Visualizzazioni totali

lunedì 25 luglio 2016

La Storia Delle Riviste Rock e Metal: Da Rockerilla a Classix Metal

Gli anni 80 furono oltre che un periodo storico per la diffusione della musica Metal ma anche per quanto riguarda le riviste. C’era una certa concorrenza, soprattutto tra riviste quali H/M e Metal Shock, ma in qualche misura era molto sana e portava a migliorare le varie riviste (la concorrenza pare fosse sentita più da quelli di Metal Shock). Al picco molte di queste riviste riuscirono a raggiungere anche 15mila copie. Quali furono i punti di riferimento? Sicuramente le riviste inglesi: Kerrang!, Metal Forces, Sounds, Terrorizer (gente quale Mick Wall, Chris Welch, Geoff Barton, Dave Reynolds, Dave Ling, etc). Intanto il Metal era sempre più variegato: al classico si aggiungeva il Metal estremo, poi in seguito quello alternativo. Fenomeni come il Thrash, il Death, il Grind e il Black Metal segnarono una prima spaccatura. La divisione dei contenuti e la specializzazione delle riviste diventarono un serio argomento negli anni 90. I sottogeneri che spingevano su velocità e violenza generale (Death, Black) portarono ad un vero e proprio separatismo spinto da tutto quello che era "Classico". Verso la fine degli anni 90 però le cose precipitarono ulteriormente e qualcosa inizia ad andare storto per davvero. Oltre alla divisione tra Heavy classico ed estremo si inizia a delineare una spaccatura tra puristi dei generi di riferimento tra "Metal" e "Non Metal" che si evolverà nel cosiddetto Nu Metal, uno dei più grossi business del Metal a cavallo del 2000.
Il clima di tensione è palpabile anche all’interno delle riviste: le pagine della posta traboccano di insulti verso i Korn, gli Slipknot e le correnti alternative. Passando ovviamente per i Metallica rei di aver concepito Load e Reload, voci critiche nei confronti della svolta quasi Crossover dei Sepultura di Roots, dei cambi di genere dei Megadeth, senza scordarci delle pagine dedicate al fenomeno Grunge.
Le riviste, come somma dei collaboratori che le vanno a comporre, finiscono per schierarsi inevitabilmente da una parte o dall’altra. Nel mentre, zitto zitto e in modo relativamente veloce, stava nascendo un mostro che avrebbe inghiottito tutto: Internet. Nella prima fase dell’esistenza della rete, Internet ha iniziato ad affollarsi di Webzine e siti generici: Blabbermouth, Metallus, TrueMetal, Metal.it (fondato da Gianluca "Graz" Grazioli, ex di MetalShock), MetalSucks, Metallized, MetalItalia più Webzine o Blog. Per le fanzine storiche (italiane e non) ti rimando a questo articolo: La Storia Delle Fanzine Metal (Italiane e Straniere)
Come era lecito attendersi, i piccoli siti nascevano già schierati da una parte o dall’altra del Metal, con pochissimi nomi che mettevano d’accordo tutti. Era quasi un passaggio di consegne: dalla carta allo spazio virtuale (o Cyberspazio se preferite). Inutile dire che oggi molte di queste riviste, hanno chiuso baracca e burattini. Anche se bisognerebbe chiedersi, come mai, alcune riviste inglesi (Kerrang e Metal Forces su tutte) continuano ad esistere ancora oggi facendo ancora discreti numeri (sicuramente scrivendo in inglese il bacino di utenti era enormemente più ampio ma vale lo stesso oggi su internet: i blog e webzine in lingua inglese sono la maggioranza e in teoria dovrebbero produrre una certa concorrenza oscurando le riviste cartacee, cosa che in Inghilterra è avvenuta solo in parte).
Ad ogni modo ripercorriamo la storia delle principali riviste italiane.


CIAO 2001
Ciao 2001 fu una rivista musicale italiana degli anni 70 e anni 80.
Il settimanale nacque nel 1968 dalla fusione di due tra le più importanti riviste musicali del periodo beat: Ciao amici e Big. Il primo numero è datato 1969.
La rivista nei primi tre anni si occupò in generale di musica leggera e di mondo giovanile allora in grande fermento, spostandosi poi nel decennio successivo verso il Prog Rock straniero e italiano.
Ma non solo: Bob Dylan, Frank Zappa, Van Halen, Yes, Jethro Tull, Meat Loaf, Jefferson Starship, Deep Purple, Led Zeppelin, Queen, Neil Young, Bruce Springsteen, David Bowie, Steve Wonder, Eilvis Presley, etc Sbeffeggiata e criticata proprio per la diversità di band proposte (alternando band Hard Rock ad altre Pop) fu sicuramente tra le riviste più importanti del panorama italiano.
Il direttore "storico" della rivista fu Saverio Rotondi, in carica dal 1970 al 1983, anno della sua prematura scomparsa, artefice della svolta nella trattazione degli argomenti musicali, e che portò il settimanale ad un consistente aumento delle vendite. Per la rivista lavorarono e scrissero, fra gli altri, Renato Marengo, Dario Salvatori, Richard Benson, Marco Ferranti, Maurizio Baiata, Manuel Insolera, Piergiorgio Brunelli, Piergiuseppe Caporale, Lucio Mazzi, Giorgio Antonelli e Armando Gallo.
La rivista continuò le pubblicazioni sino agli anni 90 più un'altra quindicina di numeri a cavallo del nuovo millennio. In totale vennero pubblicati 1212 numeri.


ROCKERILLA ED HARD N'HEAVY
Una delle prime riviste Rock fu Rockerilla che nasce nel 1978 ed è stata tra le prime riviste a parlare di Heavy Metal e in generale di musica alternativa con firme quali Beppe Riva, Piergiorgio Brunelli, Claudio Sorge, Alex Solca, Adriano Bosone, Paolo Cossali, Tiziano Bergonzi e Maurizio Bianchi.
Per la verità non possiamo parlare di una rivista Metal in senso stretto perchè era maggiormente incentrata sulla "New Wave" però ebbero l'indubbia importanza nel dare il primo spazio al Metal tramite trafiletti di "Hard N'Heavy" e tramite l'estensione della stessa rubrica con 3 numeri omonimi.

Beppe Riva: "Alla fine del 1978 iniziai a scrivere su Rockerilla, che a quell’epoca usciva in un formato simile ai grandi settimanali inglesi come Sounds e Melody Maker, e cercava nuovi collaboratori ricercandoli fra i vincitori di un “concorso dei lettori” istituito anni prima da Ciao 2001, la più diffusa rivista musicale italiana degli anni ’70. 
Il “premio” consisteva nella pubblicazione di una recensione, con nome e indirizzo dell’autore, ed io fui fra i prescelti, commentando un album dei Blue Oyster Cult. 
Negli anni ‘80, Rockerilla divenne un punto di riferimento per la cultura Rock alternativa in Italia; occupandomi dell’emergente fenomeno Heavy Metal, varai una rubrica “Hard N'Heavy”, che fu la prima in Italia nel suo genere ed ottenne un notevole successo.
Nel frattempo, a livello di carta stampata, avevamo realizzato alcuni numeri di Hard & Heavy, divenuta una rivista autonoma rispetto a Rockerilla, e la prima nel nostro paese dedicata esclusivamente al Rock duro"

Piergiorgio Brunelli: "Credo di aver conosciuto Beppe Riva ad un concerto: ho parlato con la redazione e dopo la laurea nella primavera dell'82 sono andato a Londra per un mese. 
Ero già stato a Reading nel 1979 e nell'80, più Donington nell'81.
 La spinta di andare e provarci nacque da due cose: io abitavo a Bologna, le etichette erano a Roma o Milano. Ero svantaggiato rispetto ai fotografi di quelle città perché i miei contatti erano sporadici e non riuscivo a creare rapporti buoni come i loro.  L'ultimo tassello nel quadro è il tour degli Iron Maiden dell'autunno 1981.  Avevano liquidato Paul DiA nno e reclutato Bruce Dickinson. Gli feci foto a Bologna e Milano.  Già conoscevo il loro manager Rod Smallwood così mi comprarono tre foto da quel tour e dal Reading 1980 che furono usate nella copertina interna di "The Number Of The Beast". 
La scelta tra l'usare la laurea in Scienze della Produzione animale appena conseguita e l'andare a Londra è stata facile"


METAL HAMMER
Metal Hammer, rivista multilingua (quindi non solo italiana), venne ideata nel 1983 dal manager londinese Wilfried F. Rimensberger. In quel tempo, suggerì alla neonata Kerrang! di pubblicare una versione in Germania della stessa rivista, ma i suoi editori non furono interessati. Iniziò dunque a realizzare Metal Hammer a Londra. Sviluppò il concetto di una rivista multi-lingua, che in breve portò ad una circolazione mensile superiore ad un milione e, durante il suo picco massimo, Metal Hammer fu pubblicata in undici diverse lingue. 100 pagine dedicate alla musica Metal a 360°: Power, Thrash, Speed, Heavy, Death, Doom, Black, Sludge, Symphonic, Gothic e tutto ciò che fa parte di questo mondo. Interviste e servizi esclusivi, anteprime, report e session fotografiche esclusive, news, curiosità, recensioni e le avventure di "Padre Mustaine". Tra i fondatori storici si ricorda Luca Signorelli, Alex Ventriglia e Stefano Pera. Signorelli rispondeva, in modo sarcastico e con storie/metafore, anche alla posta dei lettori. Una sua particolarità era il fatto che preferisse Load al Black Album, non sopportava il Black Metal, i Morbid Angel, i Type O Negative, i Clash. Adorava le band Punk giapponesi e snobbava i grandi gruppi. Profetizzò un grande futuro per i Nevermore e per la svolta dei Sepultura post-Roots (prendendo, in quest'ultimo caso, una bella cantonata). Adorava Killing Jokes, Neurosis, Depeche Mode. Fu autore a fine anni 90 anche di un libro di ottimo successo "L'estetica del Metallaro. Là fuori ci sono solo mostri".

