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mercoledì 22 aprile 2015

La Morte Di John Lennon (Storia)

John Lennon (leader dei Beatles) nasce a Liverpool nel 1940, fonda i Beatles nel 1957, morirà nel 1980 a New York ucciso da un pazzo.
Come detto la sera dell’8 Dicembre 1980 John Lennon veniva ucciso a New York da quattro colpi di pistola sparati da Mark Chapman (una guardia giurata), un ragazzo venticinquenne affetto da disturbi mentali, che lo attendeva di fronte al Dakota Building.
Proprio nel luogo in cui nello stesso pomeriggio, Lennon gli aveva autografato una copia dell’ultimo disco, Double Fantasy (uscito tre settimane prima).
Già, perché fu la mano di un fan, che si sentiva "tradito" (dal pensiero politico e religioso del suo ex idolo) a premere il grilletto per quella morte violenta.
Moriva così a quarant’anni una delle icone del 900 e il volto più celebre della storia della musica.


I MOTIVI DELLO SCIOGLIMENTO DEI BEATLES (1957-1970)
Tanti i motivi che hanno portato allo scioglimento del gruppo: sicuramente la morte del manager Brian Epstein che tolse ai quattro una guida.
Inoltre Lennon, come sarà noto a tutti, era dipendente dall'eroina.
La sua prima assunzione insieme a Yoko Ono avvenne durante le incisioni del White Album.
I due dichiararono di aver iniziato a farne uso per scaricare il nervosismo dovuto all'eccessiva attenzione dei giornalisti.
Inoltre, per la paura degli aghi, l'eroina venne sempre da loro inalata e mai iniettata.
Una delle prime conseguenze però di tale abuso che divenne presto una tossicodipendenza fu che il carattere di Lennon cambiò in peggio, come ha rivelato tra gli altri Geoff Emerick, contribuendo ad esasperare quei contrasti all'interno del gruppo che ne portarono allo scioglimento.
L’ingresso di Yoko Ono nel clan, poi, con la conseguente esclusione di Cynthia, aveva creato tensioni tra i componenti, anche a causa dei rapporti che erano sempre intercorsi tra le quattro mogli.
Non pochi imputarono proprio a John, il fondatore, la colpa della drastica separazione.

Lennon (1965): "Siamo più famosi di Gesù"

I 10 anni trascorsi dal periodo d’oro degli esordi avevano profondamente mutato i 4 Beatles, ciascuno dei quali aveva vissuto diversamente le crisi esistenziali derivanti dallo spropositato successo. Musicalmente, solo Ringo poteva temere le conseguenze di uno scioglimento, ma se la cavò ugualmente.
L'ultimo show dei Beatles fu quello del 30 gennaio 1969 sul tetto dell'edificio londinese Savile Row. Prima di scegliere questo luogo, altri insoliti pensati erano: la nave Queen Elizabeth II, il parlamento, la cattedrale di Liverpool, un asilo e il deserto del Sahara
Lennon comunque iniziò una brillante carriera solista con il grande successo Imagine, uscito nel 1971.


