martedì 20 novembre 2018

La Storia Degli Uriah Heep e Le Morti Di Gary Thain e David Byron

Gli Uriah Heep si formarono nel 1969 a Londra grazie a Mick Box membro inizialmente degli Stalkers e poi degli Spice che animavano i club londinesi con la caratteristica peculiare di non proporre cover, impegnandosi piuttosto a creare qualcosa di veramente originale e oscuro. A dare manforte al chitarrista c'era David Byron, il cui ingresso nel gruppo era avvenuto in modo curioso attraverso una improvvisazione ad alta gradazione alcoolica alla fine di una loro esibizione. Grazie al produttore Gerry Bron, la band cambierà nome in Uriah Heep.

Mick Box: "Negli anni 60, lavoravo per una compagnia di esportazioni nella City.
Ma poi dissi a mia madre che volevo fare il musicista, e che avrei continuato solo finché non fossi riuscito a pagarmi le modifiche che volevo per la mia Gibson Les Paul. Certe notti avevo solo quattro ore di sonno tra quando tornavo da una serata e quando dovevo alzarmi per andare a lavorare. Ogni tanto facevo un sonnellino nei gabinetti, e avevo un accordo con il mio amico: quando servivo lui tirava una spugna nel box, per svegliarmi"


PRIMI SEI DISCHI E IL SUCCESSO
Durante le registrazioni di "Very 'Eavy Very 'Umble" Bron propone l'inserimento in formazione di un tastierista, un certo Ken Hensley, che accetterà incuriosito dalla proposta originale della band.
Il debutto sarà sospinto dal superclassico "Gipsy" e alla super variegata "I'll Keep On Trying".

Melissa Mills della rivista Rolling Stones dirà nella celeberrima frase: "Se questo gruppo sfonderà, io mi suiciderò"

Ken Hensley, Mick Box e David Byron: ovvero la formazione perfetta per gli Uriah.
Paradossalmente nessuno dei singoli membri preso da solo poteva definirsi un musicista eccezionale, ma messi insieme avevano una forza d'urto devastante. David Byron aveva voce e presenza scenica, Mick Box era un buon chitarrista (ma non un fenomeno), Ken Hensley idem. Le velleità sperimentali confluirono nel lavoro successivo "Salisbury" del 1971, in cui la band (soprattutto il tastierista Ken Hensley) mostra tutta le sua ambizione come nei quindici minuti della title track (comprendente anche un'orchestra), nella Rock "Bird Of Prey" alle atmosfere rarefatte di "The Park" e in "Time To Live".
"Lady In Black", semplice ed oscura diviene un vero e proprio cavallo di battaglia.
Il successivo "Look At Yourself" uscito sempre nel 1971 è il perfetto Hard Rock e Prog (per via anche dell'entrata nella band del batterista Ian Clarke), grazie all'incredibile "July Morning" (e al suo assolo con il moog), alla clamorosa titletrack (con assoli di chitarra e tastiera da urlo) e "Shadows Of Grief".
Le cose cominciano a migliorare ma la critica rimane fredda.
E' con il successivo "Demons And Wizards" del 1972 che prendono forma gli Uriah Heep come li conosciamo. Con l'arrivo di Gary Thain e Lee Kerslake siamo al cospetto di una formazione fra le più concrete di sempre, con un sound sempre più compatto e che non necessita di virtuosismi per essere grande. Il disco sarà sospinto dall'elettrica "Easy Livin'" e dall'acustica "The Wizard", e una sequenza di brani orecchiabili e potenti che non si dimentica facilmente. Non si possono non citare anche le strane "The Spell" e "Circle Of Hands". Il momento è magico e sempre nello stesso anno esce "The Magician's Birthday" che prosegue sulla strada tracciata dal predecessore.
Impossibile non citare la stupefacente titletrack (che influenzerà i Queen da lì a poco), l'oscura "Echoes In The Dark" e le varie "Sunrise" e Blind Eye".
"Sweet Freedom" del 1973 ha l'arduo compito di succedere a due autentici giganti mentre il terreno intorno alla band inizia a traballare: cambio di etichetta, molte pressioni (anche in patria cominciano ad essere notati) e poco tempo a disposizione, ma a dispetto delle premesse il risultato è ancora una volta notevole. "Stealin'" scala le classifiche, viene (se possibile) accentuato maggiormente il sound Prog grazie a pezzi quali la titletrack e "If I Had The Time". E' qui che emerge in tutta la sua grandezza il talento del bassista Gary Thain, forse il musicista maggiormente dotato fra i membri della band, l'unico capace di suonare davvero di tutto partendo da sublimi linee melodiche di basso.


PROBLEMI DI DROGA ED ALCOOL: LE MORTI DI GARY THAIN E DAVID BYRON
"Wonderworld" è il disco che segna crepe evidenti: il cambiamento del songwriting e una certa indisciplina che prende il sopravvento ("mi presentavo in studio alle 20 e nessuno arrivava prima di mezzanotte" ricorda Mick Box), mentre David Byron ci va giù pesante con l'alcool.
Gary Thain invece ha gravi problemi con l'eroina. Hensley somatizzerà tutte queste tensioni nell'eloquente "So Tired" e il primo a pagare sarà Gary Thain, alla maniera di tante persone fragili schiacciate dal successo.