Luca Signorelli ricorda i primi giorni di Metal Hammer: "Avevo conosciuto Claudio Cubito e Sandor Mallasz quando conducevano una trasmissione radiofonica su una radio privata torinese. 
In seguito nacque la possibilità di gestire quattro pagine ‘locali’ nella versione tradotta in italiano di Metal Hammer, che velocemente diventò un Metal Hammer italiano a tutti gli effetti”

Luca Signorelli: "L’obbiettività nella critica musicale, come in quella estetica generale, è solo una fola. La critica musicale è un misto di fiction, diario personale e arringa, non è una scienza. 
Rendi un buon servizio al pubblico quando scrivi cose divertenti, personali e che allo stesso tempo permettano di scoprire dischi e gruppi nuovi che valga la pena di scoprire.
Sono più dubbioso sulle stroncature: prima di tutto perché sono più facili da scrivere. 
E poi perché sono in genere pessimi servizi ai lettori.  Raramente è una buona idea dire a qualcuno “non sentire questo gruppo perché fa schifo”, in teoria bisognerebbe sentire tutto e farsi un’idea da soli.  Anche solo per motivi anagrafici non sono così convinto di aver avuto tutta questa influenza (le cose che leggo in giro mi sembrano, fortunatamente, molto personali) ma se questo è veramente avvenuto, ne sono ovviamente felice e soddisfatto"

Malgrado qualche avvicendamento (come l'abbandono di Signorelli dalle testate giornalistiche quindi non solo Metal) fu sicuramente tra le riviste più durature del panorama, arrivando sin in tempi moderni (al di là di qualche chiusura e riapertura). Sandro Buti, abbandonato Flash, scrive per Metal Hammer dal 1997 al 2005. Fabio Magliano, fu una delle firme della testata dal 1996 con pausa nel 2005, quando fondò Metal Maniac. Dopo l'uscita da Metal Maniac (che era una costola di Metal Hammer), Magliano viene richiamato a Metal Hammer e avvia una collaborazione con Filippo Pagani, Andrea Vignati e Barbara Volpi tra gli altri, fino all’intoppo che decide momentaneamente la sospensione di ogni uscita.

Stefano Pera sul ritorno di Metal Hammer: "L’editoria musicale ed in particolare quella Metal deve affrontare un mercato che è cambiato completamente.  Negli anni 80 e 90 i giornali erano bibbie: era l’unico modo per avere notizie su dischi e gruppi.  Oggi chiunque può andare su internet e trovare mille volte tanto.  Ogni giorno, ogni minuto, da ovunque e soprattutto con una velocità che una rivista mensile non potrà mai avere, le persone possono trovare contenuti immensi (notizie, interviste, recensioni, i dischi stessi e tutti i video, ufficiali ed amatoriali).  C’è però ancora uno spazio ed è uno spazio preciso e ben definito.  Il Web è veloce, ma proprio per questo è leggero, spara frecce di continuo in ogni direzione ma non consente la profondità.  Il Web è dispersivo. 
La gente vede di tutto ma lo fa in modo superficiale.  I giornali offrono invece un modello di consumo differente.  La lettura è più attenta, il ricordo delle cose è più nitido, si pone in modo più intuitivo come riferimento mnemonico.  Il format deve quindi essere differente, non antitetico al Web, ma complementare.   Per questo stiamo lavorando ad un modello di rivista con la doppia natura Web e cartacea. In pratica vogliamo creare una sorta di circolo virtuoso tra i due ambienti, con un travaso di attenzione da una piattaforma all’altra senza soluzione di continuità"

Dopo qualche anno però (2014) Metal Hammer risorge ma la "magia" dura poco perchè Magliano e Pera decidono nuovamente di abbandonare per divergenze personali.


H/M
H/M fu un'altra rivista storica che dettò le mode negli anni 80, prima di scomparire a metà anni 90 per problemi economici. Da qui uscirono figure leggendarie che influenzeranno i giornalisti del decennio successivo: basta ricordare Massimo Cottica col suo humour tutto particolare, Vincenzo Barone, Alex Ventriglia, Alessandro Massara e Luca Collepiccolo. Era più simile ad una fanzine ed ampio spazio era dato anche alle lettere dei lettori. C'era una certa rivalità con la nascente Metal Shock.

Massimo Cottica: "L'esperienza con H/M nel 1990 ha coinciso con un cambiamento nel movimento metallico italiano.  Una volta si dava una pacca sulla spalla a tutti. Metal Shock ha continuato a farlo per anni...H/M ed il sottoscritto erano di un altra opinione.  Dare a Cesare quel che è di Cesare, massacrare gli altri.  Mi arrivavano decine di demo ogni settimana. 
Per essere completamente onesto ti dico come preparavo il mio lavoro.  Ascoltavo tutti, buttavo via la metà.  Quelli che non avevano niente a che fare con la musica, via, nel cestino. 
Tenevo quelli che mandavano le foto roboanti con le pose e i capelli lunghi fino al culo, e quelli che sapevano suonare.  Gli ultimi li benedivo e cercavo di aiutare a migliorare ed andare avanti. 
I primi li smontavo pezzetto per pezzetto, sadisticamente se vuoi... era come avere un sito web. 
Tu puoi scrivere che sei il meglio in quello che fai sul tuo sito web, ma poi quando si viene al sodo si scopre che non ci acchiappi la proverbiale fava lessa.  Tanti gruppi di quell'inizio anni 90, avevano una bella immagine ma saper suonare, manco per l'augello..."

Alcune massime di Cottica sulla rubrica "Under Shout": "L'albero cui tendesti la pargoletta mano è mio", "o scendi giù tu o salgo su io!" e non mancavano perle di saggezza degne dei più raffinati filosofi ("A caval donato non si guarda in bocca... anche perché gli puzza maledettamente l'alito!").
Più altri simpatici siparietti quali "Biancafava ed I Porno Nani", "La Leggenda del Cefalo Pescatore", etc

Massimo Cottica: "Metal Shock era più serio, servo del gruppo, insofferente per la realtà e non curante del danaro che i lettori spendevano per comprare l'ultimo della Strana Officina, che veniva recensito come la cosa migliore che l'Italia aveva da offrire, ma che in realtà era una minchiata paradossale.  Io ed H/M ci siamo schierati dalla parte del consumatore e nel culo di quelli che di musica non ci hanno mai capito una fava lessa.  Undeshout ha iniziato con un tono solenne, per diventare un tonto insolente.  Le recensioni sono diventate più leggiadre, meno tecniche, più prendiamola sul ridere che "sì ragazzi avete un futuro". 
Ho catapultato esponenzialmente il mio "io" nella seconda parte della storia di Undershout/HM. 
Il risultato erano le poesie, le nefande storie di Ventriculis, Baronis, Cotecum. 
Ho preso in giro il direttore, le direttrici, le segretarie, tutti i collaboratori, tutti i gruppi che mi facevano schifo o che odiavo alla perdizione...più lo facevo e più gente scriveva in redazione chiedendo di me e di come catturavo l'attenzione del lettore e tutte quelle baggianate lì..."


METAL SHOCK
Metal Shock invece uscì per la prima volta nel 1987 grazie alla collaborazione di Bassoli con Giancarlo Trombetti come caporedattore dal 1987 al 1990 e Beppe Riva (entrambi ex collaboratori di Rockerilla). Era un periodico quindicinale. All'apice della sua storia vendette anche oltre 20mila copie.

Beppe Riva: "Il primo numero di Metal Shock uscì nell’aprile ’87, poco dopo il terzo di Hard’N’Heavy.  Ci impegnammo comunque affinché quest’ultimo fosse un numero di elevato contenuto, anche se non potevamo avvertire con troppo anticipo la redazione di Rockerilla della decisione di andarcene. Metal Shock venne pubblicizzato come “il metallo da leggere”: ci interessava creare una rivista di qualità, scritta con adeguate basi culturali. 
Non condividevamo l’impostazione di H/M, che ci sembrava focalizzato più sulle immagini che sui contenuti"

Gianni Della Cioppa: "Tra Metal Shock e H/M c'è sempre stata una necessaria rivalità che non può che aver fatto bene alla crescita dei prodotti.  Sappiamo per certo che quando Metal Shock usciva, in casa H/M si organizzavano riunioni per studiare come era stato possibile che li avessimo preceduti, così come fa parte della storia tramandata di come i loro redattori abbiano spesso dovuto modificare la prima pagina di copertina dopo che li avevamo bruciati sul tempo!"

