ma politicamente ambiguo, suscitando le simpatie e le avversioni sia dell'estrema destra che dell'estrema sinistra.
Benché l'esibizione della svastica non fosse una novità assoluta nell'estetica del rock, McLaren conduceva questa provocazione ai massimi livelli.
E' tuttavia evidente che, nell'Inghilterra degli anni 70, che portava ancora i segni e i ricordi della guerra, la svastica era paradossalmente un emblema dalle connotazioni antinazionaliste.
Era quasi un simbolo di caos e di anarchia.
Infatti, sono proprio il caos e l'anarchia a essere celebrati nel primo singolo del gruppo, uscito nel novembre 1976: "Anarchy In The UK" è una delle pagine più incandescenti della storia del rock e diventa il primo vero inno del movimento punk.
Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, tuttavia, "Anarchy In The Uk" non è un'autentica canzone di protesta politica o di denuncia sociale ma è funzionale sopratutto a suggerire l’idea di "caos".
Quella di Rotten e compagni è una vera e propria estetica del caos e della contraddizione.
Il punk è anche questo: rigetto di tutti i valori, compresa la coerenza.
I Sex Pistols sono infatti una contraddizione vivente: nascono come anti-rockstar ma, a loro volta, finiscono per creare nuove mitologie e per trasformarsi in rockstar.
Vogliono distruggere il sistema dell’industria discografica, ma poi non esiteranno a compromettersi con lo stesso sistema, sfruttandolo il più possibile a proprio vantaggio.
In un certo senso, la rivoluzione portata avanti da McLaren e dal gruppo era finta, costruita.
Eppure, all’interno del mondo del rock, è stata verissima e con tante conseguenze.
CONTRATTO CON LA EMI E CRITICHE
Nell'ottobre '76, il gruppo firma un contratto con la Emi: nata in ambienti underground e in angusti locali, la musica dei Sex Pistols si prepara a conquistare il mercato internazionale e a diventare il nuovo fenomeno musicale.
Negli stessi mesi, i quattro cominciano a entrare sempre più in contatto con i media: tanto più questi si schierano contro il gruppo, tanto più quest'ultimo ne trae vantaggi.
E così avviene quel primo dicembre 1976, quando i Sex Pistols vengono invitati al popolare programma televisivo di Bill Grundy.
Il giorno dopo, la band è sulle prime pagine di tutti i quotidiani inglesi in seguito alle provocazioni e le offese al conduttore (il quale ne aveva provocato la reazione).
E' il momento in cui il gruppo comincia a diventare davvero popolare, ma anche il momento in cui cominciano ad affiorare le prime tensioni e le prime crisi interne ed esterne.
Da quel momento in poi, infatti, il rapporto tra il gruppo e i media sarebbe diventato a doppio taglio: per essere all'altezza della propria crescente popolarità, i Sex Pistols sarebbero andati sempre più verso la strada dell'auto-distruzione.
Un mese dopo l'incidente con Grundy, e nonostante le buone vendite di "Anarchy In The UK", la Emi decide di liquidare la formazione per non rischiare di finire anch'essa sul banco degli imputati.
Contro la compagnia discografica, Rotten e soci avrebbero scritto la canzone "Emi".
Dopo una breve parentesi con la A&M Records, sarebbero approdati alla neonata Virgin.
LA RIVOLUZIONE: 1977
Il 1977 è l'anno in cui esplode, soprattutto a livello mediatico, la rivoluzione del punk: nell'anno in cui muore Elvis Presley, che era stato il simbolo del rock'n'roll, esso sembra reincarnarsi in nuove forme, ed è riscoperto da una nuova generazione di ribelli.
Quella guidata dei Sex Pistols è quasi paragonabile a una seconda esplosione di rock’n’roll, nella sua versione aggiornata agli anni 70.
All'origine, il rock’n’roll era nato come musica rumorosa e irruenta, era una forma d’arte anti-artistica e una forma musicale anti-musicale, in cui le capacità performative e le attitudini sessuali erano in primo piano sulla ricerca di suoni gradevoli.
