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sabato 31 ottobre 2015

I Queen e Il Mistero Del Testo Di Bohemian Rhapsody

Il mondo della musica (e non solo) celebra i 40 anni di "Bohemian Rhapsody", una delle canzoni più belle e misteriose dei Queen e dell'intera storia della musica.
Il brano fu pubblicato il 31 ottobre del 1975 nel quarto album "A Night At The Opera", ma il significato resta ancora oggi un enigma.
Freddie Mercury scrisse testo e musica prendendo appunti su pezzi di carta, taccuini ed elenchi telefonici che solo lui avrebbe potuto rimettere insieme a mò di puzzle.
Oggi Bohemian Rhapsody ha venduto 6 milioni di copie ed è considerato uno dei capolavori della musica, se non il capolavoro per antonomasia nel suo riunire musica Rock e musica Classica.
Prima canzone dei Queen a entrare nella top-ten statunitense, canzone più bella di sempre secondo un sondaggio del Guinness World Record, primo brano a conquistare la vetta della classifica di vendita britannica per ben due volte: per nove settimane nel ’75 (anche questo un record, all’epoca) e per altre cinque nel ’91, dopo la morte di Freddie Mercury.
E pensare che, se fosse stato per la casa discografica Emi, Bohemian Rhapsody non sarebbe mai diventata un singolo: 5 minuti e 55 secondi senza ritornello non le sembravano sufficientemente radiofonici (6 minuti era una lunghezza esagerata).
Inoltre assoli Rock, canto a cappella, ballata, opera ed appunto mancanza di ritornello.
Cambiarono sei studi di registrazione e sovraregistrarono le voci un sacco di volte.
180 nastri di voci e 70 ore di parti d'opera.
A smentirli fu ovviamente il pubblico: i Queen passarono il brano a un dj di Capital Radio che lo trasmise ben 14 volte in un solo weekend e il lunedì successivo i negozi di dischi vennero inondati di richieste.


IL MISTERO SUL SIGNIFICATO DEL TESTO
La canzone è diventata un vero e proprio classico e, come tutti i classici, ha ispirato numerose teorie stravaganti.
In quarant’anni il testo della canzone è stato passato al setaccio da decine di esperti musicali e biografi della band ma è tutto vano: i Queen non hanno mai svelato il mistero di Bohemian Rhapsody e di prove definitive a sostegno di questa o quella interpretazione non ce ne sono.
Anche il videoclip (una dei primi a scopo promozionale) è diventato un cult nel genere, grazie all'ambientazione onirica e ad un linguaggio visivo inedito per l'epoca.
Diretto da Bruce Gowers, il video si apre con Freddie Mercury, Brian May, Roger Taylor e John Deacon che cantano a cappella immersi nel buio.
Un'immagine che rimanda alla copertina del loro secondo album Queen II e che viene citata altre volte nel corso del brano.
Pionieristici anche gli effetti speciali, tutti realizzati il fase di registrazione grazie a lenti e filtri.
Il chitarrista Brian May non ci pensa proprio a far luce sulla vicenda anche perché ritiene che l'intenzione di Freddie Mercury nel scrivere il testo, sia nato anche dalla voglia di lasciare un senso di irrisolto.
"Penso che il testo della canzone sia qualcosa che non vada analizzata e non perché voglia essere evasivo sull'argomento e penso che questo sia uno dei motivi per cui amiamo certe canzoni, riescono a darci dei sentimenti e delle sensazioni uniche anche quando rimangono misteriose. Io ho le mie idee e i miei sentimenti riguardo Bohemian Rhapsody ma odio parlarne ed in generale mi rifiuto di farlo".
Comunque secondo tutti nella band solo Mercury sapeva veramente come sarebbe venuta fuori una volta finita.
Ce l'aveva in mente da tanto tempo.
Freddie la scrisse completamente su un elenco del telefono e pezzi di fogli, assemblarla sarebbe stato impossibile per chiunque altro.
Era un puzzle di cui solo lui conosceva la soluzione.
May ci mise l'assolo, anche quello però scritto da Mercury.
In netto contrasto con il resto della registrazione la chitarra regale fu registrata senza sovraincisioni.
All'epoca la malattia(l'AIDS) che porterà alla morte Mercury era ancora lontana (morirà nel 1991), la presa di coscienza della propria sessualità, il rapporto con Mary Austin che finiva.
Easy come, easy go, will you let me go. Bismillah! No, we will not let you go.
Molte delle parole appaiono nel Corano.
'Bismillah' per esempio, significa letteralmente "In nome di Allah."
Scaramouch, Scaramouch, will you do the Fandango.
'Scaramouch' metaforicamente vuol dire codardo presuntuoso.
Beelzebub has a devil put aside for me, for me, for me. Uno dei tanti nomi del diavolo.
C'è Zanzibar, dove era nato, c'è il profeta Zarathustra e la religione dei genitori di Mercury profondamente coinvolti nello Zoroastrismo, parole arabe.
Mercury però non ha mai dato molte spiegazioni "penso che la gente dovrebbe solo ascoltare, pensare, e poi dargli il significato che vuole".
Galileo.
Quel 'Galileo' però è dedicato a Brian May, appassionato di astronomia che racconta: "Non credo sapremo mai quale sia il significato di Bohemian Rhapsody, ma anche se lo sapessi non lo direi".
Secondo Lesley-Ann Jones, la canzone è la sua dichiarazione di omosessualità.
Intervistato dall'autrice nel 1986, Mercury non lo ammise.
Disse che era un testo che parlava di relazioni, restò vago.
Tuttavia la religione della sua famiglia, lo zoroastrismo, non accetta l'omosessualità.
Secondo altri "Bohemian Rhapsody parla di un uomo che non vuole combattere una guerra.
Quarant'anni dopo, Freddie, i suoi misteri e la rapsodia sono ancora vivi.