Francesco "Fuzz" Pascoletti: "Quando uscì Metal Shock si vedeva, fin dal numero 1, che era superiore ad H/M.  Era un giornale molto più professionale, fatto da gente esperta, che veniva da Rockerilla, rivista che anche io leggevo e non solo limitandomi alle cinque o sei pagine dedicate al metal, ma da cima a fondo, perché, fin da allora, volevo cercare di capirci qualcosa anche di altri generi. 
Metal Shock era un magazine con una marcia in più, c’erano bellissime foto..."

Dopo il primo periodo (Bossoli-Trombetti), passò attraverso altre tre gestioni: Pascoletti, Borchi e Mancusi. Tra i giornalisti più apprezzati Cristiano Borchi, Gianni Della Cioppa, Giancarlo De Chirico ed Alessandro Ariatti. Il settore Prog Rock era affidato a Sandro Pallavicini e in seguito da Ezio Candrini, Heintz Zaccagnini si occupava di Punk, Klaus Byron di tutto quanto era metal italiano.
Invece Beppe Riva, Tiziano Bergonzi, Giancarlo Trombetti (fondatore e primo direttore della testata) e Paolo Cossali avevano campo libero spaziando su un po' tutto. A Gianluca "Graz" Grazioli, entrato nel 1996, era affidato invece il Death Metal e Power Metal (nel 1998 e 1999 venne eletto redattore più amato e allo stesso tempo più odiato). A Tim Tirelli erano affidati gli articoli monografici sui maggiori chitarristi Rock e Metal. Non vanno dimenticati a Giulio Masetti, Massimo Giannini, Fabrizio Massignani, Cristiano Gentili e Renato Ferro.
Si ricordano come rubriche particolari "Shock Relics" dedicata ai dischi del passato e la primordiale "Magik" rubrica inerente magia, incantesimi ed esoterismo (non durò molto comunque).
A partire dal numero 50 arrivò "Kakka Metal", due pagine gestite da Francesco Pascoletti (poi meglio conosciuto come "Fuzz") che si firmava "Stronzon" e si prendeva gioco del mondo del Metal tramite cliché e mitologia, scivolando però il più delle volte sul terreno delle offese e degli insulti gratuiti: i suoi bersagli preferiti erano i Judas Priest, Bon Jovi, i Metallica ed i Saxon.
Pascoletti, a differenza di Signorelli, cercava di non inimicarsi i lettori e teneva nascoste (per quanto possibile) le sue antipatie: "Certo, siore e siori, questo disco è così pregno di umori e sensazioni, che chi ama solo il Death Metal può girare pagina". Già negli anni 90, con l'esplosione del Grunge, la rivista cominciava a cavalcare le mode con Pascoletti che era succeduto a Trombetti e stava dando alla rivista un taglio sempre meno serio. Zambolini, Della Cioppa ed altri lasciarono fondando la rivista Psycho (che aveva un carattere molto ironico e mirava a musica alternativa/particolare).
Il punto di svolta (in negativo) della rivista è impresso però nel 2001 dal nuovo caporedattore Aldo Luigi Mancusi. Curiosamente Mancusi, nel 1999, quando militava nei Lord Brummel ricevette una recensione da Grazioli proprio su Metal Shock. Mancusi suonava la batteria.
A quanto si ventilava pare che la band usasse in realtà una drum machine (e lo stesso Mancusi non fece mai mistero del fatto che fosse molto pigro nella vita di tutti i giorni, nel suonare e non).
Comunque il mercato editoriale viveva già tempi difficili e venne scelto Mancusi probabilmente per risollevare la piccola crisi che Metal Shock (e non solo) stava attraversando svoltando su lidi più commerciali (Nu Metal). Vennero scelti alcuni tra i migliori recensori emergenti di quel periodo: Roberto "Trainspotting" Bargone, Ciccio Russo, Emanuele Gentile e Matteo Cortesi.
Tuttavia da lì in poi per scelte molto discutibili (come band trattate, copertine, rubriche e quant'altro) la rivista vedrà diminuire ulteriormente le vendite, con fuoriuscita di alcuni membri storici (quali Cristiano Borchi) o colonne portanti (quali Graz, entrato 5 anni prima, che fonderà eutk e poi metal.it sul web e poi entrerà a far parte di Rock Hard). Le recensioni del nuovo Metal Shock vengono infarcite di insulti e metafore di dubbio gusto (è vero che il mercato era ormai collassato e bisognava re-inventarsi ma forse un certo modo di scrivere sarebbe stato più adatto su una webzine e non su una rivista quindicinale). Arrivano lettere minatorie con insulti, minacce, etc (ma questa è sempre stata una prerogativa di questo tipo di riviste) e chi cura la posta risponde insultando a suo volta.
Sotto Mancusi le copertine iniziano a raffigurare solo band Rock famose (tipo Aerosmith, Ac/Dc, etc) ed altre Alternative (tipo i Papa Roach ed altre della nascente scena Nu Metal), inoltre viene riproposta una vecchia rubrica mai troppo amata: "Kakka Metal" (vignette e barzellette deliranti).
Nel mentre le band di Metal Estremo venivano sempre più rilegate in piccoli trafiletti, scomparendo quasi del tutto dalle pagine della rivista. Vennero esaltate band quali Rammstein, The Vision Bleak, Otep, Staind, Superjoint Ritual, Mudvayne e tutta la scena Nu Metal e stroncati nomi storici quali Stratovarius, Hammerfall, Nuclear Assault, Exodus, etc La commercializzazione del quindicinale non giovò alle vendite, tutt'altro. Il fallimento è datato nel 2008.
La rivista (in parte) è poi diventata Metal Skunks: un blog sul Web con tra gli altri Ciccio Russo e Roberto Bargone.


FLASH
Flash invece nasce a fine anni 80, come riempitivo (se così lo vogliam chiamare) di Metal Shock il logo fu un'idea di Trombetti. Successivamente la gestione passò a Klaus Byron. Poi infatti diventerà indipendente. L'idea di base era pubblicare tutto quello che non trovava spazio su Metal Shock: compresi i desideri di poster dei lettori. In seguito biografie, storie, interviste, news e discografie.
Tutto ciò ovviamente ai tempi aveva un senso, visto che Internet non esisteva ancora.
Nel nuovo millennio si ricordano anche recensioni inerenti locali Rock sparsi per la penisola.
Tra i giornalisti Stefano Cerati, Ulisse Carminati, Heintz Zaccagnini e Sandro Buti (dal 1993 al 1997).

Stefano Cerati: "Ho iniziato nel 1994 per Flash a 32 anni, l’età in cui in genere uno smette e non inizia.  Ma l’importante è arrivare, non quando parti.  Ho iniziato tardi perché non pensavo di essere all’altezza di quelli che tuttora considero i miei maestri e che col tempo sono diventati anche miei amici, Beppe Riva, storica penna di Rockerilla e Metal Shock, e Claudio Sorge, ex direttore di Rockerilla.  Poi un giorno su Flash ho risposto ad un annuncio dove cercavano collaboratori ed ho scritto una lettera (non c’erano le mail nel 1994) a Klaus Byron che mi ha subito arruolato. 
Ricordo ancora perfettamente il mio esordio, il 12 giugno 1994. 
Ho intervistato Joey Z dei Life Of Agony, Wino degli Obsessed e Tommy Victor dei Prong che erano in tour assieme. Da lì è iniziata una carriera lunghissima e che non ho intenzione di terminare. Mi sono fatto tanti sbattimenti, traducendo le interviste la sera e la notte perché avevo un lavoro regolare di giorno, guadagnando pochissimi soldi, ma non rimpiango niente. 
Ero già molto contento di avere dischi gratis e pass per i concerti e la possibilità di incontrare i miei idoli.  Questo è andato avanti fino al 1998"

Ulisse Carminati: "Le regole di Klaus erano assoluta onestà nello scrivere e nel comportamento… quindi niente compenso e qualsivoglia rapporto preferenziale con le label con la conseguente poca pubblicità acquistata dalle stesse sul giornale.  Pur vendendo una media di 5mila/7mila copie a numero, ben presto le mere spese di gestione superarono le entrate per cui, quando il nostro benefattore principe, che nulla aveva a che fare con la musica oltretutto, dovette per forza di cose interromperci il finanziamento, tutto andò a catafascio, senza contare i soldi persi da Klaus. 
Sia io che Klaus, ricevemmo nel frattempo la proposta di aprire un altro magazine ma, constatata l’assoluta mancanza di libertà che ci veniva prospettata o che quanto meno Klaus aveva subodorato, rifiutammo la proposta e amareggiato dall’ambiente e non dico altro mi ritirai in buon ordine anche se con sommo dolore"


