I Marduk vengono fondati nel 1990 in Svezia da Morgan Hakansson (Evil), già membro dei famigerati Abruptum fondati dal nano malvagio It. L'idea che sta dietro il concept della band è quella di diventare la band più estrema e violenta del pianeta. L'ispirazione del nome venne da Marduk, dio del Caos. Trattasi di una band molto controversa, in primis per testi e temi trattati.
Non solo Satana ma anche interi concept album dedicati alla guerra e al Nazismo, di cui il leader Hakansson si è sempre dichiarato un grande appassionato.
LA CENSURA
Già dal primo demo, Fuck Me Jesus, si evince la carica blasfema della band: sulla cover è rappresentata una ragazza intenta a masturbarsi con un crocifisso. Neanche a dirlo il demo verrà bannato in varie nazioni.
I PRIMI DISCHI
Il primo disco ufficiale sarà Dark Endless del 1992.
Era come detto il 1992 e i Marduk all’epoca erano sostanzialmente ancora una Death Metal band: le atmosfere macabre, le velocità parossistiche e le linee vocali deviate sarebbero arrivate solo qualche tempo dopo. Pezzi come "Still Fucking Dead" o "The Sun Turns Black As Night" rimangono ottime canzoni ma pare evidente che i Marduk difficilmente sarebbero riusciti a lasciare il segno se avessero continuato su questa strada. E' solo con il successivo album (Those Of The Unlight) che uscirà nel 1993 che i Marduk diverranno i Marduk. Le composizioni, diversamente da quanto avverrà in un futuro non molto lontano, dimostrano una buona varietà, risultando nettamente distinguibili, mentre la violenza è alternata a passaggi più lenti ed atmosferici. La splendida copertina è un'ottima trasposizione del contenuto musicale dell'album, impernato su riff gelidi e ultraveloci, oscuri rallentamenti che sfociano in sfuriate micidiali e una propensione alla violenza sonora pura ed alla blasfemia più oltranzista. La produzione è piuttosto buona, tenendo conto del genere, ed è caratterizzata da un particolare attenzione alle chitarre che risultano ben distinguibili.
L'atmosfera che permea il disco dalla prima all'ultima nota è assolutamente funerea e maligna e le parti più lente, incastonate fra i momenti di vera e propria aggressione sonora, non fanno altro che rafforzare quest'aura di gelo dolente. Da citare il micidiale trittico iniziale: "Darkness Breeds Immortality", "Those Of The Unlight" e "Wolves". Tuttavia il vero salto di qualità avverrà nel 1994 con Opus Nocturne. 43 minuti di musica che danno un primo assaggio, un’idea, un influsso chiaro ma non completo di quello stile che è diventato il marchio di fabbrica in casa Marduk: quel Black rabbioso, blasfemo, fulmineo, inafferrabile, fatto di energia, ritmi sostenutissimi e blast beats, quel sigillo che questi scandinavi imprimeranno sulle loro successive produzioni, trasformandolo in una caratteristica quasi imprescindibile all’interno dei loro brani. Dopo l’opening "Intro / The Appearance Of Spirits Of Darkness", che distrae la mente con la sua atmosfera sinfonica e lascia presagire poco o nulla di quanto sta per seguire, senza ulteriore transizione alcuna l’ascoltatore viene catapultato nel vero Black Metal dei Marduk. "Sulphur Souls" e la successiva "From Subterranean Throne Profound" sono mazzate violentissime rese ancor più crude dai vocals di Joakim Af Gravf, supportati a dovere da un drumming preciso, martellante e pressoché onnipresente.
Maggior spazio alla chitarra e ai suoi riffing viene lasciato in brani come "Untrodden Paths (Wolves Part II)"," Deme Quaden Thyrane" e "Autumnal Reaper", in grado di districarsi con fluidità tra ritmiche diverse, mischiando evocatività ed oscurità.
Nel Febbraio del 1996 inizia la stesura dei nuovi pezzi per il quarto album: Heaven Shall Burn...When We Are Gathered che vedrà la luce nel giugno dello stesso anno.
Il tour promozionale che segue l’uscita del nuovo disco sarà un grande successo, tanto che verranno registrate alcune performance che saranno poi utilizzate nel loro primo live album Germania (1997).