lunedì 26 ottobre 2015

La Storia Degli Who e Le Follie Di Keith Moon: Alberghi Distrutti, Droga e Morte

Keith Moon nasce il 23 agosto 1947, primogenito di Kathleen e Alfred Moon, è stato il batterista che nel corso della sua vita ha distrutto più batterie rispetto a qualsiasi altro.
La band per cui passa alla storia sono ovviamente i The Who che vengono fondati nel 1962 da Peter Townshend, Roger Daltrey, John Entwistle a Londra e qualche anno dopo (1964) appunto Keith Moon.

"Io suono meglio del vostro batterista!" 

Con queste parole si presentò a Pete Townshend dopo un concerto, si mise alla batteria e la distrusse suonando. Gli Who raggiungono il successo nel 1965, con l'uscita dell'album My Generation, il cui omonimo brano lanciato da un videoclip ottiene un grande successo "spero di morire prima di diventare vecchio" (per Moon questo verso fu profetico). Idem il grande successo "The Kids Are Alright". Gli Who nel corso della loro carriera hanno piazzato 27 singoli nei primi 40 posti delle classifiche di vendita britanniche e statunitensi.
I singoli raggiungono grande ribalta grazie anche alle trasmissioni di alcune radio pirata di oltremanica come Radio Caroline, tra i quali vanno ricordati "I Can't Explain", "Happy Jack", "I'm a Boy", "Pictures Of Lily" (inerente la masturbazione) e "Substitute".
In A Quick One, pubblicato nel 1966, è possibile notare il progredire della ricerca musicale di Townshend verso la realizzazione di un'opera Rock a carattere teatrale (ascoltare il medley "A Quick One While He's Away"), che si concretizzerà poi in Tommy (1969) e in Quadrophenia (1973), nel cui film associato si fece notare un giovanissimo Sting. In "Tommy" possiamo ricordare "Pinball Wizard", "Dogs Part Two", "Go To The Mirror", "Sally Simpson", "I'm Free", "Tommy, Can You Hear Me?", "See Me, Feel Me". La critica si spezzò in due: chi aveva compreso la grandezza degli Who e chi considera questa Opera Rock una mera operazione commerciale.
Per la verità di commercialità ce n'era poca e i vari intermezzi ne resero l'ascolto più difficile rispetto al normale. L'album venne bandito da molte stazioni radio inglesi ed americane per via degli argomenti trattati: dalla droga alla pedofilia.
In "Quadrophenia" vennero scelti come singoli: "5.15", "Water", "Love, Reign o'er Me", "The Real Me" e " Doctor Jimmy". Vanno citate anche "I'm One", "Sea And Sand", "Bell Boy" e "Drowned".
Nel mezzo troviamo The Who Sell Out, uscito nel 1967, una sorte di omaggio alle radio pirata con tanto di stacchetti umoristici tra un pezzo all'altro, questo disco è ricordato per il singolo "I Can See For Miles", "Tattoo", "Armenia City In The Sky" e per "Rael".
Meritevole di grandi attenzioni anche Who's Next che trainato da "Baba O'Riley", "Behind Blue Eyes", "My Wife" e l'esplosiva "Won't Get Fooled Again" diviene il disco che ottiene più successo.
The Who By Numbers esce nel 1975 (ricordare il singolo "Squeeze Box" e "Dreaming From The Waist"), invece nel 1978 Who Are You (molto Radio Oriented grazie a "Sister Disco" o alla titletrack) fu l'ultimo disco con Keith Moon alla batteria che morirà di lì a poco per overdose. In ogni caso gli Who realizzarono altri due album con Jones come batterista, e precisamente Face Dances nel 1981 e It's Hard nel 1982. La perdita di Keith Moon fu comunque un duro colpo per la sezione ritmica del gruppo, idem a livello scenico. Gli album comunque ottennero un buon riscontro di vendite, anche perchè il sound era molto diverso dagli esordi e più Pop Oriented. Infine nel 2006, esce Endless Wire, oltre a Moon il disco è orfano anche di Entwistle (morto nel 2002 per eccessi dovuti all'abuso di cocaina). Disco dove gli Who, tra una citazione e l'altra al passato, diventano una parodia di loro stessi (senza offesa per nessuno).