HARD! E MONSTERS
Dal 1990 sino al 2000, Hard! ha portato nelle edicole italiane articoli scritti con il cuore e passione, oltre che foto incredibili. Tra i fondatori Luca Fassina (poi approdato a Metal Maniac in anni recenti).
Sul primo numero si ricordano Skid Row e Mötley Crüe.  Il formato è molto particolare, un "tabloid" che una volta aperto misura quasi mezzo metro.  Viene venduto con un inserto chiamato semplicemente "magazine" nel quale trovano spazio tutte le rubriche e i gruppi "underground" (o, come meglio dire, poco conosciuti). C'era anche lo spin-off "Monsters!", dedicato ai migliori gruppi del metal mondiale. Hard! comunque era un giornale più per ragazzini con tanto di posta e diatribe su Guns N'Roses, Nirvana, etc

Luca Fassina: "Era un periodo molto entusiasmante per la musica internazionale e in dieci anni ne abbiamo viste e fatte veramente di tutti i colori. 
In quel periodo, i computer venivano utilizzati solo come macchine da scrivere, Internet non era di certo la fonte di illimitate informazioni che è oggi, e il lavoro del giornalista ti dava persino uno stipendio che ti permetteva di vivere!  Parlo di un tempo in cui non si pagavano i meet & greet, le case discografiche ti mandavano il vinile per fare la recensione...sì, sono un nostalgico: in quei giorni essere un giornalista Rock era anche uno stile di vita. Ogni settimana c’erano almeno un concerto, un paio di showcase, due o tre interviste, una festa o la presentazione di un disco e quando tornavi a casa alle cinque del mattino, dovevi anche scrivere.  Spossante ma elettrizzante al tempo stesso"


GRIND ZONE
Grind Zone uscì in edicola nel 1994 e fu un fulmine a ciel sereno in quanto trattava principalmente di Metal Estremo: era un progetto collaterale di Metal Hammer (con molti giornalisti del progetto principale, tra cui Alex Ventriglia, Angelo Mora e soprattutto Stefano Longhi).
Si ricorda anche Emiliano Verrecchia. I primi due numeri sono degli speciali di Metal Hammer e visto il successo diventa rivista a scadenza bimestrale. Il boom e la cadenza bimestrale fu a fine anni 90.
Trattava di Grindcore, Death Metal, Brutal Death, Black Metal e in seguito Depressive Black Metal.
Si ricordano anche due rubriche particolari come "Shades Of Grey" e "Grimoire" condotte da Ferruccio Filippi inerenti musica Dark. O "Demo-lition" dedicata a musica Underground.
Poi i contenuti erano più o meno gli stessi delle riviste del settore: news, recensioni dischi ed interviste. Spiccava la grafica nera su caratteri bianchi.
Rivista, come si sarà capito, molto di nicchia visto che le band trattate in Italia vendevano al massimo centinaia di copie ma sicuramente idea molto interessante perchè non si vive solo di Iron Maiden, Metallica e Slayer. Altra rivista che purtroppo non c'è più.


THUNDER MAGAZINE
Thunder Magazine esce nel 1994, grazie ad un'idea di Roberto Gandolfi e di ex redattori di H/M ed Hard (con tanto di pubblicità sulle reti Mediaset). Tra i quali Vinz Barone.
Rivista generica con spesso compilation allegate (il primo allegato era dedicato ai Megadeth ma si ricordano anche molti pezzi live. Il prezzo era di 12mila e 500 lire...non proprio economica, tutt'altro).
Tra i collaboratori iniziali anche Beppe Riva, prima che problemi interni portassero al suo abbandono.
Graficamente parlando forse migliore rispetto alla storica H/M (del resto questa era una rivista più "moderna" e con mezzi maggiori), anche se con un taglio troppo adolescenziale, non durò molto comunque. Anche qui, furono probabilmente problemi economici dietro la chiusura.

PSYCHO!
Psycho! nasce nel 1996 e durerà sino al 2005. 83 numeri pubblicati. Nasce grazie ad un'intuizione di Francesco Pascoletti detto "Fuzz", ex di Metal Shock. Si ricordano anche Angelo Mora, Fabio Zambolini e Della Cioppa.

Fuzz dopo aver abbandonato Metal Shock (gestione Mancusi): "Chi vuole leggere di musica compra Psycho! o le altre riviste, chi si accontenta compra Metal Shock"

Psycho aveva una visione a 360°: dal Gothic al Nu Metal, passando per gli approfondimenti culturali fino alle recensioni delle pietre miliari del Rock. Con tanto di CD allegato ed una grafica davvero particolare. C'era ironia, passione, divertimento.


ROCK HARD
Rock Hard è fondato in Germania nel 1983, viene portata finalmente in Italia nel 2002 grazie a Marco "Doc" Ardemagni, Luca Barigione e Cristiano Borchi.
Si ricordano, tra le firme, anche Angelo Mora, Gianluca "Graz" Grazioli (ex di Metal Shock) e Barbara Francone.

Marco "Doc" Ardemagni: "I primi mesi sono stati davvero duri ed intensi...io e Luca abbiamo iniziato quest'avventura un po' sopra le righe, confidando in un certo bacino di lettori e tarando le nostre scelte esclusivamente su standard qualitativi molto alti, almeno per l'Italia. 
Prima di noi nessuno aveva azzardato un "melting pot" metallico di ben 132 pagine e men che meno l'aveva arricchite (dopo soli 3 mesi!) con un CD misto musica/video. 
La più grande soddisfazione è quella di aver perseverato, creduto che alla lunga la qualità paga e crea una base fedele e competente… Correva l'anno 2001, mese di Agosto...una sera il sottoscritto, decide di inviare un'email esplorativa a Gotz Kuhnemund (direttore editoriale della versione originale tedesca) riguardo l'eventualità di un interessamento di Rock Hard alla pubblicazione in Italia della rivista, trascorse alcune settimane mi giunse non solo un'email di interessamento, ma un vero e proprio invito in Germania a discutere della cosa, io e Luca volammo un weekend lassù e solo dopo qualche giorno venimmo a sapere che anche Cristiano (Borchi, che non conoscevamo affatto…) aveva incontrato i responsabili tedeschi per un'altra casualità e su temi più redazionali che contrattuali. 
Nei mesi successivi siamo entrati in contatto con Cristiano ed abbiamo creato la squadra...


CLASSIX
Classix nasce nel 2003, a cura di Francesco "Fuzz" Pascoletti, Gianni Della Cioppa, Alessandro Ariatti. Oggetto della rivista, il Rock del passato (anni 60, 70 e 80): dischi fondamentali, nomi dimenticati, piccole e grandi leggende del Rock, ma anche band attuali.
In più classifiche e speciali più l'allegato "Burn!" (un sampler CD per riascoltare la migliore musica del passato). Per il resto rubriche, lunghe interviste ed ovviamente recensioni.
Nomi di qualche band? Genesis, Who, Cream, Uriah Heep, Bad Company, Ritchie Blackmore, Company Of Snakes, Def Leppard, Candlemass, PFM, Cream, Jethro Tull, Steve Vai, Gary Moore, etc


METAL MANIAC
Metal Maniac fondata da Fabio Magliano ed Alex Ventriglia nel 2005 assieme a Sandro Buti, Fabrizio Massignani, Luca Fassina ed Enrico De Paola, rivista più orientata sul Metal italiano (e sul Power) da cui Fabio si allontanò nel 2010 per motivi personali e divergenze varie con gli altri redattori.
Alex Ventriglia debutta nel mondo ufficiale della carta stampata agli albori degli anni 90, in qualità di vice-caporedattore della rivista metal italiana per antonomasia: H/M.
Collabora inoltre con il mensile Ciao 2001. Dopo una breve collaborazione con Metal Shock, arriva a Metal Hammer e ne diventa il caporedattore. Scrive anche per Grind Zone.
Poi fonda Metal Maniac, ancora oggi punto di riferimento per i metallers italiani.
Luca Fassina dopo aver fatto della redazione nel 1990 che ha creato Hard!, ha collaborato anche con Rolling Stones, prima di scrivere regolarmente per Metal Maniac.

CLASSIX METAL
Classix Metal nasce dal 2008, rappresentando la versione Metal di Classix (basata sul Rock di ieri e di oggi). Diretto da Francesco "Fuzz" Pascoletti (già caporedattore di Metal Shock e Psycho) e con firme quali: Gianni Della Cioppa, Stefano Giusti, Giovanni Loria, Enrico De Paola, Manuel Fiorelli, Stefano Ricetti, Roberto Michieletto, Lorenzo Becciani, Tony Aramini, etc
100 pagine di Heavy, Thrash, Death, Black, Grindcore, Glam, Power, Doom, etc ovvero il Metal di ieri in tutte le sue forme, ma anche quel Metal di oggi. In più articoli biografici, interviste, retrospettive, discografie, aneddoti, gruppi dimenticati o sottovalutati.


