Fenriz su Fortean Times (N.80): "Non c'è niente di meglio che diffondere l'odio dal palco. Vogliamo istigare il pubblico ad andare in giro a favore il lavoro sporco per conto nostro"
L'esordio discografico risale al 1991 con "Soulside Journey" (ricordato soprattutto per "Cromlech", la title track, "Neptune Towers", "Grave With A View", "Iconoclasm" e "The Watchtower"). E' tuttavia nel 1992 con "A Blaze In The Northern Sky" ("Un bagliore nei cieli del Nord") che la band norvegese muta forma iniziando ad usare cartucciere e corpsepaint (grazie anche all'incontro con Euronymous). Qui le urla di Nocturno Culto si fanno indemoniate e disumane. Qualche influenza Death Metal sussiste ancora: alcuni riff sono Death school ma suonati in modo Black Metal, inoltre sono presenti ancora degli assoli. Ad esempio "In the Shadow Of The Horns" ha riff e ritmiche Death molto lente, se si escludono gli ultimi 2 minuti. "Paragon Belial" è costruito su una chitarra solista portante, le influenze prettamente Black appaiono su "Where The Cold Winds Blow", in larga parte della title track e in "The Pagan Winter". Paradossalmente la track di apertura "Kathaarian Life Code" è un misto tra i Darkthrone dell'epoca e quelli più Groove che vedremo in futuro.
Nel 1993 esce "Under A Funeral Moon" produzione grezzissima ai limiti del demo (come i dischi precedenti del resto) abbassata di un semitono proprio per renderla malvagia, fredda e grezza. I brani sono più corti e più minimali del disco precedente e le influenze Death sono assenti. I riff sono cortissimi e i tecnicismi assenti: antimelodia in musica. Troviamo pezzi storici quali "Natassja In Eternal Sleep", la violentissima titletrack o rintocchi finali di "Crossing The Triangle Of Flames". Ma vanno citate più o meno tutte dalla furibonda "Summer Of Diabolical Holocaust alla violentissima e scarna "Unholy Black Metal", senza scordarci della lenta "To Walk The Infernal Fields" o della claustrofobica "Inn I De Dype Skogers Favn" grazie ai suoi riff ripetuti all'infinito.
Fenriz (in un'intervista su "The Devil Made Me Do It"): "Abbiamo un atteggiamento fascista. Non pensiamo che nel mondo debba essere permesso di pensare con la propria testa. Vogliamo vedere un ritorno al medioevo, quando la cristianità ed il satanismo lottavano per la supremazia, qualunque siano le conseguenze"
LE POLEMICHE SUGLI EBREI
La pietra dello scandalo fu però "Transilvanian Hunger" uscito nel 1994 perchè attirò sulla band un mare di critiche. Alla sua uscita la band fu subissata dalle critiche per le scritte che accompagnarono le prime stampe: "True Norwegian Black Metal" e soprattutto "Norsk Arisk Black Metal" (Black Metal Norvegese Ariano). Per gettare ancora più benzina sul fuoco, la band norvegese pensò bene di scrivere:
"Ci teniamo a sottolineare che Transilvanian Hunger sta al di sopra di ogni critica. Se qualcuno tentasse di criticare questo LP, dovrebbe essere del tutto disprezzato per il suo evidente comportamento giudeo"
Ovviamente, seppur si trattasse di una band underground, questa dichiarazione sollevò un vespaio di polemiche . Parlando prima di "Arisk", poi di "True" ed infine grazie a questa uscita poco felice...la band venne etichettata come dalle idee di estrema destra.
La stessa Peaceville non potè far altro che dissociarsi da tale dichiarazione, sapendo tra l'altro che il disco sarebbe potuto essere ritirato dai negozi. I Darkthrone in seguito smentirono le accuse affermando che le loro parole erano state travisate perchè erano da sempre apolitici.
In poche parole si accorsero di averla fatta grossa e probabilmente di essersi preclusi una buona fetta di mercato.
IL DISCO
Il nome dell'album vuol dire letteralmente "Fame Della Transilvana".
O se preferite fame diabolica, istintiva, priva di ogni razionalità, pura soddisfazione di violenza gratuita. "Transilvanian Hunger", grazie anche alla sua pessima produzione, è lo spirito del Black Metal norvegese dell'epoca. Fenriz è l’autore di tutte le composizioni, otto tracce di odio incondizionato verso l’umanità, pura provocazione insomma. Già dalla copertina si evince ciò: Fenriz armato di candelabro, ghignante odio e malvagità, un misto di sofferenza e rancore verso l’umana specie. La dipartita di Zephirus alle sei corde non costituì un ostacolo per la band, al contrario portò il concretizzarsi di un sound ancora più minimale ed elementare.