KEITH MOON E GLI WHO: INCENDI, STRUMENTI ROTTI ED ALBERGHI DISTRUTTI
Il piccolo Keith dimostra un temperamento inquieto sin dai primi anni di scuola.
Un suo vecchio compagno di classe confessa: “A quei tempi non avrei mai pensato che un giorno sarebbe diventato famoso ma credevo piuttosto che prima o poi sarebbe finito in prigione, perché era sempre coinvolto in tutte le risse”.
I genitori lo iscrissero ad una banda, dove gli venne affidata la tromba; lo strumento non sembra il più adatto per il ragazzo, del tutto mancante della pazienza necessaria per esercitarsi.
I musicisti della banda non gradiscono particolarmente il ragazzo, così: “Mi diedero dei soldi per andarmene” “e fu lì che scoprii per la prima volta che grazie alla musica si poteva guadagnare del denaro!”.
La vita di Moon fu da sempre sregolata e segnata da momenti di grande soddisfazione ad altri di pesanti crisi dovuti a questioni familiari a quelli finanziari, un tenore di vita troppo alto rispetto alle sue possibilità, a quelli di salute con l'assunzione di droghe e grossi quantitativi di alcool.
Proprio dopo una grande ubriacata e dopo l'ennesima discussione con la moglie Mandy, Keith le puntò addosso una pistola carica, minacciandola. Dopo questa vicenda lei scappò via terrificata abbandonandolo definitivamente.

Sua moglie Kim lo ricorda cosi quando si erano appena sposati: "Quando mi innamorai di lui, Keith era dolcissimo e gentile, spiritoso ed affettuoso. Con il passare degli anni, e con il sorgere del problema della dipendenza dall’alcool, il marito ed il padre tenero divennero una persona violenta e gelosa. Quando Keith era sobrio, rivedevo in lui la persona di cui mi ero innamorata, ma quando beveva si trasformava in una sorta di mostro”

Oltre a distruggere i loro strumenti sul palco, Moon e gli Who divennero famosi per la poco invidiabile nomea di demolire le camere d'albergo in cui soggiornavano. Per ammazzare la noia, durante una tournée, Moon fece saltare in aria il bagno dell’albergo in cui soggiornava con un candelotto di dinamite. Pete Townshend entra nella suite di Keith Moon. Chiede al batterista se può usare il suo bagno. Keith gli dice ok, ma con un volto stranamente sorridente.
Townshend entra nel bagno, apparentemente sembra tutto in ordine, tranne un piccolo particolare: manca il water, al suo posto è rimasto solo un buco nel pavimento.
Pete Townshend rimase di sasso: "Gesù Cristo, cos’è successo qui?". 
"Oh niente, volevo solo provare le mie piccole bombe a mano. Sono fantastiche". 
"Fantastiche?".  "Si non distruggono tutto, ma solo quello che vuoi distruggere. Sono molto potenti. Mi sa che le userò tutte".  "Come tutte? Quante ne hai?".  "500"
In seguito, non contento, fece cadere dell’ascensore un materasso ad acqua bagnando tutta la hall.

"Moon avrebbe fatto qualsiasi cosa se sapeva che c'erano abbastanza persone intorno che non volevano che lo facesse"

In un’altra occasione, per celebrare il suo compleanno, dopo un concerto in cui naturalmente niente era rimasto integro, la band arrivò all’ Holiday Inn Hotel continuando a festeggiare e bere.
Questo fino a che Keith si avviò verso l’uscita, salì su una Cadillac parcheggiata fuori ed entro dentro l’Hotel gettandosi con la macchina dentro la piscina. Pare che l'Hotel abbia lasciato lì la macchina come una reliquia. Poi andarono via e sebbene fossero già in auto verso l’aeroporto, si ricordò di aver dimenticato qualcosa. Pretese di tornare in albergo, salì in camera e fece volare il televisore dalla finestra.

"Quasi me ne dimenticavo"

All’interno di un altro hotel Keith Moon stava ascoltando l’ultimo disco degli Who a tutto volume da uno stereo portatile. Il manager dell’hotel gli si avvicina e gli chiede più volte di spegnere quel «rumore», altrimenti avrebbe chiamato la polizia.
Keith Moon preme il tasto stop e offre un patto: "Se viene con me nella mia stanza, lo tengo spento, altrimenti riaccendo".  Il manager accetta, lo segue fino al nono piano.
Entra nella sua stanza dopo aver lasciato il ghetto blaster davanti alla porta, e chiede al manager di aspettare fuori. Uscirà dopo due minuti dalla porta, fa segno all’altro di stare zitto, e dopo pochi secondi si sente un’esplosione dall’interno della sua stanza.
Il fumo invade il corridoio nel nono piano.

"Vede questo è rumore. Questa invece è la musica degli Who", e riaccende lo stereo.