I Marduk non hanno limiti nell’estremizzare ancor di più la loro proposta, nella musica così come nella loro attitudine: ormai sono diventati uno dei punti di riferimento per il genere tanto da esser affiancati, per alcune date, ai Mayhem. La line-up cambia e pare che in questo disco la potenza complessiva della band sia ulteriormente aumentata. La produzione è tutto sommato buona.
Già da "Beyond The Grace Of God ", si capisce che aria tira con l'apocalittica voce di Legion ,che a detta dello stesso Morgan è a dir poco demoniaca e rispetta perfettamente il nome del cantante, poiché "ogni suono che ne proviene è simile ai lamenti di un orda infuriata di demoni, una legione per l' appunto" . Poi è la volta di "Infernal Eternal" e di "Glorification Of The Black God".
Probabilmente questo è il brano più lontano dallo stile tipico e caratteristico dei Marduk, dato che usa come base un opera classica "una notte sul monte calvo" di Mussorgsky. La composizione di questa canzone, se cosi la si può definire, è stata per i Marduk uno dei compiti più ardui. Poi tra testi inerenti a Dracula, il disco si chiude con Legion che a detta della band è un'invocazione a Lucifero: cioè spronare i vivi a difendere il suo regno.
LA TRIOLOGIA OSCURA: IL SANGUE, LA GUERRA E LA MORTE
Sul finire del 1997 iniziano le preparazioni per il tanto atteso nuovo lavoro intitolato Nightwing, un concept album che uscirà nell'aprile dell'anno seguente. Questo disco presenta classiche sfuriate Black violentissime in puro stile Mayhem con i soliti testi a sfondo satanico ma per la prima volta viene presentato un accenno di concept album: gli ultimi cinque brani sono contraddistinti da un collegamento e narrano la vera storia di Vlad Ţepeş, oscuro signore dell'antica Valacchia che, noto per la sua crudeltà, diede vita alla leggenda del conte Dracula. Sono presenti brani più rallentati e ragionati con un forte incedere marziale e minaccioso. I testi narrano la storia di questo personaggio fin nei minimi particolari e risulta evidente l'interesse per la storia del leader Morgan oltre alla sua preparazione e capacità narrativa. Questo album sarà il primo di una trilogia che, a detta della band, esprime la filosofia del vero Black Metal: una trilogia formata da sangue, guerra e morte.
"Nightwing" è il sangue, il successivo "Panzer Division Marduk" la guerra quindi "La Grande Danse Macabre" la morte.
Nel gennaio del 1999 i Marduk rientrano negli "Abyss Studios" per registrare il loro nuovo album, Panzer Division Marduk, disco che, secondo le intenzioni della band dovrebbe essere l'episodio più feroce della loro carriera. Una vera e propria mazzata. Le canzoni sono molto brevi e si nota l'assenza di rallentamenti. Come si intuisce dal titolo che cita la Wehrmacht e le sue divisioni corazzate, si spostano le coordinate verso un'altra delle passioni storiche di Morgan: la Seconda guerra mondiale e il Nazismo. Tutto su questo disco riconduce alla guerra tanto che spesso i brani sono introdotti da spezzoni presi da vecchi documentari con bombardamenti della Luftwaffe, fuoco di artiglieria, colpi di fucile. L'artwork è tutta una citazione: copertina con carro armato (un Centurion britannico del dopoguerra) e cartucciera, lanciarazzi Panzerfaust, illustrazioni di vecchi progetti di missili V2, città in rovina, e addirittura una vecchia foto che mostra l'Armata Rossa che marcia trionfante per la Berlino sconfitta e rasa al suolo. Non c’è più misticismo, né l’eco di demoni e dell’inferno, stavolta l’inferno viene rigettato sulla terra, in quello scenario terrificante che è la guerra. A parte l’etichetta di guerrafondai che si sono tirati dietro, a ragione o torto, sta di fatto che questo album segna una virata stilistica per la band. Il Black Metal violentissimo, serrato, non concede tregue; sembra davvero di essere sotto tiro di una mitragliatrice devastante. Anche se spesso le composizioni tendono ad assomigliarsi, qui ci sono comunque brani che hanno fatto la storia dei Marduk quali la titletrack, "Baptism By Fire", "Blooddawn" o "502" e che la band continua a riproporre in veste live, ma è certo che i quattro panzer svedesi in passato hanno saputo offrire di meglio almeno come varietà di suono. Dopo, i quattro partono per un tour mondiale che li vedrà impegnati per un anno. I progetti continuano e, dopo la separazione dalla Osmose sul finire del 1999, inizia a materializzarsi anche l’idea di un'etichetta personale di Håkansson: la Blooddawn Productions che diverrà la base per le future uscite della band. Per festeggiare i dieci anni di attività esce nel 2000 il secondo live album Infernal Eternal, accolto dalla critica come uno dei migliori dischi dal vivo in ambito estremo di sempre. La trilogia iniziata con Nightwing viene chiusa da La Grande Danse Macabre che è il settimo disco ed esce nel marzo 2001; in questo lavoro le composizioni sono diverse dallo stile tradizionale e integralista del gruppo, mostrando così un lato diverso della band ai fan.