ROOSEVELT HOSPITAL 8 DICEMBRE 1980 (22.48)
«Ero in moto su Central Park West, quando un taxista non ha rispettato lo stop: ho inchiodato per evitare lo scontro ma la mia Honda si è inclinata e sono scivolato a terra».
Alan Weiss è un giovane membro della ABC TV Network.
È ricoverato in ospedale da un quarto d’ora: lo hanno sistemato su una barella in attesa che qualcuno si occupi di lui.
Proprio mentre la  dottoressa gli sta dando retta, la porta d’ingresso del pronto soccorso si apre di colpo. Un infermiere urla: «C’è un ferito grave… colpi di arma da fuoco al petto».
«Dov’è?», chiede la dottoressa.
«Sta arrivando…» risponde il paramedico.
«Alan, mi deve perdonare», sussurra la dottoressa «ma ho un’emergenza».
Pochi secondi dopo, Weiss sente un rumore di passi alle sue spalle.
Si gira e vede diversi poliziotti che stanno scortando una barella: sopra c’è un uomo sanguinante che viene portato in rianimazione.
Due di quegli agenti si fermano di fronte al lettino in cui è sistemato Alan Weiss.
«Incredibile…» dice uno dei due «hanno sparato a John Lennon…».
«Che ha detto, scusi?», chiede Weiss.
«Non ho detto niente », risponde il poliziotto.
Weiss è attonito.
Ha capito bene? Quel tizio ha detto proprio John Lennon o chi altro?
Il Dottor Stephan G. Lynn è il responsabile del Pronto Soccorso del Roosevelt.
Stasera ha terminato il suo turno alle 22 ma mentre sta facendo ritorno a casa riceve un messaggio sul suo “pager”: c’è un caso urgente che ha bisogno di lui.
Tornato immediatamente all’ospedale si trova di fronte un paziente in fin di vita: un uomo, di circa 40 anni, che presenta tre ferite di arma da fuoco al torace e una al braccio.
Non respira e non ha battito cardiaco: clinicamente è morto.
Ma il Dottor Lynn non s’arrende e tenta il tutto per tutto.
Gli pratica un’incisione sulla parte sinistra del torace: vuol capire se sia possibile individuare un vaso sanguigno non danneggiato.
Sfortunatamente sono tutti distrutti dalle pallottole.
Prova allora a inserire un catetere speciale nel muscolo cardiaco per effettuare una trasfusione di sangue.
Poi, stringe tra le mani il cuore del paziente e inizia a praticargli un massaggio.
Purtroppo, a ogni compressione il sangue fuoriesce: non c’è più niente da fare.
Mentre, per una strana coincidenza, la radio del Roosevelt diffonde le note di All My Loving dei Beatles, Alan Weiss sta cercando di capire cosa stia davvero succedendo.
Quando, di fianco a lui, passa il Dottor Lynn, Weiss lo blocca.
«Dottore, è vero che l’uomo in rianimazione è John Lennon?». «Mi deve scusare ma non posso rilasciare alcuna dichiarazione uffciale.
Tra quarantacinque minuti ci sarà una conferenza stampa».
Una conferenza stampa? Perché ma, soprattutto, per annunciare cosa?
Mentre il giornalista della ABC sta provando a rispondere a queste domande dalla porta d’ingresso entra una coppia: lei, una donna asiatica, indossa una pelliccia di visone lunga fino ai piedi.
È in lacrime.
Alan Weiss non fa fatica a riconoscerla: è Yoko Ono e al suo fianco, a sorreggerla, c’è il potente discografco David Geffen, amico intimo dei coniugi Lennon.
Sono le 23.10.
Weiss ora non ha più dubbi.
Arrancando, riesce a raggiungere un telefono a gettoni: chiama i colleghi della redazione news della ABC e li informa di ciò che sta accadendo al Roosevelt.
E così, pochi minuti dopo, in diretta televisiva, mentre i Miami Dolphins e i New England Patriots si stanno sfidando nel Monday Night Football, il celebre telecronista Howard Cosell dà per primo la notizia.
«Interrompiamo la cronaca della partita per annunciarvi una tragedia che ci hanno appena comunicato dalla nostra redazione di New York: John Lennon, forse il più famoso dei Beatles, è rimasto vittima di un agguato di fronte al suo appartamento in Central Park West. Ferito da due colpi di arma da fuoco è giunto esanime al Roosevelt Hospital…».
Qualche minuto prima, alle 23.07, il Dottor Stephen Lynn aveva dovuto arrendersi e dichiarare morto John Winston Ono Lennon, 40 anni compiuti solo due mesi addietro.
Quindi, spetta a lui l’ingrato compito di informare Yoko Ono.
«Nonostante le cure prestate e un nostro tentativo in extremis, le tre pallottole che hanno raggiunto il cuore di suo marito ne hanno provocato la morte».
«No dottore, sta mentendo… Non può essere vero.
Ero con John venti minuti fa, eravamo in studio e lui era...vivo».
Yoko non vuole credere a ciò che sta accadendo.
Poi, un’infermiera le consegna la fede matrimoniale di John. «Ho capito…» dice al Dottor Lynn, prima di scoppiare in lacrime.
Quindi, si rivolge al medico: «Le chiedo una cortesia: mio figlio Sean è a casa e so che sta guardando la tv. Non voglio che venga a sapere della morte di suo padre dal tg: voglio comunicarglielo io stessa. Per favore, aspetti almeno mezz’ora a dare l’annuncio. Mi lasci il tempo di arrivare da lui».