PAROLE NOTE E CITAZIONI DI ALCUNI RECENSORI
Beppe Riva: per descrivere il Metal usava parole quali mesmerico, pernicioso, belluino, lancinante, marasma asfissiante, sporco e deragliante, terremotante, roboante, rifferama, platter, orrorifico, chitarre al fulmicotone, "chitarre efferate che colpiscono con la stessa virulenza di mazze chiodate", "sezione ritmica che provoca movimenti sismici", raid chitarristici incendiari, acuti siderali, asce, amplessi solistici, "voci e chitarre che rivaleggiano in un clima pervaso di drammatico oscurantismo", spasmodica tensione, iettatoria condanna, cruda espiazione, soffocante senso di soprannaturale oppressione, resa drammatica, voci enfie, voci trionfanti, inni da battaglia, cozzi ferrigni, lunghe suite Dark, "strade ricche di labirinti ombrosi e diramazioni ignote", "attacchi di virulenza Speed che diventano esalazioni venefiche dalla scorza impenetrabile del metallo pesante", ombre minacciose di un'orda distruttrice, scontri solistici, "clima musicale sospeso e da incubo su cui si abbassano come lame inesorabile le chitarre", corposo intarsio, fantastico spettrale, "il fascino natural del trapasso fra la notte e il giorno, l'avvento che sconfigge tutte le paure ancestrali che l'oscurità reca in sè: la stesura più immaginifica dell'album" Riferimenti storici e derivanti da lingue stranieri, quali: folklore mitteleuropeo, animus pugnandi, debacle, poweful singer, class metal, isola di Albione, premeditata ferocia delle scorrerie degli Unni di Attila, Grand-Guignol (teatro parigino dedito a spettacoli horror e violenti), cappa iconografica da tregenda (cioè luogo dove secondo la tradizione nordica si riunivano per fini malefici streghe e diavoli), axeman, ultra loud (molto forte), ensambles, force de frappe.

Francesco "Fuzz" Pascoletti: "I brani sono taglienti e poco raccomandabili come un vicolo di Brooklyn dopo la mezzanotte, in un ibrido saltante si ma non del tutto originale", "se una volta si poteva pensare ad una band post-Death che ascoltava i Systers Of Mercy sfogliando riviste porno-bizzarre...", "Va be' e a loro ditelo, no? Cos'è diventare folli è la mania del momento? Fare il matto, impazzire furiosi, dare via di capoccia, sciroccare sta forse diventando la cosa più in e cool della stagione? Ditecelo, perchè almeno noi ci regoliamo, potremmo dipingerci di arancione e girare in strada armati di machete con bidè in testa"

Aldo Luigi Mancusi: "Se prendiamo due uova, le spacchiamo e le buttiamo in una padella bollente, senza sbatterle, otteniamo due occhi di bue. Se invece prendiamo questo disco e lo buttiamo nel bidone della spazzatura, anche inquinando l'ambiente, salveremo i nostri padiglioni auricolari da un eventuale atto di follia, sulla falsa riga di Shining, che ci porterebbe, inevitabilmente, all'autoinflizione di due matite appuntite all'interno di quest'ultimi", "Alla resa dei conti, tanta è stata la noia durante l'ascolto che sono riuscito nell'ardua impresa di tagliare tutte le doppie punte dei peli che decorano la mia onorevole verga", "Capisco che la Nuclear Blast, con la scomparsa del Power Metal, voglia creare un nuovo trend ma andare a ripescare questi zombi mi sembra un tantino esagerato...", "L'unica cosa che vorrei sapere è perchè la comunità europea non approva la legge che impedisca agli spagnoli di suonare, specialmente quando si tratta di Heavy Metal, visto che sono un popolo incapace di produrre qualcosa di personale o decente! Molto meglio odorarsi l'indice in compagnia di una bella pulzella, dopo averlo preventivamente usato per grattarsi l'ano", "Giusto per essere un po' più chiari, il valore di questo disco è lo stesso di un lecca-lecca mezzo consumato e calpestato da un cavallo a passeggio in un prato dove, ogni due per tre, è inevitabile calpestare del letame"


DISTRIBUTORI, EDITORI, INSERZIONISTI, REDATTORI
Qualche anno fa uno dei maggiori distributori italiani chiuse improvvisamente senza pagare gli editori. Forse questo accentuò ulteriormente la crisi.
Ma chi è il distributore? È colui che fa in modo che le riviste (o i libri) stampati dall’editore arrivino nei punti vendita (edicole, librerie, autogrill, etc).
Gli inserzionisti invece mettono pubblicità nelle riviste (cioè acquistano spazio sulle pagine per campagne pubblicitarie) e ciò rappresenta un'entrata della rivista.
Il redattore ha il ruolo di coordinare la realizzazione di un prodotto editoriale coordinando le attività di tutti gli autori che intervengono nel processo di produzione. Ha la responsabilità di organizzare la struttura dei contenuti, costi, propone revisioni redazionali e suggerisce l'impostazione grafica al fine di realizzare il progetto editoriale così come concordato con l'editore e rendere un testo fruibile al pubblico di riferimento. Editori che hanno grosse testate e vendite possono ottenere dai tipografi prezzi più bassi. La casa editrice stampa la rivista (o il libro) e poi il distributore li conserva, movimenta o fa promozione. Quando un editore ha stampato una rivista, il suo primo cliente è l'edicola, che poi lo venderà ai lettori. E più copie ne prende, più si spera ne venda.
L’editore può andare fisicamente nelle diverse librerie (mandando qualcuno della casa editrice) a fare la promozione, cioè a raccontare questi titoli (soprattutto se si tratta di libri) in modo che ne prendano un sacco di copie. Oppure (più probabilmente) sarà il distributore che farà anche questi servizi, con dei promotori che vanno nelle varie librerie nel territorio a "spingere" i titoli pubblicati sperando che l'edicola compri. Il distributore infatti compra a prezzo molto scontato (dall'editore) le copie ma allo stesso tempo si fa pagare perché movimenta questi titoli ma anche perchè funge da magazzino. 
Con il guadagno di un libro un editore deve pagare gli editor, traduttori e redattori, i grafici (per le copertine delle riviste), e ovviamente uno stampatore che stampi fisicamente le copie che ha prodotto.
Dunque l'editore guadagna sicuramente meno del distributore.
E gli autori (soprattutto per quanto riguarda libri)? Anche quello è un costo che l’editore deve sostenere! Le royalties dell’autore variano a seconda della casa editrice, a seconda della fama dell’autore e di altri parametri (copie vendute). Generalmente la % aumenta all'aumentare delle copie vendute. Chi vende invece (edicola, librerie, etc), acquista il libro dall’editore o dal distributore con uno sconto che di solito si aggira intorno al 30%.  Questo sconto, rispetto al prezzo di copertina, è il margine del libraio. In definitiva, il distributore compra la rivista a prezzo molto scontato dall’editore e le rivende al libraio, che ugualmente lo compra scontato, ma con uno sconto ben più piccolo.
Il distributore non ha la preoccupazione per le sorti del prodotto che va a vendere, a differenza dell’editore e dell’autore. Il suo lavoro in fondo è di proporlo per conto degli editori e andarlo a recuperare dall'edicole (nel caso) quanto questi decidono di renderlo.


LA CRISI DELLE RIVISTE
Se anche i dischi hanno visto un netto calo di vendite perchè qualcuno dovrebbe comprare riviste che quei dischi li recensiscono? Oggi le recensioni puoi leggerle online velocemente (se proprio vuoi) o tramite streaming (Youtube, senza considerare i circuiti illegali) ascoltare in prima persona.
Negli anni 90 e soprattutto negli 80 l'unico modo per non spendere soldi inutilmente per dischi immondi era appunto leggere il parere (autorevole) di qualcuno. Un altro problema della carta stampata è anche il fatto che se circola una fake news (per usare un intercalare internettiano) e viene pubblicata sulla testata, per 1 mese quella notizia non potrà essere smentita sino alla pubblicazione del numero successivo (a differenza dei portali online che a distanza di 1 ora possono sbugiardare la news pubblicata). Inoltre una rivista non potrà mai bruciare sul tempo un portale online (per quanto riguarda scoop e grandi novità). A meno di re-inventarsi con novità ed idee innovative, comprare riviste oggi ha poca utilità, a parte romanticismo e nostalgia per i bei tempi andati.

giovedì 14 luglio 2016

La Rivalità Tra Thrashers e Glamsters (Anni 80)

