domenica 22 gennaio 2017

La Storia Dei Savatage e L'Incidente Stradale Di Criss Oliva

Criss Oliva nato New Jersey, il 3 aprile 1963, fratello minore di Jon Oliva fu tra i fondatori degli americani Savatage.
Criss già da piccolo sfiorò la morte quando rischiò di annegare per una distrazione del padre mentre stava pescando.
Egli fu salvato da una giacca che assomigliava a un salvagente.
In seguito, tra un trasferimento e l'altro (da costa a costa degli USA: Florida e California) sia lui che Jon si appassionarono alla musica formando gli Avatar nel 1978: si denominarono come  Criss Tower e Jon Alien .
Nel 1980 si incontrarono  con il batterista Steve Wacholz e si esercitavano  in una baracca dietro casa Oliva, in seguito soprannominata "The Pit" dalla band.
Più tardi aggiunsero  Keith Collins nel 1981 come bassista.
Gli Avatar diventano Savatage, ufficialmente, nel 1983.


I DISCHI
Sempre nello stesso anno uscì l'esordio Sirens.
Si tratta di un disco Heavy Metal, influenzato dallo Speed americano (le orchestrazioni e la predominanza delle tastiere verranno aggiunte nella seconda fase della band).
Sirens malgrado una produzione così così, presentava alcune canzoni destinate a rimanere nella storia del gruppo.
Già l'opener "Sirens" metteva le cose in chiaro, seguita dall'aggressiva "Holocaust".
"I Believe" imita Sirens, segue la violenta "Rage".
"On The Run" è Rock old school, "Scream Murder" mette in evidenza i fratelli Oliva ben supportati da Keith Collins al basso e Steve Wacholz alla batteria.
La ballad "Out On The Streets" chiude il disco.
L'anno dopo uscì il sottovalutato EP The Dungeons Are Calling che segue la falsariga del precedente disco.
Ad esempio "By The Grace Of The Witch" in seguito diventerà una hit della band, stesso discorso per "City Beneath The Surface".
Di buon livello anche "Visions" e "Midas Knight".
Nel 1985 esce il bellissimo Power Of The Night.
Heavy Metal puro, riff, assoli, ritmi forsennati, genialità.
Il riff della titletrack è rimasto ancora nella storia della band ma in generale le prime 4 (comprendendo anche "Unusual", "Warriors" e "Necrophilia") ben rappresentano il sound dell'epoca del gruppo.
Ma si possono trovare anche ritmiche Hard Rock come in "Hard For Love", invece "Skull Session" mette in evidenza la voce di Jon Oliva.
"Fountain Of Youth" invece ha un incidere molto Black Sabbath.


L'ABUSO DI ALCOL E DROGHE
Nel 1986 uscirà il nuovo full Fight For The Rock.
A distanza di un trentennio, si tratterà dell'unico mezzoflop della band.
Nonostante ciò si possono trovare pezzi del calibro di "Lady In Disguise", "Out On The Streets" e la disperata ballad "Crying For Love".
Dopo questo disco inizierà la Golden Age dei Savatage, in particolare dopo l'incontro con il produttore Paul O'Neill nel 1987 (Hall Of The Mountain King).
Lo stile chitarristico di Criss  è unico, tant'è vero che Mustaine (leader dei Megadeth) gli offre il posto nella sua band.
Criss rifiutò l'offerta, preferendo proseguire con i Savatage.
Per curiosità...i Megadeth poi sceglieranno Marty Friedman. In ogni caso in questo periodo Jon, con l' "aiuto" di Mustaine, raggiunge il picco per quanto riguarda l'abuso di alcol e sostanze stupefacenti.
In tono minore pare che anche suo fratello Chris e Caffery usassero droghe ed alcol (anche se in tono minore).
Tornando al disco, be' qui troviamo il meglio del meglio dei Savatage: riff incisivi e coinvolgenti, bei riff, grandi melodie ed inventiva.
L’iniziale "24 Hours Ago", parte a mille con la sua aggressività.
La successiva stupenda "Beyond The Doors Of The Dark" è inizialmente più melodica per poi cambiare decisamente ritmo.
In evidenzia la voce di Jon Oliva ed ancora i riffs straordinari del chitarrista in evidente stato di grazia.
"Legions" è più cadenzata ed inizia con un bel giro di basso su cui si snoda tutta il brano. "Strange Wings" è quasi una ballad, invece "Prelude To Madness" è una rivisitazione in chiave Rock della sinfonia di Edvard Grieg, che introduce la straordinaria title track, uno dei brani più belli dell’intera produzione del gruppo dove ai soliti riffs possenti si aggiunge un'incredibile sezione ritmica.
"The Price You Pay" e "White Witch" sono comunque di buon livello, "Last Dawn" è un'interessante strumentale melodica.
Chiude l’album "Devastation" con Criss in bella evidenza, come sempre.