Fenriz ebbe il desiderio di abbandonare qualsivoglia abbellimento o dimostrazione di bravura tecnica, rifiutando riff articolati, assoli o composizioni commerciali. Pochi riff, blast beat furiosi, vocals fredde e minimalismo annichilente. La title track non ha bisogno di presentazioni o descrizioni: abbastanza simile a "Natassja In Eternal Sleep" con un blast beat catatonico, linee vocali grezze e lineari e un riffing modificato in un giro di basso di 2 accordi.
La stessa Peaceville non potè far altro che dissociarsi da tale dichiarazione, sapendo tra l'altro che il disco sarebbe potuto essere ritirato dai negozi. I Darkthrone in seguito smentirono le accuse affermando che le loro parole erano state travisate perchè erano da sempre apolitici.
In poche parole si accorsero di averla fatta grossa e probabilmente di essersi preclusi una buona fetta di mercato.
IL DISCO
Il nome dell'album vuol dire letteralmente "Fame Della Transilvana".
O se preferite fame diabolica, istintiva, priva di ogni razionalità, pura soddisfazione di violenza gratuita. "Transilvanian Hunger", grazie anche alla sua pessima produzione, è lo spirito del Black Metal norvegese dell'epoca. Fenriz è l’autore di tutte le composizioni, otto tracce di odio incondizionato verso l’umanità, pura provocazione insomma. Già dalla copertina si evince ciò: Fenriz armato di candelabro, ghignante odio e malvagità, un misto di sofferenza e rancore verso l’umana specie. La dipartita di Zephirus alle sei corde non costituì un ostacolo per la band, al contrario portò il concretizzarsi di un sound ancora più minimale ed elementare.
Fenriz ebbe il desiderio di abbandonare qualsivoglia abbellimento o dimostrazione di bravura tecnica, rifiutando riff articolati, assoli o composizioni commerciali. Pochi riff, blast beat furiosi, vocals fredde e minimalismo annichilente. La title track non ha bisogno di presentazioni o descrizioni: abbastanza simile a "Natassja In Eternal Sleep" con un blast beat catatonico, linee vocali grezze e lineari e un riffing modificato in un giro di basso di 2 accordi.
"Over Fjell Og Gjennom Torner" continua imperterrita sull’identica via tracciata dalla precedente traccia: seppur meno diretta, i due minuti e mezzo di musica sono caratterizzati dalla misantropia fine a se stessa."Skald Av Satans Sol" è violenta, grezza e feroce. In "I En Hall Med Flesk Og Mjød" vi sono gli unici due cambi di ritmo di batteria dall’opprimente blast beat dell’intero album. "As Flittermice As Satans Spys" è claustrofobia allo stato puro. Il disco si chiude con l'anti-musicale "En Ås I Dype Skogen", ennesima mazzata gratuita sulla testa degli ascoltatori.
IL PROSEGUO DELLA CARRIERA
Nella seconda fase della carriera della band, ci sarà un drastico cambio di sound verso territori più Groove e Black N'Rock, tuttavia il successivo "Panzerfaust" uscito nel 1995 è assolutamente da ascoltare. L'Helvete era stato ormai sgominato con Vikernes arrestato per incendi di chiese e per l'omicidio di Euronymous. Anche Samoth e Faust degli Emperor furono arrestati rispettivamente per incendi ed omicidio. I Darkthrone erano sempre stati vicini a quest'ambiente ma senza mai prender parte alle azioni dolose (almeno così pare). La band abbandonò la Peaceville, firmando per la Moonfog. La produzione è sempre scadente e disturbata, ciò si evince già dall'opener "En Vind Av Sorg" oscura come pochi. Molto bella anche "Hordes Of Nebulah" grazie allo screaming satanico di Nocturno Culto, la martellante "Triumphant Gleam" e la maligna "Hans Siste Vinter". Forse il capolavoro però rimane "Quintessence" scritta da Vikernes (scopiazzata però da "Noregsgard" degli Storm, uscita nel 1994). Bella anche l’oppressiva outro, "Snø Og Granskog" in cui a cantare è Fenriz.
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