Di tutti gli sviluppi tecnologici/commerciali degli anni '80, MTV fu forse il più influente.
Sotto certi versi, una delle cose peggiori che poteva accadere all' Heavy Metal: infatti MTV divise la scena musicale.
Essere Glam Rock o eclissarsi dagli schermi.
Alcuni delle più grandi band Rock e Metal dei 70 ed 80 cedettero al fascino dei capelli cotonati e del business: Def Leppard, Krokus, Scorpions, Whitesnake, Van Halen ed in parte anche gli Judas Priest.
Alle porte c'era una rivoluzione, una nuova generazione di ascoltatori: abbassarsi agli stereotipi della decade era l'unico modo per uscirne vivi.
La nuova generazione era meno interessata ai dischi e maggiormente ai videoclip quindi ai canali televisivi tipo MTV appunto.
L'Heavy Metal negli anni '80 sbarca in America e assume presto il volto della bella vita di Los Angeles: belle donne, bella vita, eccessi, divertimento e sesso sfrenato.
I Motley Crue diventano presto gli alfieri di questo lifestyle, che vanno ad incarnare in tutto e per tutto: il look stravagante tutto lustrini, colori sgargianti, zeppe e capelli cotonati.
La musica basata su un Rock grezzo sempre melodico e divertente, i folli testi da censura e l'incontenibile voglia di vivere, strafare.
Tra queste Cinderella, Ratt, Europe, Bon Jovi, Twisted Sister, Hanoi Rocks, Poison, se vogliamo Guns N'Roses, etc
Mentre la vecchia guardia Metal europea (per lo più britannica) abbandonava la loro integrità artistica aprendosi al redditizio mercato americano, un nuovo genere di band Metal iniziò a svilupparsi proprio in America.
Queste bande presero gli assoli e le ritmiche dalla NWOBHM brutalizzandone e velocizzandone il sound ed iniettarono dentro anche il Punk e l'Hardcore.
Questo nuovo suono e stile era una risposta alla crescita di MTV e quindi al Glam los angelino.
Non a tutti i fans americani, soprattutto della Baia (San Francisco e non solo), interessava vestirsi con colori sgargianti, capelli cotonati, parlando del godersi la vita: stava nascendo il Thrash Metal.
Il divario tra questi due stili musicali era enorme.
Thrash voleva dire, anzi vuol dire, suonare veloci ed aggressivi. Combattere il sistema.
Tape trading selvaggio e passaparola.
Glam invece è Rock, si, ma anche immagine. Quindi sesso, amore, droga e...sesso.
E TV.
Ad essere onesti, anche i Thrashers vivevano di stereotipi: capelli lunghi, jeans strappati, giacche di pelle, giubbotti.
Il Glam rispondeva con make-up, capelli lunghi, abbigliamento appariscente.
I Metallica, Megadeth e gli Slayer nacquero nella patria del Glam: Los Angeles.
Ma si trasferirono subito a San Francisco.
Con l'arrivo dei Thrasher a San Francisco e nella Bay Area, vennero proprio lì con tutta probabilità coniati i termini "Hair Metal" e "Poser Metal", divenne storica ad esempio la rivalità tra Metallica e Slayer da una parte e Motley Crue dall'altra.
L'astio tra Thrasher e Glamster toccò picchi notevoli.
Una volta Lars Ulrich dei Metallica gridò qualcosa di poco carino a Nikki Sixx a un concerto dei Crue.
Nikki lo sentì e scese dal palco ma Lars fuggì via e oggi racconta: "io sono alto poco più di 1.60 e mi divincolai tra la folla, Sixx con le sue zeppe di 15 centimetri non riusciva a starmi dietro".
Nel luglio 1982 i Metallica tennero un concerto con Hirax e Stryper.
Gli Stryper suonavano Glam Rock cristiano, erano vestiti con tuniche a striscie giallonere e dispensavano bibbie tra la folla: i 'tallica ridevano di loro senza esagerare più di tanto.
Tra i più esagitati invece Mustaine, che li odiava ed andava a deriderli!

Chuck Billy (Testament): "Negli anni 80, San Francisco era nota per le sue band Glam. 
Così, quando sempre più band estreme nacquero nella Bay Area, il nostro motto divenne "Kill The Posers".
Per noi, i posers erano i glamsters. 
Penso che tutte le nostre minacce servirono a far piazza pulita rendendo San Francisco la città Thrash Metal per eccellenza. 
Le bande Glam si trasferirono a Los Angeles, grazie a ciò la Bay Area era nostra"

Fu comunque Paul Baloff degli Exodus a coniare il motto "Kill The Posers.
I primi due esempi di Thrash Metal furono probabilmente "Kill'em All" dei Metallica e "Show No Mercy" degli Slayer.
Anche se il Thrash non era abbastanza commerciale per finire su radio o MTV, comunque trovò la sua strada verso il successo.
Fu in particolare con "Ride The Lightning" dei Metallica uscito nel 1984 che il genere cominciò ad abbracciare anche grandi case discografiche.
Le etichette ritennero che una band che riusciva a vendere 500.000 copie senza supporto radio commerciale fosse una band da tenere d'occhio.
Ma non esistevano solo i Metallica ma anche i Megadeth, Anthrax, Slayer, Testament, Dark Angel, Overkill, Forbidden, Heathen, Hirax, Blind Illusion, i già citati Exodus, Death Angel e molti altri.
Le prime quattro divennero i "Big Four".
Nel contempo band Glam dal talento zero vendevano milioni di dischi grazie al loro aspetto e ai loro video musicali in costante rotazione su MTV.
A metà degli anni '80, questo Rock commerciale, detto anche Hair/Glam Rock, stabilì le nuove coordinate del successo su TV e radio.
Nel 1986, il Glam era la forma più popolare di musica Rock al mondo: Motley Crue, Poison, Guns N'Roses in primis.
La scena Thrash era però pronta per una battaglia dalle proporzioni epiche.
Infatti in quest'anno usciranno vere e proprie gemme quali "Reign In Blood" degli Slayer, "Master Of Puppets" dei Metallica, "Darkness Descends" dei Dark Angel, "Possessed By Fire" degli Exumer, "Peace Sells" dei Megadeth, "Game Over" dei Nuclear Assault, "Beyond The Gates" dei Possessed, "Doomsday For The Deceiver" dei Flotsam & Jetsam, etc
Contemporaneamente il Thrash giunge anche in Europa: in Germania ma anche in Inghilterra ed Italia.
Che i tempi però fossero maturi per il grande cambiamento era nell'aria.
Ad esempio i Metallica che avevano sempre affermato di non voler produrre videoclip se ne uscirono nel 1988 con il singolo One che finì su MTV.
Per questo riceveranno un sacco di critiche dai fans dell'epoca ma questo è niente perchè di lì a poco il Thrash sarà colpito da un meteorite che spazzerà via tutto.
E pure lo stesso Glam non rimarrà illeso.


CHI HA UCCISO CHI?
Per ironia della sorte, finiti gli anni 80, sia il Glam che il Thrash andarono incontro una prematura fine.
Fu il Grunge ad "eclissarli".
Proprio la TV che aveva dato grande ribalta al Glam gli voltò le spalle: puntando sul Grunge quindi sulla scena di Seattle.
Ben presto i videoclip dei cotonati scomparvero dagli schermi e i fans voltarono loro la faccia.
Alcuni di questi gruppi tentarono di adattarsi al nuovo sound in voga, mentre altri rimasero ancorati alle loro radici senza ottenere alcun successo. 
Comunque diverse band sopravvissero nei metà anni 90, adottando sonorità più dure, ma mantenendo comunque i richiami al Pop e alla melodia.
Molte band Grunge che fecero strada grazie ad atteggiamenti anticonformisti, firmarono contratti con le più grandi case discografiche mentre al contrario, molte band Glam, ormai considerate "fuori moda" e snobbate da fans critici e major discografiche, si ritrovarono costrette a firmare con piccole etichette indipendenti. 
Come detto molte band non più supportate dalle proprie etichette si sciolsero, altre quali Motley Crue, L.A. Guns e Warrant virarono sull'Alternative con vendite pressocchè nulle.
E il Thrash come se la passava? Se il Glam stava piangendo, il Thrash non certo se la spassava.
Ok "Rust in Peace" (1990) dei Megadeth, "Seasons In The Abyss" (1990) degli Slayer, "Time Does Not Heal" (1991) dei Dark Angel, "Horrorscope" (1991) degli Overkill furono e rimangono dei capisaldi del genere.
Ma furono gli ultimi fuochi: da lì a poco, il Grunge inghiottirà anche la scena della Bay Area.
L'enorme impatto di band quali Nirvana, Soundgarden, Alice In Chains, Mudhoney, Pearl Jam venne fiutato come detto dalle major discografiche, che si disinteressarono anche del Thrash, mettendolo sempre più da parte. 
Del resto il business è business, per chiunque.
Per ovviare a questa problematica, molti gruppi di questa corrente decisero di adattarsi ai trend del periodo, ricorrendo a drastici cambiamenti musicali.
Nel 1991 i Metallica diedero alle stampe l'album omonimo, il loro lavoro di maggior fortuna commerciale, grazie a pezzi quali Enter Sandman, The Unforgiven e la ballad Nothing Else Matters.
Il produttore Bob Rock, già famoso per aver collaborato con Skid Row, Bon Jovi, Alice Cooper e Motley Crue, influì molto sull'orientamento stilistico di quest'album.
I Megadeth pubblicarono "Countdown To Extinction" (1992), album più orecchiabile rispetto ai precedenti che ebbe un ottimo riscontro ma non raggiunse i livelli del Black Album in termini di vendite.
Anche i Testament, con "The Ritual" (1992), optarono per una strategia simile.
Gli Anthrax al loro Thrash/Hardcore aggiunsero influenze Rap/Alternative udibili in "Sound Of White Noise" (1993).
In definitiva ci fu chi, come i Metallica e i Megadeth, si adeguò ai cambiamenti e chi sparì dalla scena musicale dell'epoca come ad esempio Exodus, Death Angel, Dark Angel.
Gli Slayer mantennero la loro direzione stilistica, anche se aggiunsero influenze Alternative un decennio dopo, riducendo la presenza degli assoli.
Il Grunge aveva posto fine ad entrambi i generi e alle loro diatribe, l'esempio più lampante ovviamente furono i Pantera che da band Glam degli anni 80 virarono sul Thrash/Groove negli anni 90.
Oltre al Grunge infatti, band dalle chiare influenze Thrash ma contaminate dal Groove e dall'Alternative si affacciarono sulla scena americana: stiamo parlando di Pantera, Machine Head, Fear Factory.
Ma questa è tutta un'altra storia.