Si calcola che i danni fatte alle catene alberghiere ammonterebbero a 500mila dollari, l'Holiday Inn Hotel bandì in modo definitivo gli Who da tutte le loro catene alberghiere.
Durante uno show televisivo, per l’esecuzione di "My Generation" Moon prepara qualcosa di speciale, mette una carica di esplosivo sulla sua batteria. Alla fine della canzone, mentre gli altri distruggono le chitarre, lui dà un calcio alla batteria innescando l’esplosivo proprio vicino alla testa di Roger Daltrey. Risultato: i capelli del cantante prendono fuoco e Keith si becca alcune schegge della batteria sul braccio. Nel nel 1970 indossa l’uniforme nazista insieme al suo amico e artista Viv Stanshall. Dopo il servizio i due uscirono a bere senza essersi cambiati.
La reazione dei londinesi fu contrariata: ciò li spinse a fare di peggio, affittarono una Mercedes cabrio e si fecero un viaggetto nel quartiere ebraico di Londra. Altri suoi travestimenti furono quelli da suora e da papa.
Nel 1972 consuma due bottiglie di champagne e due bottiglie di brandy al giorno, spesso anche di più e comincia a miscelare questi due liquori nello stesso bicchiere. Dimostra anche uno dei più gravi segni di dipendenza dall’alcool, il bisogno di cominciare la giornata con un drink.
Nel 1973, dopo aver ingerito una grossa quantità di tranquillanti, collassa durante un concerto.
Trascinato sotto la doccia, gli infermieri lo rimettono in piedi ma tornato alla batteria collassa nuovamente finendo la serata in ospedale. Per terminare il concerto, gli altri membri chiedono per disperazione se tra il pubblico c’è qualcuno in grado di suonare la batteria.
Spinto fuori a forza dal pubblico e incoraggiato con un bicchiere di scotch, tale Scott Halpin ha la sua serata di popolarità assieme alla promessa di ricevere 1000 dollari e la giacca della band.
L'8 novembre 1974 a North Hollywod, ospite del programma Wide World della ABC, Moon si cimenta in un assolo di batteria di cinque minuti.
Ma quella che suona è una batteria molto particolare, visto che la grancassa contiene acqua e pesci rossi. Dopo l’assolo, dal pubblico qualcuno gli chiede che ne sarebbe stato dei pesci e lui risponde: "Anche i migliori batteristi hanno fame".
Nelle sue ville erano parcheggiate decine di automobili costose (anche se non aveva la patente di guida), ci sono giochi e intrattenimenti d’ogni genere, si trovano droghe ed alcolici in abbondanza ma non c’è una batteria. Quello che colpiva in Moon era il suo stile sicuramente innovativo ed originale per l'epoca, aveva una batteria composta da molti pezzi e fu tra i primi ad utilizzare la doppia cassa.
Era un batterista molto veloce preciso e trascinante.
Velocità e precisione che però calarono per forza di cose quando cominciò ad imbottirsi di droghe.
Per lui comunque la batteria andava suonata in compagnia: odiava studiare o suonare da solo.
I lunghi show di due ore e più, infatti, nei quali Keith brucia le tossine e suda abbondantemente (fino a perdere 3 kg per volta), sono per lui una vera e propria palestra, che gli consentono di sostenere il ritmo di vita devastante costituito da party notturni e infiniti drink.
L’ombra dell’alcolismo e dalla dipendenza dalle droghe minaccia sempre più la vita del ragazzo terribile. Nel 1975 è dipendente anche dalla cocaina.


L'OMICIDIO, LA PAZZIA, I TENTATIVI DI SUICIDIO E LA MORTE (1978)
Nella storia di ogni rock star maledetta, esiste sempre una scintilla/episodio in cui l’ingranaggio del successo si rivolta contro il protagonista determinando l’inizio di un lento declino verso il baratro della distruzione. Per Keith, questo avvenimento è rappresentato dalla tragica morte del suo autista ed assistente personale, avvenuta nel 1970, Neil Boland.
E’ lo stesso batterista, ubriaco fradicio, ad ucciderlo involontariamente investendolo maldestramente con la sua lussuosa Bentley nel tentativo di portarsi fuori da una cerchia di teppisti infuriati che lo inseguivano (dopo un litigio in un pub).
Keith, già provato dall’alcool e dalle droghe, entra in una fase di depressione e solitudine che resteranno sempre lontani dalla sua immagine pubblica, ma che saranno evidenti alle persone che gli staranno vicine fino alla sua scomparsa. Più volte tenta il suicidio (in più di un’occasione si taglia i polsi per attirare l’attenzione dei suoi amici); è notoriamente insicuro e afflitto dalla paura di restare solo. Inoltre è soggetto a scoppi di rabbia incontrollabile e a frequenti periodi di dissociazione.
Nel settembre del 1978 a pochi giorni dal suo rientro dagli USA dove si era recato per curarsi dalla dipendenza da sostanze psicotrope e dall'alcool, Keith partecipò alla prima del "Buddy Holly Story".
Quella sera con lui c'erano grandi personalità della musica quali Paul McCartney, Kenney Jones, David. Keith a metà della serata abbandonò il suo impegno insieme alla sua nuova fidanzata Annette Walter-Lax. Tornato a casa ebbe una discussione con Annette e sarebbero state le ultime parole pronunciate da Keith. Durante la notte si svegliò più volte per assumere i farmaci che gli erano stati prescritti contro l'alcoolismo: prese 32 pastiglie (già 6 sarebbero bastate per ucciderlo).
La mattina dopo la casa era spaventosamente silenziosa, Annette fu la prima ad accorgersi della morte di Keith, morte dovuta ad un overdose. Fu cremato al Golders Green Crematorium a Londra e per sua precisa volontà le sue ceneri furono sparse in un campo.
Zak Starkey ricorda così il suo eccezionale maestro: “Era assolutamente a corto di tecnica e suonava completamente ad orecchio. Non sapeva cosa fosse un paradiddle, ma quando era in forma lasciava tutti a bocca aperta. Normalmente devi prima conoscere le regole per poi poterle infrangere. Be, non credo che Keith abbia mai imparato le regole, ma continuava a farle a pezzi”.
Ricorda John Entwistle, bassista degli Who recentemente scomparso: "Keith non teneva il tempo particolarmente bene, dovetti spesso stabilire una media tra quel che suonava con la cassa e quello che faceva sul resto del kit per comprendere il suo tempo. Se si sentiva depresso le canzoni suonavano lente, se era eccitato le canzoni erano velocissime. Era eccezionale ma credo che lo sarebbe stato ancora di più se solo si fosse seduto dietro ai tamburi ed avesse dato più corda al suo talento. Ma lui non ha mai provato a chiedersi perché fosse così bravo. Era solo un batterista naturale".
39 anni dopo Keith Moon sembra non essere mai morto perchè il Comitato per i Giochi Olimpici lo invita all’inaugurazione di Londra 2012. A questa richiesta tra il comico e il macabro, risponde sarcastico il manager degli Who:

"Keith adesso risiede al crematorio di Gloders Green, dove è rimasto per gli ultimi 34 anni. Ma forse con un tavolo rotondo, qualche candela e qualche bicchiere, potreste riuscire a evocarlo attraverso una seduta spiritica"


9 SPETTATORI MORTI NEL CONCERTO DI CINCINNATI (1979)
Durante un concerto degli Who a Cincinnati, la sera del concerto, gli spettatori stavano aspettando fuori dall'arena impazientemente, visto che i posti all'interno non erano assegnati e che i primi arrivati si sarebbero presi i posti migliori.  La tensione salì quando le porte dell'arena non vennero aperte all'orario prestabilito e, a seguito del soundcheck della band, molti spettatori credettero che il concerto fosse già iniziato senza di loro. Finalmente, due delle porte d'entrata dell'arena vennero aperte e gli spettatori iniziarono a entrare. Gli spettatori che si trovavano di fronte alle porte ancora chiuse iniziarono a spingere per cercare di entrare. Altri suoni provenienti dall'interno fecero credere alla folla che il concerto fosse davvero iniziato. Nella mischia, 11 persone persero la vita per asfissia, mentre altre 26 furono ferite.  Ai membri degli Who non fu detto nulla di ciò che era successo fino alla fine del concerto poiché si temeva che, se lo show fosse saltato, le conseguenze sarebbero state molto più gravi.  Dopo 40 anni dalla tragedia, gli Who avrebbero dovuto esibirsi di nuovo a Cincinnati il 23 aprile 2020, per la prima volta da quel funesto 3 dicembre 1979. Come molti altri eventi, però, il concerto è stato rimandato a causa della pandemia da Coronavirus. 


LA MORTE DI JOHN ENTWISTLE (2002)
Il bassista Entwistle morì nel 2002 a 57 anni, per abuso di cocaina. Tra tutti gli Who era quello più tranquillo sul palco, visto che Moon sfondava le batterie, Townshend distruggeva le chitarre e Daltrey era assolutamente scatenato saltando quà e là. 
Umanamente considerato tra i migliori bassisti di tutti i tempi è ricordato anche per l'assolo di basso in "My Generation". Ai tempi 57enne, venne ritrovato morto in un letto d'albergo a Las Vegas accanto a una donna che aveva incontrato quella notte in un bar. Entwistle, che aveva una malattia coronarica, è stato trovato morto all'Hard Rock Hotel il 27 giugno, il giorno prima che la band iniziasse il tour.
All'inchiesta, tenuta vicino alla casa di Entwistle a Stow-on-the-Wold, Glos, è stato detto che era andato a letto con la donna alle 3 del mattino. Pare che lei lo abbia trovato morto alle 10 di mattina e freddo al tatto. La donna non è stata identificata durante l'udienza. Tuttavia, Alison Rowse, 32 anni, una spogliarellista, disse ai giornali che era con Entwistle la notte in cui è morto.
Entwistle, che si è sposato due volte, viveva con la sua ragazza, Lisa Pritchard-Johnson. 
All'inchiesta è stato detto che Entwistle, un fumatore, aveva probabilmente preso cocaina circa tre o quattro ore prima della sua morte. Secondo l'inchiesta, John aveva anche problemi di ipertensione ed arterie coronarie danneggiate provate da decenni di abuso di cocaina.


PETE TOWNSHEND: DROGA, ALCOL E PROBLEMI CON LA GIUSTIZIA
Il chitarrista e vocalist degli Who erano probabilmente i due membri della band inglese più scatenati sul palco. Come detto, Pete era solito distruggere le chitarre e saltare quà e là. Un po' come Daltrey del resto. Townshend ebbe anche problemi di alcool, LSD ed eroina. Iniziò con la marijuana ma smise a 22 anni e poi ebbe problemi di eroina dopo la morte di Moon nel 1979 e poi di abuso di alcool negli anni 80. Tra le altre cose, pare che fu proprio l’LSD e i sintomi che uscivano da questo abuso a fargli venire in mente l’idea di utilizzare ripetutamente gli effetti alla chitarra tramite i vari pedali. Inoltre come detto, prese l’abitudine di spaccare le chitarre sul palco come sintomo di ribellione. 
In passato girarono voci (mai confermate) anche di un presunto stupro ma in ogni caso problemi con la giustizia ne ha avuti, nel corso della sua carriera, come quando nel 2003 fu arrestato dopo che sul suo computer vennero trovate foto pedopornografiche. Fu rilasciato su cauzione. In passato rivelò di aver subito violenze sessuali quando era bambino, è impegnato nel sostengo di organizzazioni benefiche che aiutano i minori abusati: "Sostenere enti di beneficenza che si occupano delle conseguenze dell’abuso sessuale sui minori è una cosa che mi sta particolarmente a cuore".