Questo, per chi scrive, è il primo passo falso della band visto la carenza d'idee.
Questo vale soprattutto per i brani più veloci come "Azrael" e "Obedience Into Death" che hanno tutta l’aria di essere degli outtakes di Panzer Division Marduk ma anche le song più lente e ragionate finiscono con il perdersi in un mare di noia, prive come sono di ogni ispirazione.
Magari il gruppo è migliorato tecnicamente e la resa sonora è ottima ma il risultato complessivo non è eccelso.
NUOVO MILLENNIO
Il registro non cambia di molto con World Funeral uscito nel 2003, dove la band prova ad innovare ma con scarsi risultati. In alcuni pezzi si sentono addirittura influenze Industrial ed anche Death Metal (tipo in "Bloodletting").Le canzoni veloci sono alternate a mid-tempos ma sembra ormai mancare qualcosa: la creatività. "With Satan And Victorious Weapons" e "Cloven Hoof" sono velocissime e sono alternate da pezzi molto più rallentati (e in parecchie occasioni anche più atmosferici), tra cui "Bleached Bones" e "Castrum Doloris".
Migliorano decisamente le cose con Plague Angel, visto il songwriting potente, letale e non stagnante. Alla voce troviamo Mortuus: il nuovo singer è più vario rispetto al suo predecessore Legion, e soprattutto le sue metriche non sono tutte uguali. Bisogna però anche dire che il nuovo frontman dei Marduk ha potuto beneficiare di un songwriting molto ispirato, stavolta, e quindi a ben vedere non era solo colpa di Legion se le metriche negli ultimi album degli svedesi erano tutte così simili tra loro, e tale colpa andava condivisa con l’aridità compositiva del chitarrista Morgan.
Il risultato è devastante, le canzoni sono rasoiate violentissime, ma per niente scontate e le parti lente sono opprimenti e apocalittiche: un mix vincente in tutte le canzoni dell’album.
Una release che davvero sorprende per intensità e qualità, elementi che gli stessi Marduk avevano trascurato sensibilmente negli ultimi anni. Con Rom 5:12 si registra una spiccata sterzata melodica, dando vita a brani più "ariosi" dall'andamento marziale, lasciando meno spazio che in passato alle classiche sfuriate ultraveloci. Un tentativo lodevole per rinnovare un po' il proprio sound.
Sin dall'opener "The Levelling Dust" si percepisce la nuova direzione intrapresa dai Marduk: riff avvolgenti e sinistri, penalizzati da una vena compositiva un po' in affanno, un brano che si trascina verso la fine senza molti sussulti, privo di quella carica bestiale tipica degli svedesi.
Con "Cold Mouth Prayer" si ritorna su ritmi sostenuti e "Imago Mortis" uno dei pezzi che maggiormente di distinguono all'interno della tracklist. Una composizione di otto minuti abbondanti in cui la volontà dei Marduk di dare vita a un pezzo lento e carico di atmosfera si traduce in realtà in un brano asfittico, dove un paio di buoni riff vengono ripetuti per tutta la durata. Stessa sorte per le altre due songs di questo tipo: "Accuser" ed "Opposer". Disco con luci ed ombre che lascerà molti strascichi polemici. Nel 2009 con Wormwood la band prosegue sul sentiero dell'innovazione, proponendo all'interno del disco diverse tracce "mid tempo" che costruiscono un'atmosfera minacciosa e oppressiva, comunque nell'album sono presenti numerose canzoni che mantengono ancora quella velocità cupa e distruttiva e nell'insieme si può giudicare un buon lavoro.