LA SVOLTA SINFONICA
I Savatage proseguono le loro uscita con la pubblicazione di Gutter Ballet nel 1989.
Questo disco è la svolta musicale della loro carriera perchè le orchestrazioni e la predominanza di tastiere iniziano da qui.
Disco emozionante, a volte triste (forse perchè viene scritto con Criss in clinica di riabilitazione?), tastiere a go go (quasi Prog in alcuni passaggi) ma anche assoli chitarristici grazie al duo Oliva/Caffery.
Un bel ritmo scaturito dal basso di Middleton apre "Of Rage And War", brano decisamente Heavy con interessanti riff nel contesto di liriche che parlano di guerra con tanto di rumori di elicotteri in lontananza (è una canzone collegabile alla prima parte di carriera della band).
Segue la title track, una dolcissima ballad: le note soffuse e solitarie del pianoforte di Jon Oliva sono poi accompagnate dalla chitarra elettrica in un crescendo travolgente e suggestivo.
Qui viene realizzato anche un video.
"Temptation Revelation" è un pezzo strumentale per pianoforte e chitarra decisamente struggente: un vero gioiello. "She’s In Love" è una buona canzone con un ritornello trascinante.
"Hounds", dopo un breve arpeggio di chitarra, aumenta decisamente di ritmo.
"The Unholy" è un’altra track Heavy dal ritmo travolgente.
"Summer’s Rain" è invece un’altra bellissima ballata molto intensa.
Non possiamo dimenticarci anche dell'altra ballata "When The Crowds Are Gone" con in evidenza una straordinaria prova vocale di Jon Oliva. Anche per questa viene girato un videoclip.
La conclusiva "Thorazine Shuffle" è un pezzo molto ritmato e potente con un grande Criss che ci dà prova, se mai ce ne fosse ancora bisogno, della sua bravura con le sei corde.
Partono una serie di tour senza sosta sino al 1991, quando esce Streets (il più grande successo mainstream di Savatage).
Si tratta di un concept sulla droga (probabilmente autobiografico), una Rock Opera se preferite.
Dalla prima track che dà il nome al disco, alla bellissima "Jesus Saves", diventato poi l'inno dei Savatage nel corso di quegli anni.
Il disco prende però subito atmosfere tristi dalle traccie successive come "Tonight He Grinds Again" e "Strange Reality", per poi tornare a pezzi velocissimi come "You're Alive" e "Sammy And Tex".
Incredibili i pensieri espressi da "Can You Hear Me Now" e "Ghost In The Ruins".
A livello musicale ascoltare i cambi di ritmo di "New York City Don't Mean Nothing".
Se ciò non vi è bastato, il disco si fa tragico ed intenso con "If I Go Away" (canzone immortale del gruppo) ed "Agony And Ecstasy".
In particolare, in quest'ultima, il testo parla di DT (il protagonista del concept) vicino al suicidio con qualcuno che lo tenta.
La cattiva voce di Jon Oliva da quel tocco in più, dando una prestazione che si sposa benissimo con il testo.
Il disco poi si chiuderà con uno dei pezzi più belli (e meno comuni) del metal: "Believe" (ballad strappalacrime ma non per questo banale).
La storia ha buon fine e DT riacquista la voglia di vivere.
Il risultato è quindi l'ultima fenomenale traccia, un brano di una speranza infinita.
Questo lavoro diventerà disco di platino. A seguito di ciò e per problemi di voce, Jon Oliva decide di dedicarsi solo alle tastiere.