mercoledì 6 luglio 2016

Quando Bob Dylan Strinse Il Patto Con Il Diavolo

Bob Dylan, uno dei più amati Rocker degli ultimi 50 anni, in un'intervista del 2004 spiegò senza troppi giri di parole cosa lo ha portato ad ottenere tanto successo. Un giornalista di CBS News chiese a Dylan come riuscisse, nonostante i suoi 63 anni, a proseguire i suoi faticosi tour in giro per il mondo.
Lui rispose: "Beh, ho fatto una specie di patto di ferro con lui, sai un sacco di tempo fa"

"E qual era il tuo patto?"
"Arrivare...dove sono adesso"

L'intervistatore non esita a chiedere spiegazioni e in particolare con chi avesse stretto questo patto.
La risposta del chitarrista fu diretta: "Con il capo, il comandante di questa terra e del mondo che non possiamo vedere". Nel corso della stessa intervista, il cantante americano ha anche confessato di aver scritto le sue più celebri canzoni in pochi minuti, «magicamente», senza conoscere la fonte segreta della sua ispirazione, e di non essere più in grado di comporre brani di successo. In un'altra intervista Dylan parla del suo desiderio di raggiungere il talento dei migliori bluesman del suo tempo. Suonava la chitarra e cantava in maniera mediocre. La storia dell'incredibile cambiamento di Dylan è raccontata da alcuni suoi frequentatori da ragazzi, quando lui che voleva diventare un cantante famoso, si esibiva senza alcun talento nelle ball room di periferia, senza una voce, senza saper suonare, senza talento. All'improvviso, un giorno, dopo un paio di mesi che non lo vedevano, ritornò e cantava con sicurezza, suonava la chitarra usando una buona tecnica (storia che somiglia molto a quella di Robert Johnson). Il patto sarebbe stato stretto nel 1960 quando si trasferì a Minneapolis. Ma ecco il racconto fatto da Tony Glover, un suo amico cantautore: "Suonò a una festa, sembrava un altro. Come in quella storia di "bluesmen" che a un crocevia incontrano il diavolo e assumono poteri magici. Come nelle canzoni di Robert Johnson e Tommy Johnson. Quando è tornato suonava Woody, Van Ronk, faceva il "fingerpicking" e suonava l'armonica, tutto in soli due mesi, non in un anno".

Bob Dylan: «Ero andato al crocevia e avevo fatto il grande patto, tutto in una sola notte. Quando tornai a Minneapolis si chiedevano: "Ma dove è stato"? "Sei stato al crocevia?"
Nelle comunità americane del Sud, la storia dell'incrocio dove poter vendere l'anima al diavolo era già diffusa da tempo. Questa tradizione risale al folklore africano: si credeva che il dio Esu fosse il guardiano dell'incrocio, il punto di contatto con gli dei, e che lì comunicasse le decisioni di questi ultimi agli umani. Quando i neri conobbero il cristianesimo, gli dei pagani divennero il diavolo.
Da qui la convinzione secondo cui all'incrocio, a mezzanotte, è possibile incontrare il demonio, stipulare un patto con lui e in cambio dell'anima ottenere successo. La fede religiosa di Dylan è sempre apparsa abbastanza incostante. Nato in una famiglia ebraica, negli anni 1964-1965, Dylan si immerse profondamente nell'uso di sostanze stupefacenti facendo propria la formula del poeta francese decadentista Charles Baudelaire per raggiungere l'immortalità: "Un poeta diventa un veggente attraverso un vasto e ampio meditato sconvolgimento di tutti i sensi". Diversi suoi brani inneggiano la droga, come Lay Down Your Weary Tune, Subterranean Homesick Blues e Mr.Tambourine Man. L'altro gruppo parallelo di Dylan, Ronnie Hawkins and the Hawks, era conosciuto per i suoi eccessi con droghe e prostitute.
Sul retro della cover dell'album Desire (1976) Dylan appare mentre fuma marijuana insieme a tre carte per la divinazione e ad un enorme Buddha. Di fianco alla statua è scritto: "Ho un fratello o due e un intero karma da bruciare. Iside e la Luna splendono su di me". In un'altra versione, sul retro della cover di questo album, è ancor più visibile il Tarocco dell'Imperatrice, il III degli Arcani Maggiori.
Secondo un'interpretazione assai diffusa nel mondo elitario dell'esoterismo, la donna che appare su questo Tarocco è associabile a diverse antiche divinità, tra cui anche Iside 7, la consorte del dio egizio Osiride (nonché sua sorella) e la madre di Horus, il cui Eone era atteso dal satanista Aleister Crowley. Guarda caso uno dei brani contenuti in questo LP è intitolato Isis, e il suo testo è ricco di allusioni a questa dea dell'antico Egitto. Dylan nel 1977 divorziò e nell'aprile del 1979, frequentò una classe di biblistica alla Vineyard School Of Discipleship a Reseda, nel sud della California. Il pastore Kenn Gulliksen disse: "Larry Myers e Paul Edmond andarono nella casa di Dylan e gli amministrarono i sacramenti. Lui "sì" e pregò quel giorno e ricevette il Signore". Nel 1980, Dylan pubblicò un album evangelico, Saved. Ma negli anni '80 si riavvicinò al giudaismo e poi al movimento ultra ortodosso Chabad Lubavitch partecipando a molti rituali ebraici. Comunque la religiosità di Dylan è sempre stata ambigua. Nel corso di un'intervista Dylan disse: "Chi dice che sono cristiano? Come Gandhi, io sono cristiano, sono ebreo, sono un musulmano, sono un indù. Sono un umanista"
Ma la religiosità di Bob Dylan, come abbiamo visto, non sembra essersi esaurita nel contesto del protestantesimo o del giudaismo. Ma ha abbracciato anche il Satanismo. Per farla breve, Dylan più volte ammise candidamente di avere venduto mediante un patto l'anima al diavolo in cambio della fama e del successo, e di essere in attesa che Satana venga a riscuotere ciò che ha pattuito con lui.

sabato 2 luglio 2016

La Storia Di Jerry Lee Lewis: Scandali Sessuali, Matrimoni ed Arresti

Soprannominato "The Killer" per il suo modo energico e sfrontato di suonare ed etichettato come adepto alla "musica del diavolo" (grazie anche alla fama che aleggiava su Robert Johnson), drogato, satanista, invasato, psicopatico, posseduto, demoniaco, sposato un innumerevole numero di volte e molte altre cose che non lo rendono di certo in lizza per un premio nobel per la pace.
Stiamo ovviamente parlando di Jerry Lee Lewis.
Siamo negli USA degli anni '50, all'interno di società falsa e dominata da moralismo religioso.
Ai tempi chi andava contro il sistema, veniva considerato un pericoloso rivoluzionario in grado di attaccare e corrompere i principi fondamentali su cui quella fragile società si basava.
Jerry Lee Lewis è stato uno dei primissimi esempi di rocker maledetti, di quelli che facevano rabbrividire i genitori se lo incontravano per strada con le figlie al braccio, che cambiavano stazione radio se lo ascoltavano per sbaglio, che inoltravano petizioni alle autorità contro di lui che erano principale argomento dei soliti perbenisti.
Nato nel 1935 in Louisiana, all'età di tre anni rimane l'unico erede maschio della famiglia dopo la morte del fratello maggiore, causata da un automobilista ubriaco.
Cominciò molto presto a suonare il piano e a interessarsi alla musica Blues che ai tempi non aveva una bella nomina.
Infatti era associata a locali polverosi con ballerine succinte, ad omofobia e al Diavolo ovviamente.
Senza contare la situazione relativa al razzismo puro.
Gli ascolti di Jerry ad ogni modo, ne determinarono uno stile particolarissimo, tra Rock, Folk, Blues e Boogie.
Il tutto portò la madre a cercare di riportarlo sulla retta via, iscrivendolo ad un istituto cristiano in Texas che avrebbe dovuto raddrizzarlo.
Neanche a dirlo...venne espulso.
La leggenda racconta che durante un culto, Jerry Lee ed un suo amico si esibirono in una scatenata versione Di My God is Real: il mattino dopo i due furono convocati dalla presidenza ed espulsi entrambi dalla scuola, nonostante Jerry Lee avesse provato a difendere il suo amico dicendo che: «non sapeva ciò che avevo intenzione di fare».
Anni dopo Pearry chiese a Jerry Lee: «Suoni ancora quella musica del demonio?» e Jerry rispose: «Si, certo. Ma sai che è strano, la stessa musica per cui sono stato espulso da scuola è lo stesso genere di musica che oggi suonano nelle loro chiese. La differenza è che io so di suonare per il diavolo e loro no».