ROGER DALTREY E LE GROUPIES
A differenza degli altr membri della band, Daltrey non ha mai avuto problemi di tossicodipendenza, in quanto a suo dire, essendo cantante gli avrebbero rovinato la voce. Tuttavia anche Daltrey è ricordato per alcuni episodi, tipo quando venne dato per per morto.  Il 30 maggio 1966, infatti, gli Who parteciparono in coppia con i Kinks al Festival Bill al Sincil Bank, stadio del Lincoln City FC.
Townshend quel giorno non era presente a causa di un incidente automobilistico avvenuto a Caenby Corner (appena fuori Lincoln) ed era stato sostituito da un roadie. L'11 giugno 1966 le radio europee annunciarono la morte di Roger Daltrey per errore. Un’informazione mal interpretata e presto smentita. Tutto a causa dell'incidente di Townshend. 
In un'altra occasione credette di aver ucciso Townshend durante la realizzazione di "Quadrophenia" a seguito di una rissa.

Daltrey: "I tecnici sapevano di cosa fossi capace, così si sono messi in mezzo e mi hanno trattenuto. Pete ha iniziato a urlare dicendo 'lasciatelo andare! Lo uccido quel piccolo stronzo'. E così gli altri mi hanno lasciato andare. Tutto ciò che ricordo è che lui mi lanciò contro una Les Paul. Mi passò accanto all’orecchio e per poco non scrisse la parola fine alla storia degli Who. Dopo aver schivato l’ennesimo gancio, risposi con un montante sulla mascella. Pete rimbalzò indietro come se fosse stato fulminato. Poi cadde a terra, battendo la testa sul palco. In quel momento pensai di averlo ucciso"
Nonostante il cantante non abbia mai fatto uso di droghe pesanti, superati i 50 anni, Daltrey ha scoperto di essere padre di tre figli illegittimi, oltre agli altri cinque che ha. Questi sono nati nel periodo tra il divorzio con la prima moglie, Jackie Rickman, nel 1968 e il matrimonio con la seconda moglie, la modella Heather Taylor, conosciuta come la Foxy Lady di Jimi Hendrix, nel 1971.
Tuttavia la loro presenza è rimasta nascosta per anni, fino alla scoperta di Daltrey, che sembra abbia ricevuto per il suo compleanno la foto di una giovane ragazza che dichiarava di essere sua figlia.

domenica 25 ottobre 2015

Classifica Band Metal/Rock Più Rumorose: Decibel

L'importante è esagerare.
Esasperazione e trasgressione.
Trasgredire ogni regola del suono per essere duri come martelli: batterie che sparano colpi di cannone, chitarre dalle quali fuoriescono scariche elettriche.
In principio furono i Led Zeppelin di Whole Lotta Love ed Heartbreaker ad essere etichettati come la band più rumorosa del pianeta.
Poi toccò agli Who, sino ad arrivare a Motorhead e Manowar.
I Manowar giunser nel 1984 e nel 1994 a quota 129.5 dB ma il record dei Motorhead viene battuto nel 2008 (durante il soundcheck del Magic Circle Festival), arrivando a 139 dB.
A livello Rock/Metal, visti i soggetti, un record così "tamarro" non poteva che appartenere a Joey DeMaio e soci.
Apro una piccola parentesi: generalmente già superare i 90 dB può essere pericoloso, a livello di udito.
Per rendere un'idea il decollo di un aereo è 125 dB, invece un colpo di pistola o un auto di F1 140 dB.
Un razzo appena sparato 180 dB.
I danni all'udito possono essere permanenti sui 125 dB


CRONOSTORIA DECIBEL: BAND PIU' RUMOROSE
1969=Led Zeppelin (Honolulu, Hawaii) 130 dB (durante Heartbreaker)
1972=Deep Purple (London Rainbow Theatre) 117 dB (3 fan persero conoscenza)
1976=The Who (The Valley) 126 dB
1980=AC/DC (Back In Black Tour) poco meno di 130 dB
1984=Manowar 129.5 dB
1986=Motorhead (Cleveland Variety Theatre) 130 dB (pare che l'impianto subì diversi danni)
2008=Manowar (Magic Circle Fest) 139 dB
2009=Kiss (Ottawa) 136 dB

domenica 11 ottobre 2015

La Storia Dei Type O Negative e La Morte Di Peter Steele

Dopo gli Aggression e i Carnivore, Peter Steele nel 1987 fonda i Type O Negative con Sal Abruscato, Kenny Hickey e Josh Silver.
In quel inferno sonoro e depresso, il complesso ha scolpito alcune delle pagine più drammatiche ed allucinanti della storia del Rock e del Metal.
I Type O Negative, in breve tempo, diventano profeti del vuoto assoluto.
Steele sprofonda in continue crisi esistenziali.
Spesso parla di suicidio, ma non tutti sembrano prenderlo sul serio: in un certo senso si burla del mondo ma probabilmente fragile lo era per davvero.