Il NUOVO CANTANTE ZAK STEVENS
Malgrado il grande successo interplanetario, i Savatage sono scossi dalla partenza improvvisa di Steve "Doc" Wacholz nel 1993 e dalla scelta di Jon di non cantare più.
Dan Campbell scoprì come vocalist Zachary "Zak" Stevens, invece Jeff Plate è scelto per sostituire Doc alla batteria
Con questa lineup uscirà nel 1993 Edge Of Thorns nel 1993.
La copertina di "Edge Of Thorns" è un dipinto dall'artista Gary Smith e ritrae Dawn (moglie di Criss Oliva).
La faccia tra gli alberi si suppone che sia quella di Jon Oliva.
Jon Oliva era amato da tutti e, come si sa, è sempre difficilissimo sostituire un vocalist però inutile dire che per quanto Stevens abbia una voce molto diversa (più potente e meno graffiante) è rimasto ugualmente nel cuore dei fans.
Questo disco (come vedremo) sarà anche l'ultimo con Criss Oliva come chitarrista.
Il nuovo sound era più aggressivo, dovendosi sposare con il timbro vocale di Stevens.
Indelebili nella memoria le atmosfere create dalla dolcezza del sitar di Criss e la carica della sua chitarra.
Basta ascoltare la trascinante titletrack oppure la strumentale "Labyrinths" un capolavoro di un minuto e mezzo o ancora la magnifica ballad "All That I Bleed".
"He Carves His Stone" inizia con un arpeggio di Criss Oliva e la calda voce di Stevens in un crescendo di emozioni fino a esplodere nella furia del ritornello, magistralmente creato dalla graffiante chitarra di Criss.
Il riff di "Lights Out" è da leggenda, idem "Follow Me" altro diamante purissimo.
Da sottolineare la prova di Zak Stevens che sembra quasi duellare con la chitarra di Oliva.
Si torna a picchiare duro con "Degrees Of Sanity", altra martellata, come del resto lo è "Damien".
Il disco si chiude con una canzone trascinante "Miles Away" e l'acustica "Sleep", altro fronte su cui si può notare le capacità di Zak Stevens.


IL GIORNO FATALE PER CRISS OLIVA
Il 17 ottobre 1993 intorno 03:30 durante la guida sulla strada statale 301, mentre Criss e sua moglie si stavano dirigendo ad un festival in Florida, appena a nord di Tampa, una macchina in arrivo attraversò la corsia e colpì l’auto di Criss, una Mazda RX7 del 1982, uccidendolo all’istante.
La moglie Alba fu ricoverata al Tampa General Hospital con lesioni interne della testa e dell’addome, il cranio fratturato, schiena, polso destro e parte inferiore della gamba sinistra.
Colui che provocò l’incidente venne trovato positivo all’alcool test ed aveva un contenuto nel sangue dello 0,294% (il limite in Florida era del 0.10%) e aveva costole fratturate, mascella, naso, polso destro ed entrambi le parti inferiori delle gambe con lacerazioni al viso e la mano destra.
L’autista ubriaco venne accusato e condannato per omicidio colposo e lesioni gravi.
18 mesi di prigione ma gli venne revocata la patente a tempo indeterminato.
Gli fu anche ordinato di scrivere alla famiglia Oliva una lettera di scuse e sta attualmente risarcendo la famiglia di 100 dollari al mese.
Il risarcimento è a vita dato che Criss aveva solo 30 anni al momento della sua morte.
Criss era uno dei chitarristi più dotati, proprio per la sua bravura nel coniugare Heavy Metal e musica classica come il fratello Jon gli aveva insegnato.