L'AGGUATO DI DAVID CHAPMAN
«Hey Mr. Lennon? Sta per entrare nella storia!».
Così, quel ragazzo attira l’attenzione del suo idolo.
In mano, stringe una calibro 38, in tasca ha duemila dollari in contanti e una copia del romanzo di J.D. Salinger Il giovane Holden.
Lennon fa appena in tempo a girare la testa.
Un istante dopo, Chapman esplode a bruciapelo cinque colpi di pistola.
Ferito a un braccio e alla schiena, Lennon riesce a stento a dirigersi verso l’entrata del Dakota dove stramazza a terra, riverso sul fianco sinistro. Riesce soltanto a sussurrare… «Mi hanno sparato».
Il corpo di John viene cremato il 10 dicembre al Ferncliff Cemetery di Hartsdale, New York.
Nessuno sa dove Yoko custodisca le ceneri: c’è chi dice le abbia sparse negli Strawberry Fields, il memorial realizzato da lei a Central Park, proprio di fronte al Dakota Building.
Mark David Chapman, dopo aver trascorso 32 anni nel carcere di Attica, è stato trasferito nel 2012 nella prigione di Alden, New York.
Dopo essersi dichiarato colpevole di omicidio di secondo grado, Chapman venne condannato ad una pena minima di vent'anni fino all'ergastolo.
La prima volta ha chiesto la libertà condizionata nel 2000 e da allora gli è stata negata otto volte, compresa l'ultima nei mesi scorsi.
La prossima richiesta potrà presentarla tra due anni.
Per l’America e per il mondo, Mark David Chapman è colpevole per l’eternità.


IL PENTIMENTO
35 anni dopo aver assassinato John Lennon, Mark David Chapman si pente delle sue azioni: «sono stato un idiota», «mi dispiace di aver causato tanto dolore» ha affermato davanti alla commissione che doveva decidere se concedergli la libertà condizionata.
John Lennon «era un uomo di grande talento» e «molte, molte persone lo amavano e ancora lo amano», ha detto Chapman, aggiungendo che, nella prigione dello stato di New York dove è rinchiuso, ancora riceve molte lettere di persone che gli raccontano del dolore che la morte dell'ex Beatle gli ha causato.
Ma nel progetto di ucciderlo, «ho visto per una via d'uscita, un modo facile per superare la mia depressione», ha affermato, aggiungendo che «è stata una decisione terribile, ma sapevo quello che stavo facendo».
«Mi dispiace di essere stato così idiota e di aver scelto la parte sbagliata della gloria».
In tutti questi anni dietro le sbarre, Champan ha frattanto trovato la fede e si è reso conto che si può scegliere tra Cristo e il crimine, secondo quanto lui stesso ha detto alla commissione, che ha poi diffuso la trascrizione della sua deposizione.
Nel colloquio Chapman ha anche sostenuto di essere consapevole che una volta rilasciato la sua vita potrebbe essere a rischio ma, ha detto, «la lascio nelle mani di Dio...mi fido di lui».
La commissione ha però deciso che ancora non può essere rimesso in libertà e ha affermato che, «dopo una revisione dei dati e interrogatori», è stato stabilito che se rilasciato ora, «c'è una ragionevole possibilità» che Chapman tornerebbe «di nuovo a violare la legge».