Con Serpent Sermon del 2012 i nostri riprendono l’antica crociata in nome di Satana e, guidati dalla sanguinosa liturgia di Belial, macinano una serie di riff distruttivi ed oscuri.
Soluzioni che spaziano dal marziale al cadenzato, ecco come suona questo dodicesimo Serpent Sermon: Intro ferale per la title-track di apertura, sinistre sequenze in tremolo e studiate alternanze di tempo: il perverso chorus abilmente vomitato da Mortuus non dà scampo.
Con "Messianic Pestilence" si ritorna ai fasti del passato che non oso immaginare in sede live: un discreto assalto frontale. "Souls For Belial" è un putrido tripudio di demoni a convegno, tra stacchi ultratirati di famelica ferocia e più rallentate atmosfere dal piglio dannatamente incantatore.
Picchia duro anche la seguente "Into Second Death": furia e voracità in riff al vetriolo sparati a velocità supersonica, salvo poi spegnere il fuoco in giri più propriamente Doom oriented.
E sempre a proposito di influenze Doom, tra i vertici di quest'album si posiziona senz’altro la magnetica "Temple Of Decay", letale danza diabolica dai toni sacrali, il mantra dedicato da Mortuus all’infernale altare della morte. Frontschwein esce nel 2015, il disco si presenta estremamente vario e complesso senza mai perdere in coesione: il sound è totalmente Marduk, con strati e strati di chitarre che si intrecciano, sui quali anche il basso riesce spesso ad emergere con personalità.
Ottimo anche il lavoro della batteria: Widigs trova i tempi giusti sia quando si esibisce in prodigiosi blast beat sia quando deve sostenere ritmiche più articolate e lente. Questo è anche l’album della consacrazione di Mortuus: le sue vocals sono pregevoli in tutto il disco, con non rari momenti di eccellenza. Brani velocissimi e compatti si alternano ad altri più strutturati e complessi rendendo l’ascolto fluido e privo di cali di tensione. Un grande disco che riporta i Marduk ai primi capolavori degli anni 90.
ESPULSI DAL CONCERTO DI MINSK (2002)
Durante uno show programmato in Bielorussia, precisamente a Minsk, la band fu estromessa dalla scaletta. Infatti l’Ufficio Generale del Pubblico Ministero della Bielorussia bloccò lo show degli svedesi in programma nella capitale il 22 maggio 2012. Pavel Radzivonaw, portavoce del Pubblico Ministero, ha dichiarato alla stampa che il concerto non avrà luogo, perchè “la band predica il satanismo, che non ha nulla a che vedere con l’arte. Questo è un affronto ai valori cristiani. Loro predicano la morte, il Terzo Reich.” Ad altre band che avevano programmato lo show in Bielorussia, fra cui Vader e Kataklysm, venne concesso di suonare purché si attenessero alle leggi vigenti nel paese in questione.
IL CRANIO DI DEAD
Come tutti saprete i Mayhem furono tra le band principali della scena di Oslo. Lasciando da parte i roghi di chiese e l'omicidio di Euronymous, girava voce che a seguito del suicidio di Dead(vocalist dei Mayhem), Euronymous avesse prelevato dal cranio di Dead alcune parti del suo cervello e le avesse inviate a persone "degne" della scena. Håkansson durante un’intervista a Loudwire ha confermato di possedere pezzi di cranio e cervello di Per “Dead” Ohlin:
"Scrissi una lettera ai Mayhem e mi rispose il chitarrista, Euronymous.‘Si è semplicemente sparato, ecco un pezzo del suo cranio’. Era un fucile a cartucce, capisci? Mi ha anche spedito due frammenti di piombo e pezzi di cervello. Ce li ho ancora, li tengo ben al sicuro. Li spedì a tutti gli ex commilitoni di Dead. Ad alcuni di loro. Non eran molti, forse cinque"
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