I DISCHI
Firmato un contratto con la Roadrunner, il quartetto registra in poco tempo il suo debutto: Slow, Deep And Hard.
L'album uscito nel 1991 sovrasta per drammaticità ed efferatezza qualsiasi altra cosa pubblicata in quel periodo.
Non solo: negli annali del Metal, sarà ricordato come una delle pagine più nere e deliranti di sempre.
Il sound è funereo, a tratti quasi irreale; un sound che è, al tempo stesso, anche volutamente sperimentale.
Tutti questi fattori, uniti allo humour nero del leader, ne fanno, senza ombra di dubbio, il più creativo album di sempre, in ambito Metal e non solo.
Il lavoro di Silver alle tastiere e il basso di Steele, la fanno da padrone.
La voce di Steele suona disgustata al ricordo di un amore tormentato e infelice, ad esempio "I Know You're Fucking Someone Else" viaggia lungo le coordinate di una melodia tastieristica fortemente "progressiva". "Glass Walls Of Limbo (Dance Mix)", è uno strumentale atrocemente gotico, con cori di fantasmi e flagellazioni di peccatori; sullo sfondo, l'ultima eredità della civiltà umana: un'eco terribile e straziante di dolore eterno.
La volata minacciosa di "Socioparasite" innesca "Waste Of Life", che si riallaccia alla parte iniziale, prima di lanciare un'altra scorribanda tra le strade di New York, con Steele letteralmente su di giri, la chitarra impazzita e le tastiere perfettamente a loro agio nel puntellare la cadenza con tocchi subliminali e asciutti.
Solo un senso tragico dell'esistenza poteva spingere questo personaggio tanto scomodo quanto provocatore a dichiarare: "Qualunque cosa fai, muori.".
E ancora: "Odio tutte le razze in modo equo, perché è con l'umanità nel suo insieme che ce l'ho".
Un organo solenne, crea un maestoso effetto di suspence, preludio alla descrizione effettiva dell'omicidio in "Kill You Tonight", una travolgente cavalcata infestata da tastiere rutilanti e cori goliardici.
Ultimo brano di questa apoteosi dell'odio è "Gravitational Constant: G="6.67x10-8cm3gm-1sec-2"" , subito catapultato in un rituale Thrash dalle forti ascendenze melodiche, con Steele che declama l'inspiegabilità dell'esistenza ("Unjustifiable Existence").
Alla fine di questo viaggio maledetto tra i labirinti della psiche umana non può esserci, secondo Steele, nient'altro che il suicidio, l'unica vera espressione totale dell'individuo (".suicide is self expression.").
Su queste parole, si innalza un coro epico, conferendo al tutto un valore sacrale.
Come era prevedibile, non appena pubblicato, Slow, Deep And Hard scatena critiche furibonde.
Da più parti giungono accuse di sessismo, misoginia e, addirittura, di nazi-fascismo.
Ma a nessuno viene in mente che, molto probabilmente, Steele si sta facendo beffe di tutti, anche di se stesso.
Ad ogni modo, queste accuse, pur lasciando il tempo che trovano, non permettono alla band di avere un consistente riscontro di pubblico.
Nel 1993 ecco arrivare Bloody Kisses, in cui la componente gotica, diventata dominante.
"Christian Woman", è accompagnato da un tappeto di tastiere gotiche, "Black No.1", altro grande loro successo, continua ad assemblare accelerazioni e lande desolate, "Kill All The White People" è più Hardcore.
Un organo maestoso dà il via alla title-track, vicinissima al clima apocalittico di Slow, Deep And Hard. L'incedere lento e sofferto è perfetto per la voce tenebrosa di uno Steele raramente così convincente.
"Blood & Fire" si fregia di un'atmosfera minacciosamente sensuale, oltre che di un magistrale lavoro di Hickey alla chitarra.
Particolari invece "Machine Screw" (orgasmo femminile e stridori metallici), "Fay Wray Come Out And Play" (recitato horror di Steele, tamboura, urla e un gelido scrosciare di pioggia), "3.O.I.F." (voci e spazi dilatati nel vuoto).
In chiusura, invece, giunge la lenta vertigine psichedelica di "Can't Lose You", nella quale fa capolino anche il sitar di Paul Bento.
October Rust (1996), accantona totalmente gli psicodrammi post-nucleari degli esordi, "rallentando" il ritmo dei brani.
Ma da un punto di vista prettamente artistico, l'opera, pur avendo dei momenti davvero eccezionali, non riesce nemmeno lontanamente a raggiungere gli abissi dell'esordio.
"Love You To Death", "Die With Me" (che inizia con una vena acustica, per poi diventare man mano sempre più progressiva), "In Praise Of Bacchus" (ipnotica e sontuosa) forse sono le più belle dell'intero disco.
Segue World Coming Down, uscito nel 1999.
Si tratta di un'opera dove la componente "negativa" o se preferite depressiva ha raggiunto dei livelli preoccupanti.
I brani si susseguono in un'atmosfera rassegnata e desolata per atmosfere agghiaccianti.
La musica, in generale, è più atmosferica e meno Heavy(anche se i riff rimangono belli pesanti e molto Sabbath).
Steele, dopo alcuni problemi di droga e gravi lutti in famiglia, si ritrova a meditare, con le sue liriche, sulla situazione del mondo alla fine del millennio.
Di riflesso, anche il mondo del discusso frontman sta crollando: non ci sono più illusioni all'orizzonte.
Non c'è più nulla.
L'ironia lascia il posto a una cupa e rassegnata visione dell'esistenza.
Tanto cupa che, forse, anche il suicidio ha perso la sua forza ribelle.
E la musica, con la sua lentezza esasperata non fa altro che riflettere questo stato di cose.
Tra i brani, vanno segnalati "White Slavery" (un pezzo autodistruttivo, con solenni scenografie tastieristiche); "Everyone I Love Is Dead", "Who Will Save The Sane", "Creepy Green Light" (introdotta dal basso cupo di Steele e divisa in due parti da un break di organo), "Everything Dies" (con un riff molto pesante a preparare il terreno per una melodia tristissima, sostenuta dal lavoro di pianoforte di Silver e dalla voce calda e profonda di Steele).
World Coming Down comunque è un flop su tutta la linea.
Dopo 4 anni, esce Life Is Killing Me, che non fa altro che continuare lungo la strada del progressivo annullamento di quella brutalità selvaggia che contraddistinse i loro esordi, a favore di una sempre maggiore attenzione alla costruzione delle melodie, al lavoro certosino sui suoni e sugli arrangiamenti.
Il formato delle canzoni resta più o meno sempre lo stesso: brani lunghi e distesi su progressioni eleganti, ma anche molto poco incisive.
Insomma, la forza del gruppo si sente nel pieno delle sue potenzialità in un brano come l’irresistibile, micidiale "I Don’t Wanna Be Me", che termina addirittura con inserti Ambient.
C’è però ancora la capacità di azzeccare un capolavoro come "Anesthesia" misto di Gothic ed Horror.
Segue Dead Again (2007) che non si discosta poi di molto dagli anni recenti: tra atmosfere Heavy, Gotiche e spruzzate di Psichedelia qua e la.
Un finale degno per un personaggio molto controverso.