Spazzando via la stagione del "peace and love", i Sex Pistols sono i portavoce di un nuovo scontro generazionale e guidano la rivolta giovanile contro le fastose rockstar e i dinosauri del progressive.
La rivoluzione "punk" porta i capelli corti e in musica rifiuta tutto ciò che è "ornamento"; si ricercano invece forme espressive semplici per gridare al mondo le più autentiche emozioni nella loro immediata urgenza.
Nonostante il successo del gruppo sia in rapida ascesa, allo stesso tempo, il nuovo anno si apre all'insegna di una crescente incertezza.
A febbraio, Glen Matlock abbandona la formazione: è il sintomo che qualcosa comincia ad andare storto.
Dopo l’abbandono di Matlock, unica anima musicale e autore della maggior parte dei brani, i Sex Pistols cominciano a sfuggire ad ogni controllo: il fragile equilibrio tra musica e performance, tra vita e arte, comincia a spezzarsi.
Le componenti performative sottomettono sempre più quelle musicali, e il gruppo è costretto ad essere all’altezza del grande circo mediatico che sempre più si costruisce intorno a esso.
Con l'ingresso di Sid Vicious in qualità di bassista, si moltiplicano gli episodi di teppismo e aumenta il consumo di droghe: l'immagine del gruppo diventa sempre più aggressiva e pericolosamente instabile, sia sul palco che fuori.
Il 1977 è anche l’anno di "God Save The Queen": un anti-inno (nazionale) che finisce per assumere, per negazione, la portata un inno (generazionale).
Uscito nel marzo 1977, nonostante le numerose censure e boicottaggi, il singolo riscuote un enorme successo ed è l'unica voce stonata nell'euforia collettiva per il giubileo.
La canzone porta ancora la firma di Glen Matlock, mentre il testo è, come di consueto, un'idea di John Lydon.
In "God Save The Queen" si respira un'atmosfera apocalittica, e si dipinge una società che ha bisogno dei miti nazionali per nascondere la propria inarrestabile decadenza.
Le suggestioni nazistoidi del gruppo, insieme allo slogan "no future", trasformano la festa per il giubileo in un carnevale di follia collettiva.
Dietro la rabbia e la pungente ironia, nella musica dei Sex Pistols è presente una dimensione tragica: non è soltanto la voce degli emarginati, ma anche l'espressione di una forma di angoscia e disagio esistenziale.
Dal "no future" deriveranno molte suggestioni del dark, e la tragedia diventerà realtà prima con Sid Vicious, poi con Ian Curtis.
NEVER MIND THE BOLLOCKS
Preceduto dall'uscita dei singoli "Pretty Vacant" e "Holidays In The Sun", Never Mind The Bollocks, unico album dei Sex Pistols, esce nell'ottobre 1977.
Sfidando le censure e le difficoltà di vendita, balza presto al primo posto nelle classifiche inglesi ed è destinato a diventare uno degli album più popolari della storia del rock.
Il disco contiene almeno tre canzoni che possono essere definite veri e propri inni generazionali: le già citate "God Save The Queen", "Anarchy In The Uk", "Pretty Vacant".
Contrariamente a quanto un ascolto superficiale possa suggerire, anche da un punto di vista strettamente musicale è un album impeccabile e con un’eccellente produzione, all’altezza della fama del gruppo.
In "Never Mind The Bollocks" non ci sono né errori, nè stonature o sbavature e, in quanto al fatto che non sia troppo complesso musicalmente, non lo è nella stessa misura in cui non lo sono centinaia di album rock prima di esso (dall'esordio di Elvis a Bob Dylan ai primi Rolling Stones e oltre).
A cominciare dalla sbalorditiva triade iniziale "Holidays In The Sun", "Bodies", "No Feelings", il suono dei Sex Pistols è potente e di grande impatto.
La prestazione vocale di John Lydon è straordinaria in tutto l'album e dà prova di grande destrezza nel gestire un ampio registro vocale.