LA MUSICA DEL DIAVOLO E LA VITA SPERICOLATA
Probabilmente fu anche il frequentare quei locali Blues, spesso veri bordelli dove il Blues la faceva da padrone a formarlo in un certo modo, mentre fu la perplessità di certi discografici nei confronti dello strumento suonato ad accendere in lui quel suo modo unico di violentare il piano.
La leggenda vuole che lui e Jimmy Swaggart, un suo cugino predicatore, da piccoli avessero sentito suonare un gruppo Rhythm & Blues dalla finestra di un locale.
Jimmy Swaggart disse "questa è la musica del diavolo! Dobbiamo andarcene!".
Ma Jerry era rimasto paralizzato, incapace di muoversi.
Poco tempo dopo, proprio lui, sarebbe diventato "il pianista del diavolo".
Nonostante la ferrea educazione religiosa che gli era stata impartita Jerry Lee Lewis sceglie una vita scandalosamente profana fatta di alcol, donne e droghe.
Tra problemi familiari, Jerry Lee Lewis arrivò già nel '54 ad incidere un primo disco (Crazy Arms è il suo singolo d'esordio), poi nel 1957 arriva Whole Lotta Shakin Goin'.
1 milione di copie vendute.
Breathless e Great Balls Of Fire non sono da meno.
I suoi testi erano continue provocazioni al senso morale e pubblico del pudore.
Durante le sue performance ignorava i costumi sociali lasciandosi andare a quell'energia ribelle che il Rock'N'Roll gli trasmetteva come nessun altro musicista bianco prima.
Era un bianco "nero" per il suo atteggiamento selvaggio ma soprattutto per il suo modo di suonare indemoniato.
Un Rocker, anzi un Bluesman, che suonava direttamente dall'inferno.
I suoi spettacoli dal vivo come detto accrescono notevolmente la sua fama.
Durante i concerti canta, urla, salta, suona in modo veramente percussivo, trasudando anarchia e sensualità, spesso conclude i concerti incendiando il pianoforte.
Il suo atteggiamento trasgressivo lo mette presto nel mirino dei moralisti.


SPOSATO PIU' VOLTE: BIGAMO E CUGINA MINORENNE
Ad ogni modo la carriera del rocker fino al '57 va avanti tra un successo e l'altro e la pubblicità involontaria che gli ostacoli posti sul suo cammino dai perbenisti gli procurano ne accrescono la fama, tutto questo fino al 1958.
Dopo essersi sposato una prima volta (a 14 anni con una 17enne, lasciata dopo 1 anno e mezzo perchè troppo vecchia), sposa anche Jane Mitcham senza attendere il divorzio dalla prima moglie (mancavano 23 giorni), diventando così bigamo (sposato contemporaneamente due volte).
Infine, si sposa in terze nozze con Myra Gale Brown, la quale, oltre ad essere una sua cugina di terzo grado, ha soltanto 13 anni (lei dirà di averne 15 ed aggiunse che in America è normale sposarsi con un cugino, purchè si trovi quello giusto).
Il matrimonio viene eseguito in gran segreto visto che aveva in corso ancora il divorzio dalla sua seconda moglie.
Il tutto non giovò molto né alla carriera del cantante, né alla sua casa discografica, con tour cancellati e frizioni notevoli col proprietario della Sun Records.
Non solo sposato già diverse volte ma anche con una 13enne e per di più in un rapporto incestuoso, essendo sua cugina.
Con queste premesse, due giorni dopo inizia il tour inglese per Jerry Lee Lewis.
Jerry Lee e sua moglie Myra scesero dall’aereo a braccetto e vennero subito assaliti dai giornalisti e fotografi di tutte le testate londinesi, ad eccezione del “Times”.
Fino ad allora la vita privata di Jerry Lee non era mai stata resa pubblica.
Immediatamente i giornalisti chiesero chi fosse quella ragazzina sorridente.
Oscar Davis cercò di distogliere l’attenzione dalla giovane Myra, ma quelli non demordevano.
“E’ mia moglie” disse Jerry Lee Lewis.
I Giornalisti vollero sapere l’età della ragazza.
“15 anni” disse Jerry.
I Giornalisti vollero sapere da quanto tempo erano sposati
“Ci siamo sposati 2 mesi fa e siamo molto felici” disse Jerry Lee.
Le prevendite del tour erano andate comunque bene, ma le sale dei successivi concerti sono semivuote.
Infatti il pubblico non sembrava gradire particolarmente la performance del Killer, più per le sue vicende extramusicali che per altri motivi.
I 25 minuti di show vengono accolti tra silenzio, qualche fischio e disapprovazione.
La data del 26 maggio al Tooting Granada di Londra sarà però quella del disastro conclamato e definitivo.
“Avete l’aria parecchio moscia” dice Jerry Lee Lewis rivolgendosi al pubblico.
E non contento aggiunge: “Io sono vivo e vegeto e spero che voi non siate morti come sembrate”.
Le altre 34 date previste in Inghilterra vengono annullate dalla società organizzatrice della tournée per evitare “danni irreparabili al mondo dello spettacolo britannico”.
Il giorno dopo il Killer e la moglie bambina tornano già a casa.


ALCOO, DROGA, ARRESTI, TENTATI OMICIDI ED ALTRI MATRIMONI
La carriera di Jerry Lee Lewis subì una pesantissima battuta d'arresto, relegandolo improvvisamente dalla TV e dalle grandi arene a locali di secondo, se non terzo, piano.
A fine anni 50 sino al 1961, egli riuscì ad incidere solo una cover di Ray Charles.
Come spesso accade in questi casi fu l'Europa, mercato da sempre musicalmente più colto rispetto a quello statunitense, a dargli una mano, tributando un grande successo a un suo album dal vivo del '64 e intitolato Live At The Star Club, registrato ad Amburgo con i Nashville Teens.
Il disco ha un grande successo ma gli USA continuano ad osteggiarlo pesantemente.
Nei 70 arrivarono inoltre una serie di colpi micidiali alla sua psiche e di conseguenza alla sua carriera: il divorzio da Myra prima e la morte del figlio di soli due anni (nel 1962) per annegamento poi.
L'altro figlio muore a 19 anni in un incidente stradale nel 1973.
Negli anni 70 Jerry Lee viene arrestato più volte per droga e ubriachezza.
Negli anni 80 prima del divorzio con la sua quarta moglie, perde anche la figlia Lori Lewis, morta anch'ella per annegamento.
Il ribelle del Rock sprofondò sempre più nella droga e nell'alcool, trascinandosi fino a sfiorare la morte nel 1981, passando per episodi oscuri come un incidente con una pistola da lui ritenuta scarica con cui quasi uccise il suo bassista nel '76.
Il tutto durante i festeggiamenti per il suo 41esimo compleanno.
Poco settimane dopo viene arrestato per un incidente presso l'abitazione di Elvis Presley.
Jerry Lee Lewis era stato invitato da Elvis, il quale però non aveva avvertito la sicurezza del suo arrivo.
Il litigio con la sicurezza che ne seguì, sfociò in un arresto dopo che Lewis dichiarò scherzosamente di essere lì per uccidere Elvis tirando fuori una pistola.
Il matrimonio più lungo è proprio quello con Myra: ben 13 anni.
La quinta moglie (sposata nel 1983) muore per un'overdose solo tre mesi dopo il matrimonio e lui viene definito come responsabile.
E’ uno dei primi musicisti ad essere inserito nel 1986 nella Rock And Roll Hall Of Fame e nell’ 89 viene girato un biopic su di lui.
Gli anni ’90 lo vedono meno proficuo sulla scena musicale ma nel 2006 torna con un album di duetti insieme alle più importanti personalità rock come Mick Jagger, Bruce Springsteen, Neil Young e così andrà per un secondo album parallelo uscito quattro anni dopo
Sesto matrimonio finisce invece nel 2004.
Nel 2012, come nel 1958 (quando sposò la già citata 13enne cugina Myra Gale), il nostro è andato a pescare ancora una volta in casa: sposandosi per la settima volta.
Questa volta si tratta di Judith Brown, ovvero l'ex moglie di Rusty Brown, fratello guarda caso della "scandalosa" Myra Gale.