Padre di Criss: "Ha vissuto per quella chitarra"

Tutti le armonie ed i solos di Criss erano particolari, pieni di potenza e pathos.
Il sound di Criss era unico e non paragonabile a quello di altri chitarristi.
Tante furono le dediche del mondo del Metal in suo onore: da Alone You Breathe (dall’album Handful of Rain) e R.I.P. (Undone) degli Overkill (dall’album W.F.O.), passando per Thunder & Rain Part 1 & Thunder & Rain Part 2 dei Vicious Rumors (dall’album Word Of Mouth).
Il fratello Jon gli ha dedicato molte volte la stupenda ballad contenuta nell’album Gutter Ballet, composto con Criss, "When The Crowds Are Gone".


L'EPOCA DI SKOLNICK ALLA CHITARRA E L'INDURIMENTO DEL SOUND
Per molti i Savatage sarebbero dovuti finire con la sua morte.
Fu Jon Oliva (tornato in pianta stabile nella band) a decidere che i Savatage dovevano andare avanti, e lo fece soprattutto per suo fratello Criss.
Alla base di ciò: un patto, stipulato dai fratelli Oliva durante i primi anni di carriera, che diceva che se uno dei due non avesse più potuto suonare nel gruppo, allora l'altro avrebbe dovuto mantenere vivo il progetto.
La voglia di rivalsa su questo destino avverso portò alla pubblicazione l'anno successivo di un disco molto discusso: Handful Of Rain.
L'ingrato compito di sostituire il fratello Criss toccò al Thrasher Alex Skolnick che, una volta lasciati i Testament, entrò a far parte dei Savatage.
Forse, scelta migliore non poteva essere fatta. Era assolutamente inutile scegliere un clone di Criss (così come fu azzeccata nel disco precedente la scelta di Stevens alla voce).

Alex Skolnick: "Criss Oliva fu uno dei primi musicisti che sentii suonare vera musica Heavy Metal e fu anche un talentuoso chitarrista. La musica sua e di Jon fu un'ispirazione quando i Testament stavano esordendo sulle scene. Un musicista molto sottovalutato" 

Skolnick comunque fu ritenuto responsabile dell'approdo verso lidi ancora più pesanti dei Savatage, che mai in precedenza avevano espresso questo furore metallico a discapito di quella vena melodica che li aveva sempre caratterizzati (forse influì anche il dolore per la morte di Criss).
Ad esempio "Taunting Cobras" è sorretta da riffing serratissimi e un ritmo martellante.
Il cantato di Zak Stevens è cattivo come non mai.
Poi c'è la title track a farci rifiatare almeno per un po'.
Il lento arpeggio di chitarra però, non sembra preannunciare nulla di buono in realtà, e infatti il ritornello esplode in tutta la sua furia poco dopo.
"Handful Of Rain" è già un piccolo capolavoro.
"Chance" è qualcosa di unico: intro dolce, poi si scatena l'inferno.
L'intreccio delle voci in coda al pezzo è semplicemente sublime, oltre ad essere diventato un marchio di fabbrica dei Savatage da quel momento in avanti.
Insomma, questo pezzo giustifica ampiamente l'acquisto dell'album.
Si prosegue con "Stare Into The Sun", altro pezzo da novanta, dove Skolnick ha spazio per mostrare gli artigli graffianti della sua chitarra.
"Castles Burning" e "Watching You Fall" sono due perle spesso suonate dal vivo.
"Nothing's Going On" viene lasciata a Skolnick e alla sua chitarra. Un brano Heavy fino al midollo.
"Symmetry" è sulla falsa riga dei brani precedenti strutturati su ritmi più cadenzati.
Infine, "Alone You Breath", pezzo di una bellezza disarmante che ci fa davvero percepire il dolore che Jon ha provato per la perdita dell'amato fratello.
Gli stessi versi che Jon cantò in maniera melodica su "Believe" e su "When The Crowds Are Gone", vengono cantati con rabbia da Stevens.