Batteria e basso sono perfettamente cadenzati e coesi nel dosare la tensione emotiva.
LA FINE
Dopo il clamore dell'album, l'ultimo capitolo della storia dei Sex Pistols viene scritto durante l'infausta tournée americana del gruppo, conclusasi il 17 novembre al Winterland di San Francisco: testimoniato anche da un video di facile reperibilità, è l’ultimo live.
Guardando quel video, si può facilmente percepire la cupezza, il gelo e l'inquietudine di cui è pervasa quell'ultima esibizione.
A conclusione del concerto, uno stanco John Lydon ammonisce “avrete un solo e unico bis”: non può che essere “No Fun”.
Mai la cover degli Stooges era stata così surrealmente concreta: lo spettacolo è finito, non c'è divertimento, restano solo l'amarezza e i rimpianti.
Di lì a qualche giorno, a causa delle sempre maggiori ostilità con Malcolm McLaren, Lydon abbandonerà i compagni.
L'OMICIDIO DI NANCY E LA MORTE DI SID VICIOUS
Sid Vicious non ha aggiunto molto alla musica dei Sex Pistols ma ha dato un contributo fondamentale all'estetica e alle mitologie del rock tout court: se la musica dei Sex Pistols ha influenzato la produzione musicale di numerosissimi gruppi, Sid Vicious ha influenzato l'immaginario collettivo.
Prima di entrare nei Sex Pistols, la sua storia era la stessa di tanti altri emarginati come lui: era stato cacciato da casa quando aveva quindici anni, e aveva vissuto di espedienti.
Sid aveva una tecnica rudimentale, ma dimostrava la personalità giusta: nel febbraio 1977, dopo l'abbandono di Glen Matlock, ebbe finalmente l'occasione di diventare il bassista dei Sex Pistols.
Ma in realtà Sid non diventò parte della musica del gruppo, ma piuttosto parte del loro spettacolo: perverso e fragile, violento e incosciente, sempre più cominciò a fare del "drug, sex and rock'n'roll" il proprio stile di vita.
Ma la fragile identità di Sid non poteva sopravvivere a lungo ai miti di cui si alimentava; a una personalità così labile contribuì il consumo di eroina, a cui venne introdotto dalla fidanzata Nancy Spungen: Sid e Nancy si ritrovarono presto legati da un rapporto perverso di reciproca auto-distruzione, che avrebbe portato entrambi a morire a distanza di pochi mesi.
Nel teatro dell’assurdo e della crudeltà imbastito dai Sex Pistols, Sid Vicious e Johnny Rotten, pur essendo figure complementari, si distinguevano: a differenza di John, Sid portava così all’estremo la propria parte che finì per inverare ogni fiction.
Infatti Vicious cominciò sempre più a identificarsi con il personaggio stesso e non fu più in grado di prenderne nemmeno parzialmente le distanze.
Mentre Rotten era consapevole del proprio ruolo, e in alcuni momenti giungeva a rifiutarlo, Vicious diventò una marionetta nelle mani di Malcolm McLaren e dei media: sia sul palco che fuori, le sue performance diventarono sempre più estreme, al confine dove non è più possibile distinguere la finzione dalla realtà, l'arte dalla vita (e dalla morte).
Dopo lo scioglimento dei Sex Pistols nel '78, Sid tentò di intraprendere una carriera da vocalist, formando una serie di gruppi d'occasione con musicisti come Mick Jones, Glen Matlock e Keith Levene ed è qui che il cerchio si chiude: la storia dei Sex Pistols, originata dal culto per gli anni 50 di Malcolm McLaren, terminava con una morte che riportava in vita una delle mitologie originarie del rock'n'roll ovvero la gioventù bruciata.
Nella notte dell’11 ottobre 1978, Nancy venne trovata morta accoltellata, Sid pur trovandosi in stato confusionale per l'abuso di droghe non ammise di aver commesso il reato eppure venne arrestato come unico sospetto.