Ken Hensley: "Ciò che accadde al Moody Coliseum di Dallas nel '74 fu l'inizio della fine per Gary. Immaginate di venire scaraventati da una scarica elettrica dell'amplificatore...boom! Tre metri in aria e poi a faccia in giù in mezzo al palco" 

Il disco comunque verrà ricordato per la titletrack e "Dreams". Tornando a Thain, egli qualche mese dopo verrà trovato esanime nel bagno del suo appartamento a Norwood Green, stroncato da un'overdose di eroina a 27 anni (entrando nel noto "Club dei 27"). Per la verità, alcuni dicono che morì nel marzo del 1976, altri sostengono che l'overdose fosse una copertura e che il bassista, in realtà, sia stato ucciso da qualcuno mandato dalla famiglia dell'allora moglie indiana Yoko che non approvavano quella unione. Anche se il decesso fu archiviato come overdose di eroina. Perso anche Thain quindi, a partire da "Return To Fantasy" i dischi successivi della band saranno una mera riproduzione di quei fantastici capolavori della prima ora. Certo, la titletrack, "Prima Donna" e "Shady Lady" non sono brutti pezzi ma si vede che qualcosa si è rotto. Problemi col management, problemi di natura finanziaria, problemi di tenuta interna: la band era ormai sull'orlo del baratro e l'implosione era solo questione di tempo. La vita da rockstar ha il suo prezzo e inizia a presentare pericolosamente il conto: durante un concerto a Philadelphia David Byron, ubriaco, incespica sulla base del proprio microfono, cadendo. I litigi nella band sono all'ordine del giorno.
"High And Mighty" del 1976 è a tutti gli effetti un disco di Ken Hensley che mette la firma su tutti i brani, il disco è abbastanza commerciale. Ancora una volta Hensley dà l'ultimatum nei confronti di Byron che viene cacciato, e ancora una volta il finale della storia sarà tragico. Ken Hensley dice che David era la classica persona che odiava le cose sbagliate ma invece di lottare per cercare di cambiare la situazione, preferiva annegare tutto nell'alcool. Passeranno alcuni anni caratterizzati da insuccessi, dipendenze e un malinconico oblio che avanzava, prima che Byron si trasformasse in una Rockstar decaduta: un'esistenza travagliata cui pose fine un attacco epilettico nel febbraio del 1985 nella sua casa a Maidenhead. Nessuno degli ex compagni prese parte alla veglia funebre.

Mick Box: "All’epoca nessuno ti insegnava nulla sulle droghe. Quando gli amici hanno iniziato a morire, ci siamo svegliati"


I PROBLEMI DEI CAMBI DI LINEUP E IL CICLO COMMERCIALE
Spettava al nuovo singer John Lawton l'oneroso compito di sostituire il vocalist e risollevare una band che aveva perso due membri storici ed aveva migliaia di problemi. Si trattava di un buon singer ma molto diverso da quello che gli Uriah Heep avevano mostrato fin lì. "Firefly" non era bruttissimo ma "The Hanging Tree", "Wise Man" e soprattutto la celebre "Sympathy" erano i segni evidenti che si trattava di un'altra band, e anche nei dischi successivi non mancarono i guizzi di classe, ma gli Heep erano un'altra cosa. Escono i discussi "Innocent Victim" (con le super commerciali "Free Me" e "The Dance") nel 1977, poi l'anno successivo il profetico "Fallen Angel" ("Come Back To Me", la Pop "Whad'ya Say" e "Love Or Nothing" testimoniano il netto cambio di sound"). Lawton lascia, idem Keslake. Nel 1980 con l'abbandono di Ken Hensley a seguito del più Rock "Conquest" finiscono un decennio e un'era. Lee Kerslake si unisce ad Ozzy Osbourne, persino il bassista Trevor Bolder preferì imbarcarsi con gli Wishbone Ash, band di tutto rispetto, ma non di certo in linea con le tendenze del momento. Nessuno ci pensò due volte ad abbandonare la nave che stava affondando, fatta eccezione per Mick Box. Ben venti membri si avvicendarono in formazione. Viene ingaggiato il vocalist Peter Goalby alla voce, torna Kerslake e si porta appresso Bob Daisley.


IL NUOVO CORSO
"Abominog" del 1982 è a tutti gli effetti il disco spartiacque nella carriera della band, che chiude definitivamente i ponti con il decennio precedente per lanciare gli Heep verso il futuro. Il disco strizza l'occhio alla nascente NWOBHM inglese, malgrado un singolo piuttosto commerciale come "On The Rebound" contiene delle composizioni quali "Too Scared To Run" dotata di un riff di grande presa, "Chasing Shadows" e "Hot Persuasion". "Head First" del 1983 prosegue su questa falsariga (trainato dalle morbide "Stay On Top" e "Lonely Nights" ma anche da pezzi molto Rock/Metal quali "The Other Side Of Midnight"), idem "Equator". L'ago della bilancia nella storia degli Uriah Heep si chiama però Bernie Shaw: Mick Box lo incontra fuori dal Marquee, dopo che il singer canadese aveva concluso l'esperienza con gli Stratus di Clive Burr. Il debutto discografico è "Live In Moscow", resoconto dei dieci concerti che gli Uriah Heep tennero allo stadio Olimpico di Mosca sul finire del 1987.
Box e soci furono infatti la prima Rock band a suonare in Unione Sovietica ai tempi della guerra fredda (per la verità gli Heep suoneranno anche in altre nazioni "difficili" quali India, Corea del Sud e Berlino Est negli anni 70). La formazione di quel disco durerà per oltre un ventennio nel quale il nome degli Uriah Heep tornerà allo status che si merita, grazie a dischi di assoluto valore come il granitico "Sea Of Light" del 1995 (prodotto da Kalle Trapp) e il successivo "Sonic Origami". La band finalmente ritrova una lineup stabile e prosegue sino a "Totally Driven" del 2015 (che presenta vecchi classici risuonati), malgrado la dolorosa defezione di Trevor Bolder (ad appena 62 anni, morto nel 2013 per un tumore al pancreas).

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