PETER STEELE: DROGA, TENTATIVI DI SUICIDIO, CARCERE, MANICOMIO E MORTE
Steele nasce a Brooklyn nel 1962, morirà nel 2010, a 48 anni.
Steele era un uomo debole, la cui fragilità era sotto gli occhi di tutti, probabilmente molto diverso da colui che per anni si era preso gioco del mondo intero affermando di odiare tutti, o della necessità di uccidere tutti gli uomini sulla terra.
L’aura strafottente e noncurante che circondava la band piano piano, con il passare degli anni, andava perduta.
Steele era un gran bevitore di vino rosso e nel corso della sua carriera aveva avuto anche problemi di droga (cocaina in primis).
Beveva vino rosso sul palco ed altri alcolici prima di salire sopra.
Da segnalare che nel 1995 posò nudo sulla rivista "Playgirl", in seguito si pentirà di questa decisione.
Ad ogni modo durante World Coming Down (1999) morì la madre dopo una lunga malattia ed è allora che Steele molla definitivamente il colpo.
Tuttavia la vita di Steele in questi anni stava andando a rotoli tra lutti(padre e madre come detto) e problemi amorosi.
Life Is Killing Me segna la fine del contratto con Roadrunner e terminato il tour l’uomo si chiude in casa e concentra tutte le energie sul bere e drogarsi.
Diversi furono i tentativi di suicidio, sino al 2005 quando saltarono fuori pettegolezzi non confermati che parlavano della morte di Peter Steele dopo che la band inserì sul sito un'immagine di una lapide che portava il suo nome e le date 1962-2005.
Il sito rimosse l'immagine nell'ottobre del 2005.
In quell'anno appunto sparì nel nulla, come si saprà in seguito venne arrestato per aver massacrato di botte un tizio che ci aveva provato con la sua ragazza.
Steele finì in carcere per sei mesi e poi, appena uscito, in un manicomio.
E' anche in questo periodo che finisce in centri di riabilitazione e confessa di aver abusato di alcool e di cocaina sin dall'età di 38 anni.
Steele ricompare in pubblico nel 2007 in occasione della promozione di Dead Again, rilasciando una serie di interviste in cui rivela molti dettagli della sua detenzione e apostrofa come “drug addicts” tutti i membri rimasti in vita della sua famiglia.
La prigionia e il trattamento sanitario hanno lasciato segni evidenti e irreparabili: appesantito, con lo sguardo perso nel vuoto, diverso.
Riesuma anche la sua vecchia band, i Carnivore ma ormai è un'altra persona: ormai andato.
Sino all'ultima battaglia, persa, il 14 Aprile 2010 quando Steele verrà trovato morto.
Il referto ufficiale riporta arresto cardiaco, ma la vita privata di Steele, i suoi precedenti tentativi di suicidio, il fatto che soffrisse di depressione e soprattutto un'analisi dei testi delle sue canzoni, possono far presupporre che dietro la notizia dell'infarto la famiglia abbia voluto celare il suicidio del musicista.
Ad esempio in "World Coming Down" del 1999 Steele canta "It's better to burn, quickly and bright Than slowly and dull without a fight" (È meglio bruciare veloce e al top, che in modo lento e miserabile, senza combattere) e questa frase è molto simile a quella lasciata da Kurt Cobain il giorno che si sparò.
In realtà, come abbiamo visto in precedenza, sono tanti i testi intrisi di pessimismo ed humor nerissimo.
Il decesso di Peter Steele ha decretato lo scioglimento dei Type O Negative e i restanti membri dei Type O Negative non hanno avuto alcuna intenzione di sostituirlo.