Infatti fu lo stesso Sid a chiamare la polizia, dopo essersi svegliato ed aver trovato la fidanzata morta, accasciata sotto il lavandino del bagno(la ragazza era stata pugnalata all'addome).
Vicious dichiarò di non ricordare nulla della sera precedente e fu arrestato per omicidio e in seguito al rilascio su cauzione fece delle affermazioni che furono riconducibili a un'ammissione di colpevolezza.
L'arma del delitto (un coltello con una lama da 13 centimetri, regalatogli da Nancy il giorno prima) venne trovata ancora insanguinata nella camera con impresse le impronte di Sid
Comunque a tutt'oggi non è possibile far piena luce sugli eventi di quella fatale notte di sangue e di follia.
Dopo il suo rilascio il 1º febbraio 1979, Vicious assunse nuovamente dell'eroina, dopo essersi iniettato in vena dell'altra eroina durante la notte, ebbe un'overdose e fu rianimato dalla sua nuova fidanzata Michelle Robinson, poi i due si addormentarono.
Sid Vicious venne trovato morto di overdose il mattino seguente.
Vicious lasciò un biglietto scrivendo di voler esser sepolto di fianco alla sua fidanzata Nancy Spungen con addosso i suoi jeans, la sua giacca di pelle e i suoi anfibi: nonostante fossero queste le ultime volontà di Sid, qualcosa si frappose tra quanto previsto e ciò che realmente avvenne.
Nancy era d'origine ebraica e venne seppellita nel cimitero ebraico ma la madre di Nancy non consentì che Sid venisse seppellito vicino a sua figlia perché in passato non aveva mai approvato la sua relazione con Sid. Alla luce di tutto ciò, la madre di Vicious decise di far cremare il figlio: le sue ceneri vennero sparse sulla tomba della Spungen
A precoce conferma dell'impatto che ebbe Sid Vicious sull'immaginario collettivo, pochi anni più tardi le vicende di Sid e della sua compagna diedero ispirazione per il film "Sid and Nancy" (1986), diretto da Alex Cox.
FILM: LA GRANDE TRUFFA DEL ROCK N'ROLL
"The Great Rock’n’Roll Swindle" è il titolo di un film uscito nel 1980: diretto da Julian Temple, ha come oggetto la storia dei Sex Pistols secondo il punto di vista di Malcolm McLaren.
Le cose sono allora ben più complesse di come potrebbe suggerire una lettura ingenua e il film stesso non si presta a una lettura ingenua e immediata: essendo volutamente "esagerato", il punto di vista di McLaren non richiede una vera adesione da parte dello spettatore (né un totale rifiuto), bensì spinge a una riflessione.
In "The Great Rock'n'Roll Swindle", i Sex Pistols stessi mettono in scena la loro limitazione tecnica e il fatto di essere manovrati da un astuto manager che, grazie a loro, è riuscito ad arricchirsi a spese delle compagnie discografiche.
Ma tutto ciò è anche parte di un copione: un copione in cui McLaren è un astuto burattinaio e i Sex Pistols sono i suoi ignari burattini.
Questo non significa che i Sex Pistols siano stati davvero un gruppo creato a tavolino come sembra suggerire la pellicola; piuttosto, parte della loro "verità" era proprio nel mettere in scena anche l'artificiosità (come si è visto, è proprio nel conflitto tra la maschera e l'individuo, tra Lydon e Rotten, la migliore espressione del gruppo).
I Sex Pistols sono caratterizzati da una perenne tensione tra opposti: tra musica e spettacolo, tra arte e vita, tra verità e finzione; la natura del gruppo non è mai riconducibile a uno solo dei poli oppositivi, ma è riposta proprio nella contraddizione e nell'ambiguità in cui l'una cosa si trasforma nell'altra.
Tuttavia, c'è un punto in cui gli estremi giungono a identificarsi: la finzione diventa realtà e l’attore è a tal punto irretito dal suo personaggio da restarne vittima.
Si parla, ovviamente, di Sid Vicious.
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