I MOTIVI DEL GESTO: COSA C'E' DIETRO?
Non c'è mai stato mistero su chi sparò i colpi alla schiena di John Lennon, davanti al Dakota Building di New York.
In effetti, mentre l'ex Beatle giaceva morente tra le braccia della moglie Yoko Ono, l'uomo con la pistola, Mark David Chapman, abbandonò la posizione di sparo in stile militare e, invece di scappare, si mise a leggere " Il giovane Holden ".
Un testimone gli chiese se si rendeva conto di quello che aveva fatto.
"Ho appena sparato a John Lennon", rispose Chapman, che era arrivato in aereo dalle Hawaii, con la pistola, con quell'unico scopo.
Qualche mese dopo Chapman, ritenuto ufficialmente un "fan turbato", mosso da una sua motivazione globale, da perdente, di "desiderio di attenzione", si dichiarò colpevole e fu condannato alla reclusione.
A quanto pare, Lennon fu trucidato da un folle solitario.
Ma lo era davvero?
Una teoria avanzata da Fenton Bresler in Who Killed John Lennon?, ipotizzò che la follia di Chapman nascesse dal fatto che si trattava di un assassino della CIA cui era stato fatto il lavaggio del cervello, istigato a uccidere Lennon da elementi del governo statunitense.
I due sostengono che Chapman, mentre svolgeva un incarico di consulente per l'infanzia nei campi profughi della World Vision dal Laos a Beirut, finì nelle grinfie proprio di quel tipo di agenti sotto copertura che si aspetta di trovare in queste zone di guerra, cioè la CIA.
Il soggiorno di Chapman a Beirut coincise con la presenza di squadre di sicari della CIA, mentre nel 1976 lo si vide alle Haiwaii, in un centro per agenti segreti della CIA e delle forze speciali, dove disagi mentali e ospedalizzazione lo portarono a cambiare diversi lavori.
Si ipotizza che durante questo periodo la CIA ipnotizzò e drogò Chapman nell'ambito del programma MK-ULTRA, secondo quanto rivelato al Senato nel 1975, con tanto di lavaggio del cervello per fargli uccidere Lennon.
Sebbene Chapman fosse da ricoverare in manicomio, nessuna scartoffia gli impedì di comprare una pistola e nessun metal detector lo fermò quando la portò sulla terraferma.
Non si sa come, questo folle nell'ottobre del 1980 disponeva di abbastanza soldi per andare in Svizzera e in Georgia, e dalle Haiwaii a New York e ritorno, per quella che fu una spedizione killer fallita in cui riuscì a resistere al "padrone interiore".
In dicembre, però, gli si arrese e uccise Lennon.
Allora, perchè il governo statunitense avrebbe voluto vedere morto un cantante come Lennon?
Perchè John Lennon era molto di più.
Era un attivista senza peli sulla lingua, che manifestava contro la guerra in Vietnam, marciava per l'IRA e per la CND(campagna per il disarmo nucleare) e appoggiava gli operai dei cantieri navali in sciopero.
Per il governo Nixon, chi era contro la guerra era contro l'amministrazione presidenziale.
E Lennon, con ogni probabilità in grado di "far uscire allo scoperto un milione di manifestanti contro la guerra in qualunque città nel giro di 24 ore", era una grave minaccia per la capacità di mobilitazione alla guerra da parte dell'amministrazione Nixon".
I federali misero sotto controllo il telefono di Lennon e lo pedinarono ovunque.
Nel 1972 Lennon dichiarò: "Se succede qualcosa a Yoko e a me, non sarà un incidente".


PRESAGI NELLE CANZONI?
Secondo un portavoce della casa discografica di Lennon, la Parlophone, alcune canzoni di Lennon contengono indizi "inquietanti" che ne facevano presagire la morte.
Qualcuno ha voluto trovare un significato in tal senso nell'edizione USA del "Magical Mystery Tour" dei Beatles, su cui si vedeva una foto di Lennon accanto a un cartello su cui era scritto: "The best way to go is by M E DC", le iniziali di Chapman.
Il testo di Helter Skelter dei Beatles ispirò in qualche modo Charles Manson quando assassinò brutalmente Sharon Tate, che era incinta, il cui marito, il regista Roman Polanski, due anni prima aveva girato il film Rosemary's Baby sulla nascita dell'Anticristo proprio nel Dakota Building di New York!.

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