IL RITORNO ALLE ATMOSFERE SINFONICHE
Nel 1995, esce il decimo full: Dead Winter Dead.
Un po' come "Streets" si tratta di un concept, questa volta sulla guerra in Bosnia.
Skolnick lascia la band ed è sostituito da Caffery ed Al Pitrelli.
Il disco si apre con una solenne "Overture" chiusa da un suono di un’esplosione, che apre "Sarajevo", un’introduzione narrata dal meraviglioso timbro di Stevens, accompagnato da un pianoforte e da rumori di guerra in sottofondo. 
Meravigliosa e sempre emozionante "This Is The Time", un inno alla libertà ed alla fratellanza che, però, sta per essere funestato dall’imminente guerra. 
"I Am" si apre con un riff ripetuto di chitarra, accompagnato dalla malefica voce di Oliva, che riesce a farci percepire l’inizio del conflitto, anche grazie alle ripetizioni del ritornello, quasi ossessivo nel crescendo finale. 
Segue la successiva "Starlight", col ritorno di Stevens dietro al microfono (frequente l' alternanza dei due cantanti). 
Il brano è trascinante e coinvolgente, specialmente nella parte finale, dove le fughe a braccetto tra le chitarre sprigionano una carica e una furia che si riversano nella successiva "Doesn’t Matter Anyway", lanciata come singolo apripista.
"This Isn’t What We Meant" rallenta i ritmi, song melodica e per tanto interpretata da Stevens, che ci fa riprendere per un attimo il fiato dopo le serratissime canzoni appena passate. 
"Mozart And Madness" è la classica track strumentale in pieno stile della band, narrativamente la canzone rappresenta la follia di un vecchio musicista che, invece di rifugiarsi, sceglie di suonare Mozart al centro della piazza di Sarajevo sotto i bombardamenti. 
"Dead Winter Dead" è un’altra bellissima canzone, interpretata da Stevens e costruita su un riff ricorrente, abbandonato solo nella bellissima serie di assoli di metà e fine pezzo. 
"One Child" è epica ed allo stesso tempo emozionante. 
"Christmas Eve (Sarajevo 1224)" sta alla base dell’idea che porterà alla nascita della Trans-Siberian Orchestra, progetto di Jon Oliva.
"Not What You See" corrisponde al momento in cui i due innamorati, pur se di etnie diverse, s’incontrano nella piazza di Sarajevo e trovano un musicista morto perché colpito da una bomba, ed a questo punto decidono di mettersi alle spalle l’incomprensibile realtà della guerra fuggendo insieme. 
Nel 1997 uscì The Wake Of Magellan, disco Heavy/Rock con molte influenze Prog e sinfoniche.
"The Ocean" è rappresentata dal rumore delle onde del mare che si infrangono sulle note di pianoforte. 
"Turns To Me" è acustica/melodica in apertura e sul ritornello, poi Heavy e Dark nella seconda parte. "Morning Sun" è calma, acustica, prima dell'esplosione e dell'assolo incendiario.
"Another Way" cantata da Jon Oliva è quasi Thrash.
L'intro oscura di "Blackjack Guillotine" si innesta nelle strofe piuttosto pesanti, inerenti la droga.
"Paragons Of Innocence" è old e allo stesso tempo potente con insoliti innesti rappati.
"Complaint In The System" è Heavy e potente.
"Underture" è una struggente strumentale, invece la titletrack "The Wake Of Magellan" è epica e cadenzata con un ritornello molto potente.
Il brano poi cambia e si trasforma in "The Storm", come dice il titolo: si tratta di una vera e propria tempesta sonora.
Il finale è affidato a "The Hourglass" con un finale crescente e cori a sei voci a chiudere alla grande, in maniera così teatrale: tutti i sei componenti della band danno il proprio apporto (così com'era stato per esempio su "Chance" di "Handful Of Rain").


L'ABBANDONO DI STEVENS E IL RITORNO DI JON OLIVA ALLA VOCE
L'ultimo disco in studio è Poets And Madmen, che vede ritornare alla voce Jon Oliva dopo la dipartita di Zachary Stevens. 
"Driver" e "I Seek Power" sembrano portare la band ai primi giorni ma la voce di Jon è abbastanza diversa.
In definitiva si tratta di un mezzo passo falso ma malgrado ciò si può trovare un pezzo da 90 come "Morphine Child", connubio di tutto ciò che i Savatage hanno sempre rappresentato.
Melodia, riffing, assoli, cori e voci sovrapposte.

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